X

FOTO “Mani che cuciono speranza”, i Giovani di AC incontrano gli operatori sociali del “Laboratorio di Frontiera”

MONTEPRANDONE – Si è svolto venerdì 11 Febbraio, alle ore 21:15, presso la sala San Giovanni Paolo II della Chiesa Sacro Cuore in Centobuchi di Monteprandone, l’evento dal titolo “Mani che cuciono speranza”, un incontro organizzato dall’Azione Cattolica Diocesana rivolto principalmente ai Giovanissimi e ai Giovani di AC che hanno partecipato numerosi e provenienti da diverse parrocchie della diocesi. Durante la serata, che è andata in onda anche in diretta streaming, hanno portato la loro testimonianza due operatori sociali di “Laboratorio di Frontiera” ed è intervenuto don Gian Luca Rosati.

Dopo i saluti di benvenuto di Lorenzo Felici, Presidente dell’Azione Cattolica Diocesana, sono stati introdotti Amedeo e Laura, due operatori sociali di “Laboratorio di Frontiera”, un progetto realizzato dalla Congregazione delle Suore Oblate del SS Redentore che si occupa di donne che hanno avuto storie di vita particolari e sono quindi vulnerabili.

Laura in particolare ha spiegato: “Il nostro laboratorio si chiama ‘di frontiera’ perché accoglie donne di diversa nazionalità, donne estremamente fragili e vulnerabili. Da sempre abbiamo cercato di offrire un lavoro che potesse aiutare i giovani e le donne nell’autodeterminazione attraverso un’autonomia economica, ma inevitabilmente le soluzioni erano temporanee e limitate nel tempo, tanto che, una volta terminato il periodo, lasciavano le donne in una condizione poco differente da quella iniziale, costringendole a ricominciare nella ricerca di un lavoro stabile. Per questo motivo abbiamo pensato di realizzare un laboratorio, uno spazio polivalente, in cui si conoscono meglio le potenzialità ed i sogni di queste giovani donne, poi si fa formazione al lavoro ed infine si eseguono attività principalmente di due tipi: una di tipo sartoriale per creare e realizzare bomboniere; l’altra è legata alla cosmetica, le ragazze, infatti, vanno a raccogliere erbe officinali, come salvia e lavanda, per realizzare shampoo o oli essenziali. In questo modo possiamo offrire la possibilità di un lavoro duraturo nel tempo e, cosa più importante, diversificata nella proposta. È questo lo scopo delle associazioni, è questo l’ambizioso, ma, al tempo stesso, inevitabile scopo, che l’associazione vuole ottenere: questo tessuto sociale deve essere ricucito, garantendo dignità attraverso un sostegno economico. Il nostro motto è: ‘Sussidiarietà e non assistenza’ e il nostro progetto fornisce proprio opportunità di lavoro e restituisce dignità a donne che si trovano in particolari difficoltà economiche e sociali.”

A seguire Amedeo ha introdotto un video esplicativo su quanto viene svolto all’interno di “Laboratorio di Frontiera” e ha dialogato con i Giovani e Giovanissimi presenti: “Voi siete ragazze e ragazzi dai 15 ai 20 anni, proprio come le giovani donne che noi ospitiamo. Pensate di andare in un paese straniero con un sogno in tasca e di ritrovarvi all’improvviso in strada. Immaginate come ci si possa sentire se qualcuno prendesse un vostro progetto o un sogno e all’improvviso lo distruggesse.” Non essendo possibile interagire nella maniera classica a causa delle norme anti-Covid, è stata data la possibilità ai ragazzi di esprimersi attraverso una piattaforma social, prima scrivendo una parola chiave legata al sogno che vogliono realizzare nella loro vita e poi scrivendo una parola di incoraggiamento per chi si è visto distruggere il proprio sogno, come è successo alle ragazze del “Laboratorio di Frontiera”. Sulle note della canzone ‘Costruire’ di Niccolò Fabi, i giovani presenti hanno riflettuto e poi partecipato al gioco.

La serata è proseguita con il racconto, da parte dei due operatori sociali, della storia di Nancy, una delle ragazze che fanno parte del “Laboratorio di Frontiera” il cui nome è ovviamente di fantasia. “Nancy – ha detto Laura – è venuta qui in Italia con un sogno che, però, è stato spezzato ed è stata portata sulla strada. Ad un certo punto Nancy si è sentita invisibile: non aveva un documento, non aveva un lavoro, non aveva una casa, non aveva più neanche un sogno da realizzare. Poi è venuta nella nostra casa di accoglienza ed ha iniziato un percorso che, all’inizio, è stato difficile sia per lei che per noi a causa della differenza di lingua, abitudini e modi di pensare. Poi, però, siamo riusciti a trovare la giusta alchimia e ci siamo arricchite reciprocamente. Nancy ora ha cambiato vita, lavora con noi e non è più invisibile.” Amedeo ha quindi invitato i giovani e i giovanissimi presenti a riflettere su cosa li avesse maggiormente colpiti della storia raccontata ed ha concluso dicendo: “A chi di voi non è mai capitato di passare lungo la strada Bonifica? Qual è il vostro sguardo verso le donne che vedete in strada? Qual è il vostro sguardo quando si tratta di ragazze della vostra classe o del vostro quartiere? Noi questa sera non vogliamo darvi delle risposte, ma solo farvi sperimentare quello che succede anche a noi, ovvero essere continuamente provocati dalla storia e dalle situazioni degli altri e farvi sperimentare anche come fare, insieme a loro, per fare in modo di non soccombere, di trasformare le situazioni che si vivono con disagio o fastidio in situazioni nuove e belle, di uscire fuori da uno stereotipo di donna. Posso farlo solo con l’ascolto dell’altro. Quando ci avviciniamo all’altro, possiamo fare tre cose: possiamo cambiare lo sguardo; poi possiamo cambiare il modo di relazionarci; infine possiamo non scappare e fare in modo che la mia vita cambi come cambia la vita dell’altro. Cerchiamo insieme una parola che lega, che costruisce, che mette insieme i fili.” Al termine tutte le parole espresse sono state proiettate su un maxi schermo e ripetute ad alta voce. La parola più utilizzata dai ragazzi è stata speranza, seguita da coraggio e felicità.

Prima della chiusura dell’incontro, è stata data parola a don Gian Luca Rosati il quale ha fatto una breve riflessione su un versetto del Vangelo: “ ‘Cercate e troverete’ è una frase che credo riassuma quanto detto stasera durante l’incontro. Questi due verbi sono importantissimi: Cercate è un presente indicativo o un imperativo, quindi un’esortazione, un invito, ma certamente non è un’ipotesi; Troverete è un futuro indicativo, non è ipotetico, non è condizionato, è una certezza. Io spero che noi cristiani non andiamo in giro con l’idea che forse troveremo qualcosa di buono, ma con la certezza che, cercando, troveremo qualcosa di buono. Stasera abbiamo capito che i sogni di alcune persone, grazie ai sogni di altre persone, si sono realizzati. Il sogno di Laura e Amedeo ha aiutato il sogno di Nancy a realizzarsi. Noi cristiani siamo qui appositamente per questo, non per essere spettatori. Stasera abbiamo capito anche che ascoltare è importantissimo: se ascoltate, fate tanta fatica in meno. Spero che questo incontro possa essere di stimolo a tutti noi per non andare in giro come distratti viaggiatori, ma come turisti che non vogliono perdersi nessun particolare.

La serata si è conclusa con i saluti del presidente Felici e con i ringraziamenti a don Matteo Calvaresi e don Armando Guido Moriconi per l’ospitalità nella sala parrocchiale di Centobuchi.

Carletta Di Blasio: