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Sant’Egidio, intervista alla talentuosa Victoria Viola dopo la sua partecipazione alla trasmissione “Tali e quali”

SANT’EGIDIO ALLA VIBRATA – Ad una settimana esatta dalla messa in onda della sua partecipazione alla trasmissione “Tali e Quali”, intervistiamo la santegidiese Victoria Viola, trent’anni ed una voce bellissima che le ha permesso di concorrere al seguitissimo talent show di Raiuno con una imitazione superba della cantante Arisa.

Come ha vissuto l’esperienza a “Tali e quali”?
“Tali e Quali” è stata un’esperienza che mi ha cambiata; breve, intensa, stressante, emozionante, indimenticabile. Porto ancora i segni di tutte le notti in bianco passate ad ascoltare sempre lo stesso pezzo! Sono felice di come sia andata e sono fiera (prima volta nella mia vita che lo dico) di come io abbia gestito la pressione che un programma televisivo inevitabilmente ti impone. L’affetto che sto ricevendo mi lascia tutt’ora senza parole, non so come ringraziare tutti adeguatamente. Volevo divertirmi, solo questo, e fare bene il mio “lavoro”. Per cercare il suono che più si avvicinasse ad Arisa ho lavorato molto, ma la cosa più importante per me è stato far emozionare in qualche modo il pubblico in sala e chi mi guardava da casa. A renderla così speciale sono state soprattutto le persone che ne fanno parte e che tengo a ringraziare perché sono state fondamentali per me in quei giorni. In particolare voglio ringraziare Maria Grazia Fontana (la mamma della musica, della vita e della voce per me), Manuela Aureli (la zia che mi ha abbracciato l’anima), Valeria e Cinzia che hanno curato il trucco e i capelli, tutte le sarte, i ragazzi della produzione e ovviamente Carlo Conti, al quale devo una mano spappolata! Ho tantissimi racconti e immagini di quei giorni, ma, non potendoli raccontare tutti, li riassumo così: gli studi Dear sono un labirinto fatto di studi, corridoi, camerini e soprattutto persone splendide. Io, per tutto il tempo di quei “stupidi giorni romani” (li ho battezzati così!) sono stata sempre me stessa ed è stato come sentirsi a casa: ne sento molto la mancanza.

Quale percorso personale e professionale ha fatto prima di giungere a questa trasmissione?
Negli ultimi cinque anni ho studiato al Conservatorio Luisa D’Annunzio di Pescara, prendendo una laurea triennale in Canto Pop e successivamente una specialistica in Composizione Pop-Rock. Per me ha significato molto un traguardo simile, non avrei mai creduto di riuscire a farcela! Ho poca fiducia nelle mie capacità, quindi ogni nuova esperienza la vivo con estrema apprensione; ma, ad onor del vero, voglio dire che tutte le volte, in cui ho superato lo scoglio iniziale della paura di non farcela, ho sempre vissuto poi esperienze indimenticabili che mi hanno cambiata; per cui ben venga sempre il cambiamento!
Tra diverse occasioni vissute, una tra le più importanti è stata sicuramente il CET di Mogol. Ho avuto la possibilità di vincere una borsa di studio ed in quel percorso ho capito l’importanza della musica nella mia vita. Prima di quel periodo, lavoravo come cameriera e studiavo in Conservatorio.
Il problema è che studiavo musica, ma non vivevo di musica. Dal CET ho capito che dovevo cambiare la mia vita, perché la musica non può essere vissuta solo attraverso pagine di libri. Così ho lasciato la pizzeria in cui lavoravo e ho iniziato a fare live in giro per l’Abruzzo con un gruppo, Lucky Radio, che è la mia seconda famiglia: grazie a loro, ho imparato a lasciarmi andare, a cantare nei matrimoni e ad insegnare canto. Non faccio ancora ciò che voglio, ma qualche piccolo sogno l’ho realizzato e sono felice di quanto io sia cresciuta nonostante le mie paure.

Cosa rappresenta la musica per lei?
La musica dà un senso alla mia vita. È una storia d’amore complicata; in molti dei miei quaderni personali parlo di lei. Spesso mi fa stare male, altre volte mi salva e mette a posto la testa. É un’amica e una psicologa: cantare, infatti, ma soprattutto scrivere una canzone, è una seduta gratuita di psicoterapia! Puoi nasconderti dagli altri, ma non da lei. La musica vive solo di verità.

Qual è il legame con la sua terra e la sua comunità?
Sono una ragazza molto introspettiva, ho sempre vissuto nella mia cameretta, tra quaderni, una chitarra e libri da leggere. Mi dispiace non essere mai riuscita ad integrarmi molto nella mia comunità da giovane: mi sono sempre sentita sbagliata e diversa. Negli anni, però, molti dei miei compaesani mi hanno sostenuta invitandomi a suonare nei loro locali, come il Dejavu, o per eventi di piazza o in trasmissioni locali con il sostegno di Angelo Carestia. Sono profondamente grata a tutti loro per questo. Come vedi è sempre la musica a mettere in ordine le cose.

Qual è il suo rapporto con la fede?
Tutto ciò che so ora è grazie a mia madre, che ha sempre creduto e spinto me e mia sorella a conoscere e vivere la religione cristiana. Sono sincera, in questo momento non mi sento di avere una grande fede, ma stimo molto chi riesce ad averla: credo sia fondamentale per curare la nostra anima. L’uomo ha bisogno di sperare e credo che la fede possa aiutare in questo.

Dove la troveremo in futuro? Quali sono i suoi progetti?
Il futuro mi spaventa – strano eh!? – mi piacerebbe tanto saperlo e avere delle certezze. Pensi che le sto rispondendo dall’Irlanda! Fino a qualche mese fa non ero affatto sicura di arrivarci! Chi vive di musica – e io non sono propriamente tra questi, perché posso assicurare che io la vivo tutt’ora in parte – non può fare programmi. Si può avere un’idea dei propri obiettivi e, quindi, lavorare e studiare per raggiungerli; ma tutto è sempre sorprendente e imprevedibile. Mi piacerebbe cambiare vita, vivere in città, scrivere canzoni, magari avere un mio progetto e suonare in giro come turnista o registrare doppiaggi cantati. Qualsiasi cosa purché sia musica. Qualsiasi cosa purché mi faccia stare bene.

Che messaggio vuole dare ai lettori?
Ai lettori dedico una canzone, “La verità” di Brunori Sas. È un brano che ascolto tutte le volte in cui mi sento bloccata e per paura di non farcela mi aggrappo – come dice il testo – “a quelle quattro o cinque cose a cui non credi neanche più”. Cambiare spaventa, ma non farlo affatto è peggio, contro natura. Anche perché, come dice anche l’autore Zerocalcare, diventato molto famoso ora con la sua serie “Strappare lungo i bordi”, a volte, per paura di sbagliare, restiamo sempre nello stesso punto, con quel foglio di carta dove ci sono aggrappate tutte le nostre certezze e, a volte, per paura di sbagliare, restiamo sempre con quello stesso foglio in mano, ma nel tempo quel foglio si consuma, si “ciancica” e noi perdiamo di vista quello che vogliamo davvero. Non abbiate paura di correre qualche rischio, non abbiate paura di cambiare.

Carletta Di Blasio: