(Foto ANSA/SIR)

“Ripeto a tutti che chi causa guerra oppure chi non si impegna a proteggere la pace non ha diritto a chiamarsi cristiano”. Parole durissime di condanna sono pronunciate in queste ore delicatissime per la pace dal nunzio apostolico in Ucraina, mons. Visvaldas Kulbokas.

“La gente è molto preoccupata e tesa”, dice il nunzio al Sir: “È evidente che i politici spesso non riescono a trovare strumenti adatti per superare i conflitti, perché c’è quasi sempre una qualche contrapposizione tra gli interessi di parte”. “Il mio sogno – aggiunge il nunzio – è vedere non solo in Europa, ma ovunque, più persone che si dedicano alla politica con sincerità e dedizione, riconoscendo che si tratta di una vocazione degna, al servizio di tutti, da non lasciare nelle mani di chi si prende gioco della politica come se la vita propria e quella altrui fosse un niente”. Alla domanda su quale via intraprendere per promuovere oggi la pace, il nunzio risponde: “Prima di tutto, convertirci a Dio e al nostro vero ed eterno ‘io’, cioè a noi in quanto esseri umani, chiamati ad essere luce e sostegno gli uni per gli altri”. E spiega: “Noi, come persone di fede, cristiani o ebrei o musulmani, sappiamo che soltanto in una vera fede in Dio abbiamo la possibilità – e la chiave adatta – di risolvere i conflitti; che questo ci piaccia o no, è così: solo una fede sincera ci illumina”. “La pace e la promozione della convivenza fra tutti  – ricorda il nunzio – rimangono la nostra vocazione chiara e imperativa. Affidiamo al Signore Gesù e alla Vergine Maria la nostra supplica di pace”.

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