Daniele Rocchi
Lo scorso 17 gennaio i comunicatori della Custodia di Terra Santa sono stati ricevuti in udienza da Papa Francesco, in Vaticano, in occasione dei 100 anni di fondazione della rivista Terrasanta. L’evento è arrivato a pochi giorni dalla festa, il 24 gennaio, di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.
Il santo, nativo di Sales, diocesi di Ginevra, rappresenta un esempio di come il giornalismo possa essere un valido strumento di evangelizzazione. Fu lui, infatti, che attraverso l’affissione murale, usò diffondere fogli volanti e manifesti come mezzo di catechesi e di informazione religiosa, così da raggiungere chiunque.
Costruire fraternità. Ed è sul solco tracciato da san Francesco di Sales che si colloca la missione e l’impegno della rivista bimestrale Terrasanta e della Custodia di Terra Santa. Lo ha ricordato il Pontefice quando nel suo discorso ha affermato: “La comunicazione, in tempo di reti sociali, deve aiutare a costruire comunità, meglio ancora, fraternità. Raccontare la fraternità possibile tra tutti i figli di Abramo, ebrei, cristiani e musulmani. Raccontare la fraternità ecclesiale che si apre ai migranti, agli sfollati e ai rifugiati. Raccontare quella realtà”. E lo ribadisce al Sir lo stesso Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, in tasca anche il tesserino da giornalista, avendo cominciato a scrivere nella redazione del settimanale della diocesi di Trento, Vita Trentina:
“Attraverso i mezzi di comunicazione sociale possiamo arricchire la fede di tanti. La comunicazione – ci ha ricordato Papa Francesco in udienza – in tempo di reti sociali, deve aiutare a costruire fraternità. Ci siamo sentiti incoraggiati proseguire in questo servizio”.
Alimentare la fede. Oggi, come 100 anni, fa la rivista Terrasanta, insieme a tutti gli altri media ‘custodiali’ nati nel frattempo, portano avanti la missione di “comunicare per sostenere la speranza e la fede dei propri fratelli scovando storie di bene nascoste nelle pieghe di contesti oggettivamente molto difficili”. Alle tensioni continue ora da due anni si è aggiunta anche la pandemia, un altro fronte aperto per la comunicazione. Con esiti, forse, inattesi. “In questi due ultimi anni segnati dal Covid-19, – dice padre Patton – il nostro Christian Media Center ha mandato in onda molti programmi e servizi che narravano temi di speranza. Hanno avuto un riscontro notevole con decine di migliaia e a volte centinaia di migliaia di contatti e visualizzazioni, sia qui in medio Oriente che all’estero. Sono storie di bene – per recuperare ancora le parole di Papa Francesco – di resistenza attiva al male della guerra, di riconciliazione, di restituzione della dignità ai bambini derubati della loro infanzia, dei rifugiati con le loro tragedie ma anche con i loro sogni e le loro speranze. Tutto questo sostiene la fede dei fedeli e alimenta la voglia di tornare pellegrini nei Luoghi Santi”.
Chiamati a comunicare. “San Francesco di Sales – aggiunge il Custode – ricordava che ogni persona deve imparare a vivere la propria vocazione in modo integrale. Per noi significa
trovare la via per comunicare il Vangelo, usando tutti i mezzi a disposizione,
consapevoli che la buona informazione è sempre una battaglia di Davide contro Golia. Con una fionda e quattro sassi Davide ha abbattuto quel mostro di presunzione e falsità che era Golia. È la vittoria del bene sul male”.
La sfida. Una sfida valida ancora oggi, dopo 100 anni, che il direttore del bimestrale, Giuseppe Caffulli, descrive così: “Comunicare all’Occidente il messaggio dei Luoghi Santi senza cedere ai cliché e lasciarsi condizionare dalle narrazioni mainstream. È anche per questo che la rivista da qualche anno riporta come sotto titolo, la dicitura ‘una voce per i cristiani d’Oriente’. Abbiamo sempre cercato di avere un rapporto costante con quelle terre e i suoi abitanti per raccontarne le vicende dando voce anche a posizioni scomode o poco comprensibili da noi rispetto alle dinamiche della presenza cristiana in Medio Oriente”.
“La sfida è consumare le scarpe e raccontare i segni di bene”.
Infine un appello: “La Chiesa madre di Gerusalemme va amata e conosciuta di più dalle nostre comunità cristiane. Facciamo in modo – conclude Caffulli – che la Chiesa italiana e quelle europee non tralascino di raccontare la vita della Chiesa madre di Gerusalemme per avvicinarsi ad essa e quindi alle nostre radici cristiane. Non possiamo dimenticare il luogo dove siamo nati”.
La storia. Fondata nel 1921 a Gerusalemme, la rivista Terrasanta oggi è un bimestrale a colori pubblicato nelle edizioni italiana, francese, inglese, portoghese, spagnola e araba. Nasce con il compito di raccontare le ‘meraviglie della Terra Santa’ e l’impegno dei frati minori nei diversi campi della loro attività, tra cui la salvaguardia delle comunità cristiane nei Paesi dove è presente la Custodia: Israele, Palestina, Giordania, Libano, Siria, Egitto, Cipro e alcune isole della Grecia. Attraverso contributi di esperti, molti dei quali francescani, si propone come strumento per una conoscenza approfondita della realtà della Terra Santa, trattando tematiche religiose, culturali, bibliche, archeologiche, ecumeniche. L’edizione italiana di Terrasanta è diffusa in circa settemila copie. Il primo fascicolo del 2022, donato al Papa, è un numero speciale di 114 pagine interamente dedicato al tema dei cammini e dei pellegrinaggi. La rivista italiana è pubblicata a Milano dove ha sede la Fondazione Terra Santa, che raccoglie l’eredità plurisecolare della Franciscan Printing Press di Gerusalemme. Ad essa fa capo il marchio editoriale TS Edizioni. Oltre a Terrasanta, fanno capo alla Fondazione anche le testate giornalistiche Eco di Terrasanta e Terrasanta.net.