“Le ricostruzioni contenute nel rapporto di Monaco, che non è un’inchiesta giudiziaria né tantomeno una sentenza definitiva, aiuteranno a combattere la pedofilia nella Chiesa se non verranno ridotte alla ricerca di facili capri espiatori e di giudizi sommari. Solo evitando questi rischi potranno contribuire a una ricerca della giustizia nella verità e a un esame di coscienza collettivo sugli errori del passato”. Ne è convinto Andrea Tornielli, direttore editoriale dei media vaticani, che in un articolo pubblicato su Vatican news si sofferma sulla pubblicazione del rapporto sugli abusi nella diocesi di Monaco e Frisinga, al centro dei riflettori dei media soprattutto riguardo al ruolo di Joseph Ratzinger nei quattro anni e mezzo alla guida della diocesi bavarese. “Alcune delle accuse erano già note da più di dieci anni ed erano già state pubblicate da importanti media internazionali”, fa notare Tornielli, ricordando che i casi contestati oggi a Ratzinger sono quattro, e che il suo segretario particolare, mons. Georg Gänswein, ha annunciato che il Papa emerito rilascerà una dichiarazione dettagliata dopo aver terminato l’esame del rapporto. “Non si può dimenticare che Ratzinger, il quale già da prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede aveva combattuto il fenomeno nell’ultima fase del pontificato di san Giovanni Paolo II di cui era stato stretto collaboratore, una volta diventato Papa ha promulgato norme durissime contro gli abusatori clericali, vere e proprie leggi speciali per contrastare la pedofilia”, ricorda Tornielli: “Inoltre, Benedetto XVI ha testimoniato, con il suo esempio concreto, l’urgenza di quel cambiamento di mentalità così importante per contrastare il fenomeno degli abusi: l’ascolto e la vicinanza alle vittime a cui va sempre chiesto perdono”. È stato proprio Joseph Ratzinger, infatti, il primo papa ad incontrare più volte le vittime di abuso durante i suoi viaggi apostolici e a proporre, “nel mezzo della bufera degli scandali in Irlanda e in Germania, il volto di una Chiesa penitenziale, che si umilia nel chiedere perdono, che prova sgomento, rimorso, dolore, compassione e vicinanza”. A questo proposito, Tornielli cita le parole pronunciate da Benedetto XVI sul volo che lo portava a Lisbona, nel maggio 2010: “Le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia”. Parole precedute e seguite da fatti concreti nella lotta alla piaga della pedofilia clericale. “Tutto questo non può essere né dimenticato né cancellato”, conclude Tornielli.
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