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Intervista a Enrico Piasini, nuovo Dirigente dell’Istituto Capriotti: “Il corpo docenti è di grande qualità”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nominato da poco Dirigente dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Augusto Capriotti” di San Benedetto del Tronto, che sfiora i mille studenti, conosciamo meglio l’Ing.Enrico Piasini.

 

Ci racconti un po’ di lei. Il suo accento la tradisce: lei viene da lontano …
“Sì, certo: dal mio accento si evince che non sono un indigeno! Vengo dalla provincia di Sondrio. Ho conseguito la Laurea in Ingegneria Informatica presso il Politecnico di Milano. Per ben quindici anni ho insegnato alcune discipline tecniche, come Informatica e Matematica, all’Itis di Sondrio. Poi ho sostenuto un concorso e sono divenuto Preside di un istituto in Lombardia per un triennio e poi sono stato trasferito nelle Marche a dirigere per un altro triennio l’Istituto Comprensivo di Spinetoli. Questo è quindi il primo anno da Dirigente dell’Istituto Capriotti e sono molto felice di essere tornato in quello che, per me, è il mio habitat naturale. Oltre ad essere un ingegnere, infatti, possiedo anche un diploma tecnico: sono un ragioniere programmatore e per tale ragione ho desiderato ed ottenuto di guidare un Istituto tecnico.”

Quali progetti ha in cantiere per il nuovo istituto che dirige?
“Sono davvero contento perché sono venuto in un istituto prestigioso, di grandi dimensioni, con oltre 900 alunni distribuiti in 43 classi. Il corpo docenti è di grande qualità. Il mio primo intento è quello di valorizzare ciò che già è prestigioso. Poi vorrei innovare e rinnovare tutta la parte tecnologica dell’istituto. Non a caso abbiamo appena partecipato ad un bando Pon di fondi europei e ce lo siamo aggiudicato. Avremo pertanto la possibilità di acquistare le digital board, ovvero i monitor interattivi digitali: stiamo ancora facendo un prospetto economico, ma credo che riusciremo a dotare ogni aula di questi nuovi strumenti tecnologici. Stiamo inoltre partecipando ad un altro bando per migliorare la struttura dell’istituto a livello tecnologico, potenziando la rete wi-fi, una grande innovazione che, insieme alla fibra ottica che abbiamo ottenuto grazie ad un bando ministeriale, renderà la nostra scuola una delle più moderne e attrezzate della zona. Essendo io un ingegnere informatico, tengo molto ad una didattica innovativa che possa contare su strumenti di ultima generazione e vorrei quindi rinnovare, se possibile, tutti i laboratori. L’altra sfida è il rinnovamento dal punto di vista didattico. Come ho già detto, ho ereditato un bel gruppo di insegnanti preparati e con tanta voglia di mettersi in gioco.
In secondo luogo, vorrei valorizzare quello che abbiamo. Parlo, ad esempio, della nostra biblioteca che è davvero bellissima: mi riferisco sia alla struttura, che è costituita da ampi spazi che ben si prestano ad ospitare conferenze ed incontri, ma anche e soprattutto al cospicuo patrimonio librario che nessuno può vantare in zona. Questo gioiello purtroppo è rimasto chiuso per molti anni. Per tale ragione stiamo portando avanti un progetto di ricatalogazione dei testi e di riapertura della biblioteca. In questo anno scolastico stiamo organizzando incontri con gli autori che prevedono la lettura di alcuni capitoli agli studenti e un momento di confronto tra i ragazzi e con gli scrittori stessi. Ho docenti molto validi che sono in contatto con case editrici e scrittori che potrebbero facilitare tali incontri con l’obiettivo di incrementare nei ragazzi l’amore per la lettura che io, invece, ritengo essenziale per ogni giovane. Prima di tutto i libri aiutano a formarsi e quindi a crescere. In secondo luogo, so di giovani appena laureati che nei concorsi a cui partecipano non riescono a comprendere un testo o non sanno scrivere bene in italiano. Questa generazione di ragazzi è cresciuta con enunciati brevi, come possono essere i tweet o i post di Facebook che, non solo hanno una lunghezza molto ridotta, ma sono scritti in un italiano non corretto, con abbreviazioni grammaticalmente errate (ad esempio, Ke al posto di che).
Il nostro istituto, inoltre, è molto incentrato sulle lingue. Oltre ad ospitare il Liceo Linguistico, infatti, anche nell’indirizzo Tecnico Economico si studiano due lingue per tutta la durata del corso ed in più abbiamo l’indirizzo di Relazioni Internazionali per il Marketing nel quale si studiano tre lingue al triennio. Negli indirizzi tecnici viene approfondita non tanto la letteratura quanto la parte economica, aziendale e di marketing, Nel Liceo, invece, le lingue vengono studiate da ogni punto di vista, con particolare riguardo verso un aspetto o un altro a seconda dell’indirizzo scelto. Oltre all’indirizzo tradizionale, abbiamo anche l’indirizzo EsaBac che permette di ottenere il doppio diploma italiano e francese: gli studenti, infatti, studiano una materia in più, histoire, nella quale si approfondiscono la storia e la letteratura francese che saranno poi oggetto di una delle prove di maturità all’esame di stato. In tal modo i ragazzi conseguiranno un diploma che verrà riconosciuto anche in Francia. A proposito di questo, ci sono alcuni progetti a cui tengo moltissimo e che negli ultimi anni purtroppo non stati portati avanti. Parlo di alcune iniziative che prevedono scambi culturali tra studenti di nazionalità diversa. Con l’Erasmus plus, ad esempio, gli studenti del Liceo Linguistico, ma anche quelli dell’istituto tecnico Economico, hanno la possibilità di poter viaggiare. Attualmente abbiamo alcuni ragazzi a Siviglia, in quanto la Spagna è l’unica nazione che non ha chiuso i confini. Abbiamo invece dovuto rinunciare ai viaggi in Germania, in Repubblica Ceca e in Ungheria, perché il centro-est Europa ci ha vietato l’accesso a causa della situazione pandemica.”

Come la pandemia ha cambiato gli attori del mondo della scuola e cosa intende fare per ricondurli ad una vita scolastica quanto più simile alla normalità?
“Il nostro focus è sui ragazzi. Per quanto riguarda i docenti e il personale ATA, essendo adulti, sappiamo che hanno la capacità di trovare le risorse di energia e pazienza che questo tempo richiede. Per quanto concerne i ragazzi, invece, dobbiamo considerare che hanno trascorso due anni quasi chiusi in casa, con una socialità quasi ridotta allo zero. Molti studenti hanno risentito di questa situazione sia a livello scolastico che a livello personale. Stiamo cercando, nei limiti del possibile, di tenere aperta la scuola, cercando di ridurre allo stretto necessario la didattica a distanza. L’obiettivo è di aumentare la socialità dei ragazzi, facendo anche aperture pomeridiane della scuola. Chiaramente questo non dipende solo da me. Per ora sappiamo che certe cose si possono fare a singhiozzo, perché dobbiamo rispettare le norme antidiffusione del virus Covid-19 che, a seconda dei dati del momento, ci permettono di riunirci o ci impongono determinate restrizioni. Per avere continuità bisognerà attendere che la situazione epidemiologica si trasformi da pandemica in endemica. Per ora, quindi, scuola e famiglia devono, insieme e costantemente, rimpinguare di entusiasmo di vivere le riserve dei giovani che, invece, a causa della pandemia si scaricano facilmente.”

