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Funerale di Andrea Morelli, “Ragazzi, amate, donate, guardate all’altro con il sorriso di chi sa che la vita è sempre più forte della morte”

GROTTAMMARE – Una comunità silenziosa ed affranta, già segnata da altri funesti lutti, si è riunita ieri, 24 Gennaio, alle ore 15:00, presso la Chiesa Madonna della Speranza di Grottammare, per dare l’ultimo saluto al giovane Andrea Morelli, il ventunenne grottammarese venuto a mancare prematuramente a causa di una malattia incurabile.

Alla Santa Messa, presieduta dal parroco don Pierluigi Bartolomei e servita dal diacono Emanuele Imbrescia, ha partecipato una folla, che, seppur composta e rispettosa delle vigenti norme anti-Covid, era talmente grande che molti fedeli non sono riusciti ad accedere all’interno della Chiesa, già occupata da parenti ed amici stretti, quindi sono rimasti all’aperto, increduli, smarriti, raccolti in un silenzio assordante.

Queste le parole con cui don Pierluigi ha accolto il feretro: “Cerchiamo di affrontare insieme questo viaggio doloroso. Chiediamo al Signore la grazia di sostenerci, quando ci sentiremo di cadere, e di guardare più lontano, quando la nebbia si farà più fitta, perché sappiamo che la nebbia non è mai qualcosa che resta per sempre, ad un certo punto si muove e spesso dietro alla nebbia il sole è ancora più luminoso. Ora siamo nella nebbia, ora non vediamo; ma più lontano il sole sicuramente splende e c’è una prospettiva più grande che può sostenerci.”

Dopo la proclamazione del Vangelo da parte del diacono Emanuele, don Pierluigi ha iniziato la sua omelia, dando voce a quelle domande non dette che tutti si stavano facendo nel segreto del proprio cuore: “Padre mio, perché mi hai abbandonato? Perché mi hai lasciato solo in mezzo al dolore? Perché mi hai fatto sentire questa atroce sofferenza? Perché hai messo sulle mie spalle un peso che io credo di non riuscire a sostenere? Questo grido, che è il grido profondo di ognuno di noi oggi, che è il grido di dolore dell’essere sconvolti di fronte ad una vita che non può finire così presto, che si consuma consuma così velocemente, è un grido che ha lo stesso effetto del grido che Gesù ha fatto sulla croce. Il velo del tempio si squarciò in due. Anche noi ci sentiamo spaccati in due, ci sentiamo divisi, lacerati, come se qualcosa di infintamente più grande ci si trovasse davanti.

Di fronte a questo sentimento, a questa paura, che non ci lascia indifferenti, che scende nel profondo della nostra vita, ci troviamo a guardare ad Andrea in una maniera nuova, a guardare alla sua esistenza, non come un’esistenza che è volata via troppo presto, ma come un’esistenza che in 21 anni, in maniera profonda, ha cercato di dare tutto quello che poteva dare.

Ha cercato di vivere e di mordere la vita, come fa ogni giovane. Ha cercato, fino in fondo, insieme ai suoi amici, ai suoi cari e a tutte le persone che gli hanno voluto bene, di mordere la vita, così come tante volte ripetiamo ai ragazzi. Mordete la vita, lottate nella vita, cercate di costruire i sogni della vita! E allora qui giunge il dolore grande. I sogni.

I sogni di Andrea ora dove sono? Dove sono quelle aspettative, quei desideri?
Ecco, noi ci troviamo davanti ad un mistero, a qualcosa che è più grande di noi, a qualcosa che ci mette davanti a qualcosa che non c’è. Carissimi fratelli, se noi vogliamo chiedere e cercare se la morte sia giusta, la risposta è molto semplice: la morte non è mai giusta. Se vogliamo cercare di dare un significato alla morte a 21 anni, un significato non c’è. C’è però una prospettiva e questa non ce la possiamo negare. La prospettiva sta in quello che la vita di Andrea ha generato in chi gli sta intorno. Vedete, Sabato sono rientrato in sagrestia dopo la Messa ed ho trovato la chiamata di una signora che, ricontatta, mi ha detto di aver avermi chiamato per spiegarmi chi è stato Andrea. Quella signora è stata come un angelo perché ha dato a tutti noi la possibilità di scoprire un volto che magari noi non riuscivamo a vedere nel completo, non certamente i genitori che lo conoscevano bene, ma noi altri. Ecco allora che ne è venuto fuori il volto di un ragazzo gentile, sorridente, che accoglieva anche chi entrava nel supermercato, spendendoci una parola. Questa signora ha chiamato per dirmi questo. Da quella piccola testimonianza, insieme a quella dei suoi splendidi amici che gli vogliono bene, ho potuto capire che anche pochi anni di vita possono portare molto frutto. Noi siamo abituati a pensare ai fuochi d’artificio, ai gesti eroici, che cambiano la storia. Ma la storia non la cambia chi fa gesti eroici – forse qualcuno ogni tanto – ma la storia la fa chi vive la propria vita così come gli è messa davanti, cercando di amare e di voler bene così come uno sa, cercando di mettere avanti chi è che sta accanto, prima ancora di se stessi.

E allora la prospettiva è una sola, quella di sapere che, quando si ama, non si è mai soli. Il modo per ritrovare Andrea è uno solo, quello di continuare ad amare e sorridere alla vita anche quando la vita sembra non sorridere, di saper affrontare la vita anche quando tutto sembra perso, anche con un pizzico di rabbia, anche un pizzico di ribellione. Vedete, ragazzi, Andrea oggi vi dà una grande parola, vi dà un insegnamento: quello di ribellarvi alla morte. Se oggi alla morte che ha preso Andrea rispondiamo con la disperazione, rispondiamo con la paralisi, rispondiamo rimanendo fermi nel rancore, la morte vincerà due volte: ha vinto oggi e vincerà domani. Io credo, invece, che chi è giovane, chi è nel pieno della vita e ha gusto di ribellarsi, può fare questa prima forma di ribellione e di rivoluzione, la ribellione alla morte, rispondendo alla morte con il dono della vita, rispondendo alla morte con il dono dell’altruismo, rispondendo alla morte imparando a fare agli altri quello che voi spesso avete fatto ad Andrea, specialmente in questo ultimo momento di vita, dal gesto più umile alle compagnie più grandi. E allora la morte scapperà terrorizzata. Io spero che in questo momento che Andrea ha fatto il suo passaggio e sia arrivato al punto che noi scopriremo solamente nell’ultimo giorno, che il suo sorriso che accoglieva gli amici, che accoglieva le persone nel supermercato, che accoglieva quando giocava a pallone, che accoglieva ogni momento della sua vita, faccia scappare la morte, la faccia correre lontana, terrorizzata. E troverà chi glielo insegna a ridere davanti alla morte: è quel Cristo che ora vede così com’è. Noi ancora lo vediamo crocifisso, lo vediamo così tanto simile ad Andrea nell’ultimo momento della sua vita, il Cristo che abbiamo dietro le spalle che porta tanti segni di dolore è tanto simile al dolore di Andrea. E allora ogni madre, ogni padre, ogni sorella, ogni nonno, ogni zio, ogni amico, che lo voglia ritrovare, guarda la croce e vede chi che poi altro non è che una vita che può essere donata.

Questa è la speranza che ci muove oggi, non una risposta ma una possibilità di continuare a camminare, perché questo è quello che vogliamo fare oggi. Se la vita di Andrea va vissuta fino in fondo, siamo chiamati noi oggi ad accettare fino in fondo quello che ci è messo davanti. Questa è la speranza che ci può far camminare, la speranza che ci unisce tutti. Se adesso ci sentiamo come dopo aver preso una cazzottata, storditi e con i lividi addosso, l’augurio che faccio – e che sicuramente Andrea fa a tutti voi, perché è vivo ed è in Dio – è quello di darvi la prospettiva di amare ancora la vita, così come ha provato ad amarla lui, fino in fondo. Amate la vita che vi è messa davanti. Ritroverete Andrea nella sua vita. Oggi a noi spetta solo di continuare a camminare, a stare vicino, di cercare di fare nostra questa parola che ci viene data: ‘Non abbiate paura!’ Non abbiate paura della vita! Non permettete alla morte di dire ancora la sua ultima parola alla vita. Amate, donate, guardate all’altro con il sorriso di chi sa che la vita è sempre più forte della morte. In questa speranza dobbiamo costruire il futuro e attingere quella consolazione che oggi è quel desiderio più grande che sentiamo mancare nella vostra vita.”

Il giovane Andrea lascia non solo il padre Francesco, la madre Paola, la sorella Francesca, i nonni Franco, Amalia ed Anna, ma anche un’intera comunità che lo ricorda con commozione e dolore. “Andrea – hanno detto alcuni presenti – era una persona semplice, gentile, sempre sorridente. Era uno di noi. Fin da piccolo ha vissuto la vita della nostra comunità: ricordiamo, ad esempio, quando veniva a giocare a calcio nel campetto adiacente alla Chiesa. La sua caratteristica principale era la sua energia: era, infatti, pieno di vita, anche durante la malattia. In questi anni, in cui ha lottato con tanto coraggio contro il morbo che lo attanagliava, non si è mai lamentato e fino all’ultimo ci ha sperato. Lui voleva vivere. Purtroppo la leucemia in alcuni casi, nonostante terapie e trapianti, è ancora letale. Per questo motivo le offerte ricevute dai familiari in questi giorni saranno totalmente donate in favore del reparto di Ematologia – AIL, sezione di Ascoli Piceno, con la speranza che sempre più persone si sensibilizzino a donare e che i ricercatori trovino al più presto una cura per questa malattia.”

Tantissimi i fedeli che hanno atteso in silenzio sul piazzale antistante la Chiesa l’uscita del feretro. Quando, dopo la celebrazione, la salma è giunta all’esterno, il lungo silenzio è stato interrotto da uno scrosciante applauso della folla. Qui gli amici di Andrea, tutti con addosso una maglietta bianca che lo ritraeva, hanno aperto uno striscione con la scritta: “Il tuo sorriso era la tua più grande forza, i tuoi occhi la nostra sicurezza … Buon viaggio, amico.” Visibilmente turbati, i giovani ragazzi  hanno fatto volare in cielo tanti palloncini bianchi, mentre risuonavano le note della famosa canzone di Eros Ramazzotti, “Sta passando Novembre”, le cui parole hanno inevitabilmente commosso tutti i presenti:
“E’ per te questo bacio nel vento,
te lo manderò lì con almeno altri cento.
E’ per te, forse non sarà molto,
la tua storia, lo so, meritava più ascolto
e magari, chissà, se io avessi saputo,
t’avrei dato un aiuto.
Ma che importa oramai, ora che…
puoi prendere per la coda una cometa
e girando per l’universo te ne vai,
puoi raggiungere, forse adesso, la tua meta,
quel mondo diverso che non trovavi mai.
Solo che non doveva andar così,
solo che tutti ora siamo un po’ più soli qui.
E’ per te questo fiore che ho scelto,
te lo lascerò lì sotto un cielo coperto.
Mentre guardo lassù, sta passando novembre
e tu hai vent’anni per sempre.”

Carletta Di Blasio: