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Sorelle Clarisse: La gioia del Signore è la vostra forza

DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.

Esdra, un sacerdote; Neemia, un governatore. Sono due dei protagonisti della restaurazione della comunità giudaica a Gerusalemme dopo l’esilio a Babilonia.
Il popolo rientra dall’esilio, le mura e la città sono parzialmente ricostruiti, quello che manca davvero è “ricostruire” l’anima del popolo.
E la prima lettura di oggi, tratta proprio dal Libro di Neemia, ci dice come è avvenuta questa ricostruzione. Con l’impegno da parte di tutti a “ricostruire” l’orecchio perché tornasse capace di intendere di nuovo la Parola del Signore: perché, per portare a compimento la riedificazione, occorre la Parola, la sola che può ristabilire l’identità del popolo, la nostra identità.
Leggiamo qualche passaggio: «In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere.
Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d’intendere; tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge».
Uomini, donne, quanti erano capaci di intendere: viene sottolineata più volte la presenza, nella piazza, di tutto il popolo nella sua interezza. A dire cosa? Che la Parola abolisce ogni privilegio di sesso, età, cultura, intelligenza, la Parola di Dio è per tutti e di tutti, tutti indistintamente ne sono i destinatari.
E questa Parola che è per tutti viene letta «sulla piazza davanti alla porta delle Acque»: la lettura della Parola avviene su terra non consacrata. Il culto ha bisogno di un tempio, di sacerdoti, di una liturgia, la Parola vuole raggiungere il mondo, tutti gli uomini, nei luoghi del loro quotidiano, nella vita ordinaria. Questi sono i luoghi sacri che Gesù, nella sua vita terrena, ha abitato, questi sono i luoghi che la Parola chiede di abitare.
E quando viene letta? «…dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno», da quando il sole sorge fino al momento in cui raggiunge il punto più alto del suo percorso attraverso il cielo, cioè sempre, senza tregua, senza sosta, senza risparmiarsi.
«…tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge… come [Esdra] ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi». E’ dall’ascolto attento, dalle orecchie che tornano ad aprirsi per ascoltare e riassaporare la Parola del Signore, che nasce la volontà, la gioia, il desiderio di rialzarsi, di rinnovare l’alleanza con il Signore, di tornare ad affidare a Lui tutta la nostra esistenza. Lo stare in piedi è proprio la capacità di affrontare la vita, capacità che ci viene donata dalla Parola, dal suo ascolto, dalla sua comprensione.
«I levìti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura». Un altro passaggio fondamentale: è la comunità il primo e decisivo luogo dell’ascolto della Parola, il luogo in cui spezzarla e farla nostra, leggere attraverso di essa la nostra vita, la nostra storia.
Una comunità che ha la responsabilità di aiutare ed accompagnare in questa comprensione, affinché ciascuno possa riscoprire, attraverso la Parola e nella Parola, la certezza di essere amato da Dio. Nessun insegnamento morale, nessun obbligo da adempiere, nessun giudizio di cui aver paura: la Parola è solo Amore da accogliere e a cui lasciarsi andare.
E’ questo il lieto annuncio portato ai poveri, è questa la liberazione proclamata ai prigionieri, la vista recuperata dai ciechi, la libertà ridonata agli oppressi.
Allora, conclude Neemia, «non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».