CUPRA MARITTIMA – Si è svolta Giovedì 26 Gennaio, alle ore 21:15, presso la parrocchia San Basso in Cupra Marittima, una serata di preghiera e riflessione dal titolo “Tessuti di pace”, organizzata dall‘Azione Cattolica Diocesana per riflettere sulle parole scritte da papa Francesco nel Messaggio per LV Giornata Mondiale della Pace. All’evento, andato in onda anche in diretta streaming sul canale Youtube dell’AC diocesana, grazie alla collaborazione dei tecnici di Radio Ascoli, erano presenti don Lanfranco Iachetti, assistente diocesano per il settore “Adulti” di AC, don Luigino Scarponi, assistente diocesano unitario di AC, Lorenzo Felici, presidente diocesano di AC, e Laura Barassi, operatrice sociale di Laboratorio di Frontiera. Presenti, inoltre, nel pieno rispetto delle normative anti-Covid, anche numerosi iscritti del settore “Adulti” di AC.
La serata si è aperta con l’ascolto della canzone “Le poche cose che contano” di Simone Cristicchi e la proiezione di un video dal titolo “Dal fare storia a farsi storia” che hanno, da subito, messo i partecipanti nella giusta dimensione di raccoglimento ed ascolto. Di seguito sono stati letti alcuni stralci del Messaggio di papa Francesco per la LV Giornata Mondiale della Pace e, per meglio spiegare i temi man mano affrontati, è stato posto al centro dell’altare un manichino, simbolo di ogni uomo che vuole essere operatore di pace. In particolare, le riflessioni si sono concentrate sulle tre vie suggerite dal Santo Padre per costruire pazientemente, come dei piccoli artigiani, una pace duratura.
Primo fra tutti il dialogo tra le generazioni che significa ascolto, confronto e cammino. Un cammino percorso insieme, un cammino fatto di progetti condivisi, un cammino che, se ben strutturato e saldo, potrà guardare al passato per imparare e potrà guardare al futuro per sognare con speranza. Ecco allora che sono stati messi in evidenza i piedi del manichino a ben simboleggiare questo cammino.
In secondo luogo l’istruzione e l’educazione che sono due motori essenziali per costruire la pace. Spesso vengono viste come una spesa, anziché come un investimento che rende la persona più libera, responsabile e capace di creare ed aderire ad una società coesa, civile, in grado di generare speranza, ricchezza e progresso. Per esprimere al meglio quanto questi strumenti siano necessari per uno sviluppo umano integrale è stato messo in evidenza il cuore del manichino.
Infine il lavoro, che rappresenta non solo il luogo in cui il nostro talento personale si realizza, ma anche il luogo in cui impariamo a dare il nostro contributo per un mondo più bello e vivibile. Ecco allora che per indicare la laboriosità e l’impegno di ogni uomo verso la pace sono state messe in evidenza le mani del manichino.
L’incontro si è fatto via via più intimo e profondo. Dopo il canto “Tu sei re”, intonato da tutti i presenti, l’assemblea ha concluso le riflessioni con il riconoscimento della pace come cammino da fare insieme e ha rivolto a Dio una preghiera corale scritta da don Tonino Bello di cui riportiamo uno stralcio significativo: “A dire il vero non siamo molto abituati a legare il termine ‘pace’ a concetti dinamici. Raramente sentiamo dire: ‘Quell’uomo si affatica in pace’, ‘lotta in pace‘, ‘strappa la vita coi denti in pace‘. Più consuete, nel nostro linguaggio, sono invece le espressioni:’ Sta seduto in pace’, ‘sta leggendo in pace’, ‘medita in pace’ e, ovviamente, ‘riposa in pace’. La pace, insomma, ci richiama più la vestaglia da camera che lo zaino del viandante. Più il comfort del salotto che i pericoli della strada. Più il caminetto che l’officina brulicante di problemi. Più il silenzio del deserto che il traffico della metropoli. Più la penombra raccolta di una chiesa che una riunione di sindacato. Più il mistero della notte che i rumori del meriggio. Occorre forse una rivoluzione di mentalità per capire che la pace non è un dato, ma una conquista.”
A seguire ha preso la parola don Lanfranco Iachetti il quale, riprendendo il titolo della serata “Tessuti di pace”, ne ha spiegato il significato: “Il verbo tessere è molto dinamico: parte da un lavoro nascosto di filatura che deve essere paziente e ben preparato per sciogliere i nodi che la materia grezza porta in sè; ma poi si conclude con un tessuto nuovo, compatto, dove i fili non si distinguono più. Noi siamo gli strumenti con cui Gesù tesse la pace” (domani pubblicheremo l’intervento integrale di don Lanfranco). Terminata la preghiera del Padre Nostro, don Lanfranco ha impartito la benedizione sui fedeli presenti.
Al termine della serata il presidente diocesano di AC, Lorenzo Felici, dopo aver effettuato i ringraziamenti di rito, ha invitato l’operatrice sociale Laura Barassi di Casa Irene, a presentare il progetto che la nostra diocesi ha proposto. Queste le parole di Barassi: “Vi ringrazio per aver pensato a noi e siamo onorati di essere con voi tessitori di pace. Da sempre abbiamo cercato di offrire un lavoro che potesse aiutare i giovani e le donne nell’autodeterminazione attraverso un’autonomia economica, ma inevitabilmente le soluzioni erano temporanee e limitate nel tempo, tanto che, una volta terminato il periodo, lasciavano le donne in una condizione poco differente da quella iniziale, costringendole a ricominciare nella ricerca di un lavoro stabile. La trasformazione che vogliamo realizzare, attraverso l’associazione ‘Laboratorio di Frontiera’, è supportare questa scelta, offrendo la possibilità di un lavoro duraturo nel tempo e, cosa più importante, diversificata nella proposta. È questo lo scopo delle associazioni, è questo l’ambizioso, ma, al tempo stesso, inevitabile scopo, che l’associazione vuole ottenere: questo tessuto sociale deve essere ricucito, garantendo dignità attraverso un sostegno economico. ”
Si tratta di un progetto di sartoria sociale che fornisce opportunità di lavoro e restituisce dignità a donne che si trovano in particolari difficoltà economiche e sociali. I prodotti da loro realizzati verranno esposti in specifici mercatini di solidarietà che verranno organizzati dall’Azione Cattolica Diocesana. I dettagli del progetto verranno spiegati nel prossimo incontro del 10 Febbraio.
La serata si è conclusa con le parole di Don Luigino Scarponi: “Vi porto il saluto del Vescovo!
Sono molto contento di essere qui stasera e in questa chiesa! Guardate l’equilibrio che c’è qui dentro, frutto di tanto lavoro, ma soprattutto di tanto dialogo tra diverse generazioni.
Un saluto a Papa Francesco, perché oltre a darci tanti messaggi ci dà una testimonianza di vita, ci mette la faccia. Oggi, non c’è persona più contrastata di Papa Francesco. C’è molta ideologia contro Papa Francesco. Come Azione Cattolica gli stiamo vicino e lo sosteniamo.
E, concludo con questa immagine. Gesù stesso dice: ‘Non si mette una toppa di vestito nuovo su un vestito vecchio perché si strappa il nuovo e si lacera il vecchio! (Luca 5,36-37 ‘Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio. 37E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi.’)
Significa che noi dobbiamo avere una mentalità veramente grande: ci spinge Papa Francesco alla novità, alla creatività e alla sinodalità.
Grazie a Papa Francesco che ci è stato donato da Gesù nostro Signore, il Padre e lo Spirito Santo. Amen”
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