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Lampedusa, 7 morti per freddo nell’ultimo sbarco

Patrizia Caiffa

(Foto ANSA/SIR)

“Il mio non è un appello ma una domanda. Alle istituzioni chiedo: perché ancora avviene tutto ciò? Perché tanta gente è ancora costretta a mettersi in mare con questo freddo e rischiare di morire?”. Così don Carmelo Rizzo, parroco di San Gerlando a Lampedusa, commenta al Sir l’ennesimo sbarco della notte scorsa. Tre migranti bangladesi sono stati trovati privi di vita sull’imbarcazione in avaria, altri quattro sono morti durante il trasporto verso l’isola, probabilmente per ipotermia. Il barcone di 20 metri si trovava a circa 20 miglia a sud di Lampedusa, in area di responsabilità Sar italiana. Era stato individuato da un velivolo di Frontex e raggiunto da due motovedette della Guardia costiera partite da Lampedusa. Presenti in area una motovedetta della Guardia di Finanza e la nave della ong Aita Mari, che hanno garantito  attività di soccorso in sicurezza. Circa 280 i sopravvissuti, portati al centro di Contrada Imbriacola, “che al momento ha superato le 750 persone, con una capienza media di 250 posti. 400 persone saranno spostate su una nave quarantena”, informa il parroco.

Don Carmelo Rizzo, parroco di Lampedusa – foto: C.Rizzo

Perché ancora morti? “Tante persone qui a Lampedusa si chiedono perché ancora si deve morire? Perché questa gente è costretta a partire con questo freddo?”, afferma don Rizzo: “Davanti a tante tragedie il silenzio sarebbe la cosa migliore . Ma di fronte a tanta indifferenza è importante far emergere e amplificare il perché”. “Forse questi morti non fanno più notizia perché il nostro Paese è occupato solo dal Covid e dall’elezione del Presidente della Repubblica?”, si chiede: “In ogni caso è disarmante”.

Al molo Favaloro persone assiderate. “Non siamo siano stanchi di accogliere i migranti perché il cuore dei lampedusani è generosissimo”, precisa. Come sempre i volontari della parrocchia sono andati al molo Favaloro a fare accoglienza: “Stanotte hanno visto

persone assiderate che scendevano a stento, tanti barcollavano, stavano male. Sono stati portati all’ambulatorio con urgenza.

Assistiamo all’alternarsi di diversi sentimenti: persone gioiose perché ce l’hanno fatta e persone addolorate quando tra loro ci sono morti. E’ una gioia mista a dolore e anche noi non sappiamo come reagire”.

Tanti sbarchi come in estate. Don Carmelo Rizzo è arrivato a Lampedusa solo quattro mesi fa ma ha già assistito a tantissimi sbarchi.  Persone che arrivano in autonomia su barchini o grandi imbarcazioni intercettate dalla Guardia costiera, dalla Guardia di finanza o dalle Ong umanitarie . “Nonostante anche qui le temperature siano rigide sembra di essere nel periodo estivo. Ci sono sbarchi continui perché c’è bonaccia, il mare è calmo”.

Dovrà essere trovato un posto per le salme, chiedendo ai comuni dell’agrigentino se hanno spazio nei loro cimiteri, come consueto. “Nel cimitero di Lampedusa non c’è spazio – conferma il parroco -. Tre giorni fa è stato accolto il corpo di una vittima di cui non ha parlato nessuno, non so se è ancora lì. La cosa triste è che non conosciamo neppure il nome, non c’è nemmeno la possibilità di un minimo di dignità umana. E’ tutto sotto sequestro, non sappiamo se fosse cristiano o di altre religioni. Per cui non ci è concesso di fare nulla, nemmeno una preghiera”.

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