Foto di Simone Incicco, Simone Caffarini e Alberto Cicchini
Omelia trascritta da Janet Chiappini e Simone Incicco
DIOCESI – Riviviamo attraverso le immagini l’ingresso nella nostra Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto del nostro Vescovo Carlo Bresciani avvenuto 8 anni fa, il 19 gennaio 2014.
Pubblichiamo di seguito la prima omelia pronunciata in Diocesi del nostro Vescovo Bresciani:
“Carissimi fedeli della Diocesi Truentina vengo a voi nel nome del Signore.
Ho bussato e mi avete aperto con sorprendente cordialità, grazie nel Signore.
Iniziamo insieme oggi un nuovo tratto del cammino della nostra Chiesa.
Evidentemente il suo cammino non inizia oggi, ha alle spalle, come ricordato poc’anzi da Mons. Gestori, una tradizione di fede e di santità che risale ai primissimi secoli della Cristianità.
Inizio con voi questo tratto di cammino che segue immediatamente il Sinodo Diocesano e mi inserisco con trepidazione in questa lunga tradizione di fede e di santità vissuta nella semplicità e nella concretezza della gente, del nostro mare, delle nostre campagne e delle nostre montagne.
Un prezioso tesoro di fede ci è arrivato, dobbiamo custodirlo e senza improprie nostalgie del passato dobbiamo renderlo fonte di vita per il nostro oggi.
Per noi, innanzitutto, per i nostri ragazzi, i nostri giovani e per coloro che verranno dopo di noi.
Che cosa può fare un Vescovo in questa direzione? Da solo molto poco.
Ma se lo faremo insieme, con voi cari sacerdoti miei primi collaboratori, con voi cari fedeli che gremite questa chiesa e con tutti i fedeli della Chiesa di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto e anche con voi autorità qui presenti, allora il poco di ciascuno diventa il molto di tutti.
A voi autorità che qui rappresentate la società civile, politica, militare, culturale ed economica va il mio cordiale saluto. Grazie della vostra presenza e dell’omaggio che attraverso me rendete alla Chiesa Truentina tutta.
A mia volta rendo omaggio a voi e alle realtà istituzionali che rappresentate; esse sono fondamentali per il retto ordine della società civile e per il bene comune da cui anche la Chiesa trae beneficio per svolgere al meglio la sua missione di annunciare il Vangelo che è Gesù Cristo.
Il dono della fede che ci è dato deve ispirare anche le nostre relazioni civili e animare la ricerca di coloro che vivono accanto a noi nei nostri paesi, nelle nostre città, nella nostra nazione e, più in grande, nel nostro mondo.
Nel rispetto dei reciproci ruoli non possiamo che cercare di collaborare per il bene di tutti. Che il Signore vi ispiri nel vostro prezioso servizio e vi benedica.
Cari fedeli la parola di Dio che oggi la liturgia ci offre ci guidi in questo momento che vuole essere di preghiera e di lode a Dio, è a Lui che deve andare la nostra lode, è lui che dobbiamo insieme interrogare per il cammino della nostra Chiesa diocesana, quel cammino che essa ha davanti a se.
Oggi attraverso la Sua Parola che è stata or ora proclamata Egli ci da qualche riflessione per il cammino che ci sta davanti, noi vogliamo farne tesoro cogliendone alcuni spunti.
La prima Lettura tratta dal Libro del Profeta Isaia ci consegna quello che deve rimanere sempre il compito della Chiesa. Isaia riporta queste parole “È troppo poco che tu sia mio servo per ricondurre i superstiti di Israele io ti renderò luce delle nazioni perché tu porti la mia salvezza fino all’estremità della terra”. Io ti renderò luce delle nazioni. È l’opera di Dio che sta al centro.
La chiesa è chiamata ad essere luce delle nazioni, che significa? La fede non è una realtà da vivere solo nel segreto della propria intimità. Non basta essere servi nel privato della nostra vita.
Essere Chiesa è fare unità vuol dire vivere una vita di comunione nella fede che diventi modello di carità per il mondo.
Questo a partire dalle nostre famiglie e dall’educazione cristiana che in essa viene impartita ai figli. Siamo chiamati a costruire la nostra Chiesa diocesana in modo che essa appaia Corpo di Cristo presente nel mondo di oggi.
Da soli siamo piccole fiamme che rischiano di spegnersi al primo alito di vento.
Insieme formiamo una grande fiamma che riscalda illumina e che non facilmente si lascia spegnere, neppure da venti contrari che, purtroppo, non mancano mai. La fiamma della fede che Gesù ci ha donato nel battesimo deve essere sempre di nuovo alimentata. Se non ci mettiamo l’olio della parola di Dio, dei sacramenti e della carità vissuta nelle relazioni tra noi, può spegnersi.
È molto bello pensare che Gesù rende la Chiesa luce delle nazioni, strumento di salvezza per l’umanità, ma ci riusciremo solo se sapremo costruire insieme una Chiesa che sia comunione nella carità. E’ una meta entusiasmante, siamo consapevoli che si tratta di un compito molto impegnativo per ciascuno di noi.
Tuttavia, non ci spaventiamo, lasciamo che il Signore agisca in noi e ci illumini sulle strade da percorrere.
Nella seconda lettura Paolo si rivolge ai fedeli e dice loro che sono chiamati ad essere Santi insieme a quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro.
Ci viene qui ricordata la grandezza della nostra chiamata, che è dono di Dio, ed è la chiamata alla santità. Ma ci viene anche detto, di nuovo, che dobbiamo esserlo insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore. Perché la Chiesa sia luce è necessario che cresca insieme in questa santità che è vivere fino in fondo il Vangelo.
Noi siamo santificati per i sacramenti che Gesù attraverso la Chiesa ci dona in primo luogo il battesimo che ci hanno fatto in chiesa. Aiutiamoci a crescere nella santità. Non siamo soli, ci sentiamo vicini tutti quelli che invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo. Anche se sparsi nel mondo in Gesù siamo tutti vicini e in comunione tra noi. Il nostro cammino di Chiesa non potrà che essere in comunione con tutta la Chiesa Cattolica in attesa di una comunione piena con gli altri nostri fratelli delle chiese. Si tratta qui della grande comunione dei Santi di coloro, cioè, che condividono le cose Sante quelle che ci sono consegnate da Dio.
Insieme cibandoci del sangue camminiamo verso l’incontro finale con il Signore.
Mi piace in questo momento sentire che ci sono vicini tutti i Santi della nostra Chiesa Diocesana.
Sono certo che essi condividono con noi questo momento di preghiera e di lode a Dio. Lasciamoci consolare da questa comunione che raggiunge i santi del paradiso e invochiamo la loro intercessione per la fruttuosità del nostro cammino di chiesa.
Il Vangelo ci indica una concreta strada da percorrere per attuare tutto questo: seguire l’esempio di Giovanni Battista, il quale indica ai suoi discepoli Gesù l’agnello di Dio. La strada che ci indica consiste nel rendere testimonianza a Gesù con la vita e se necessario anche con la parola come ebbe a dire Papa Francesco.
Giovanni Battista sa rinunciare a tutto, poi i discepoli, per rendere testimonianza a Gesù e preparargli la strada. Il grande e venerabile Papa Paolo VI, permettetemi di citare un mio amato concittadino bresciano, diceva che “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che maestri, e se ascolta i maestri, li ascolta perché sono testimoni”.
Il mondo non sente il bisogno di chiacchiere, ce ne sono troppe; ma sente il bisogno di persone coerenti che vivono fino in fondo la loro fede e che in tal modo mostrano la bellezza della vita secondo Dio.
Il mondo ha bisogno di per sé chi non mette Dio narcisisticamente al centro se stesso, che non diventano dominatrici, manipolatrici degli altrima che indichino con la vita il vero maestro, Gesù.
Giovanni Battista con l’austertà della sua vita ha fatto esattamente questo, e tra i nati di donna nessuno è più grande di lui.
Compirò il mio ministero tra voi, compiremo insieme la vocazione a cui Dio ci chiama, e come con Giovanni Battista e con la grazia di Dio, riusciremo a dirci l’un altro e adire al mondo “E’ Lui che devi seguire”.
Ecco quindi le indicazioni che la Parola di Dio di oggi ci da: crescere insieme nella santità e nella comunione, rendendo testimonianza a Gesù con una vita conforme al Vangelo e alla Parola per essere luce delle nazioni e far giungere la salvezza fino all’estremità della terra. Questo il nostro compito impegnativo entusiasmante, un cammino di Chiesa. Carissimi, abbiamo da Dio una missione molto grande e molto bella nei confronti della quale ci sentiamo piccoli fragili dotati di poche risorse umane, ma abbiamo Gesù che agisce in noi e con noi.
Uniti a Lui possiamo aiutarci e sostenerci l’un l’altro nelle fatiche e nelle nostre povertà.
Viviamo fino in fondo il nostro essere Chiesa, comunità del Risorto che è vivo ed è presente in mezzo a noi mezzo a noi. Non perdiamoci d’animo.
Fondiamo la nostra speranza in Lui e non cessiamo mai di ringraziarlo per il dono della Parola, dei sacramenti, della Chiesa nella quale e attraverso la quale ci è dato qualcosa di importante nella nostra vita, ci è dato il tesoro che non possiamo permetterci di perdere: la nostra fede in Lui.
Che la Madonna di Loreto patrona della nostra Diocesi ci accompagni, intercedendo da Dio l’aiuto di cui abbiamo bisogno”.
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