Com’è il bilancio di questi anni marchigiani della sua vita?
“È un bilancio assolutamente positivo. La cosa migliore che ho trovato in questa terra è stata l’accoglienza. Parlo di accoglienza a 360 gradi, sia da un punto di vista professionale che personale e familiare. Sono passato da una provincia montana, in cui la gente, più riservata e diffidente, dà fiducia a nuove persone solo dopo una certa conoscenza, ad una località di mare, in cui, invece, la gente è da subito cordiale e disponibile ed ha una maggiore ampiezza di vedute. A livello professionale, la differenza principale che ho trovato tra l’istituto lombardo e quelli marchigiani è stato il rispetto degli orari. E intendo a tutti i livelli: non solo da parte degli studenti, ma anche dei docenti. Ho fatto un po’ fatica all’inizio a far rispettare l’orario di ingresso a tutte le ore. Mi spiego: alla scuola dell’infanzia, ad esempio, la fascia d’ingresso è piuttosto ampia, dalle 8:00 alle 9:30; nonostante ci fosse una vasta possibilità di orario, molti arrivavano alle 9.35. Situazioni del genere succedevano non solo con i bambini ed i genitori, ma anche ad alcune riunioni tra docenti o presidi. Convocati per le ore 10:00, se arrivavo alle ore 10 ed 1 minuto, mi sentivo già in ritardo; eppure ero sempre il primo ad arrivare! Il problema non erano – e non sono – i cinque minuti. Il problema vero è il rispetto delle regole, del lavoro altrui, dell’interruzione della lezione. In tal senso abbiamo dovuto educare alla puntualità. Devo dire che con gli alunni e le famiglie siamo riusciti nell’intento, ovvero dare un ordine e una regola mentale a cui tutti si sono adeguati. Con queste mie parole, però, non voglio assolutamente assecondare certi cliché che associano le persone del nord ad aggettivi come preciso, chiuso e poco accogliente, mentre quelle del centro e del sud ad aggettivi come ritardatario, affabile, accogliente. Non mi piacciono i luoghi comuni e gli stereotipi in generale, anche perché non sono sempre veri. A volte si fanno confronti tra le scuole del nord e quelle del centro o del sud, sostenendo che le prime siano migliori delle altre. Per me questo non è assolutamente vero. Non so se sia stato fortunato io e quindi si tratti un caso, ma non credo perché, per la mia esperienza, in due istituti su due, ho trovato una professionalità molto alta, sia da un punto di vista amministrativo che da un punto di vista didattico.”

Qual è il suo rapporto con la fede?
“Sono un cattolico credente. Ho ricevuto tutti i Sacramenti e vado di frequente a Messa. Il mio rapporto con la fede ovviamente ha alti e bassi, così come la mia partecipazione alla Messa Domenicale. Credo che anche i sacerdoti, un po’ come gli insegnanti, debbano stare al passo con i tempi. Mi piacciono i parroci attenti alla modernità, che sono in grado di attrarre più persone. Per un anno e mezzo sono vissuto in affitto a Porto d’Ascoli ed ho frequentato la Parrocchia di Cristo Re: ricordo con sentimenti di gioia e gratitudine le omelie di don Gian Luca Rosati, il quale riusciva sempre a giungere al punto centrale di un argomento, in tempi rapidi e con poche parole che mi restavano, però, in testa per tutta la settimana.”

Per concludere quale messaggio vuole dare ai lettori?
“C’è una frase che mi piace molto perché rappresenta l’etica della reciprocità, sia in termini positivi “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”, sia in termini negativi “Non fare agli altri quello che vuoi non sia fatto a te”. Come corollario si può indicare anche che “i diritti di ciascuno sono un dovere per l’altro.” Credo che questa sia una regola d’oro che tutti dovremmo rispettare nella nostra vita, a scuola, nel mondo del lavoro, tra amici, tra persone che si vogliono bene, ma anche tra estranei: se tutti tenessimo a mente questo principio e lo mettessimo in pratica, vivremmo davvero tutti in pace ed armonia.”

Carletta Di Blasio: