GROTTAMMARE – Abbiamo intervistato Alberto Romani che ha costituito presso i locali della Chiesa di Sant’Agostino un laboratorio di Liuteria.
Alberto come nasce il laboratorio di liuteria e come si struttura?
Parto da lontano. Nasce da una mia passione che ho sempre avuto sin da piccolo e che ho sviluppato grazie a due grandi maestri di liuteria: Remo Schiavi che mi aprì le porte di questo mondo e Albino Scarpantoni che è il mio vero e proprio maestro e insegnante.
Per me è un hobby, ma attenzione a non considerarlo realmente tale poiché si tratta di una disciplina davvero difficile dove sono coinvolte diverse materie. Matematica, fisica, chimica, scienza delle costruzioni, scienza dei materiali, progettazione, disegno tecnico, restauro, elettronica, si accompagnano al concreto del saper lavorare il legno, rigorosamente a mano, come nelle antiche e tradizionali botteghe. Lo scopo è sempre lo stesso: far sì che una chitarra suoni bene. Quindi, seppur nel mio caso si è sempre trattato di hobby/passatempo, all’atto pratico è tutt’altro che un hobby, proprio per il rigore assoluto che lo contraddistingue rispetto ad altri “svaghi”.
In questo settore, la scienza e la manualità, la conoscenza e la sperimentazione, la ragione e il cuore, sono fattori biunivoci e complementari.
Per cui per l’Alberto ingegnere, questa disciplina è un veicolo utile per concretizzare nel piccolo, gli studi svolti e sviluppare esperienze di ricerca tecnica e scientifica, ma per l’Alberto docente ed educatore, è divenuto dal 2015 un mezzo pedagogico, educativo e formativo sia in ambito di pastorale giovanile, sia in ambito educativo scolastico e sociale.
L’idea è nata dal desiderio di fornire ai giovani un’alternativa alla loro quotidianità, offrendo loro l’opportunità di associare al cammino di fede del dopocresima, un percorso di laboratorio formativo basato sulla progettazione, costruzione, restauro di chitarre e sullo studio del legno e delle sue proprietà fisiche, tecnologiche e meccaniche.
I ragazzi hanno dunque l’opportunità di esercitare la creatività, l’inventiva, la capacità di risolvere problemi (problem solving), il saper acquisire spirito di collaborazione (cooperative learning) anche tra pari (peer education) perseguendo al tempo stesso, uno stile di umiltà e semplicità che è tipico dello spirito di San Francesco d’Assisi e del francescanesimo. Per questo motivo, il Laboratorio di Liuteria è inteso come
“Lab-Oratorio” e porta il nome di “Franciscana”; l’emblema che lo caratterizza ne è da sempre testimonianza attiva ed è inserito nel contesto semplice del complesso religioso di Sant’Agostino a Grottammare. È un progetto a tempo indeterminato, unico nel territorio nazionale, che oltre all’appoggio e alla lungimiranza dell’allora Parroco Don Giorgio Carini e dell’attuale Parroco Don Federico Pompei, gode dell’incoraggiamento spirituale del Vescovo e del Patrocinio del Comune di Grottammare proprio per l’elevata valenza sociale, culturale, educativa, didattica (il tutto senza scopo di lucro).
Quanti laboratori ci sono nel nostro territorio e perché sono importanti?
Il territorio piceno, così come un pò tutta la regione Marche, presenta diversi liutai e laboratori di liuteria. Chi lo fa per professione, chi invece esclusivamente per passione, tuttavia è abbastanza difficile quantificarne il numero esatto. Quello che posso testimoniare è che si prende coscienza di questo “mondo” solo una volta che ci si entra a farne parte, chi per sola conoscenza culturale, chi per pratica attiva. Non tutti si cimentano nella costruzione di chitarre ed anzi, quasi la maggior parte si occupa più di strumenti ad arco (viole, violini, violoncelli, ecc.). L’importanza di questa realtà è presto dimostrata dal fatto che si porta avanti una tradizione antica, ed anche se è noto che storicamente il “centro” nevralgico della liuteria, per antonomasia, rimane il territorio di Cremona e Brescia, tuttavia anche le Marche ed il Piceno rappresentano una fluente e rigogliosa comunità di liutai.
Ci racconti alcune esperienze tra le piu’ importanti che hai avuto modo di sviluppare?
Ci tengo a raccontare la recente esperienza di laboratorio avuta lo scorso anno scolastico. Come dicevo, io sono un docente di professione (anche se direi più per missione e per vocazione) e lo scorso anno ho avuto la possibilità di insegnare “Tecnologie e Tecniche di Rappresentazione Grafica” (il vecchio Disegno Tecnico) agli informatici e “Disegno e Storia dell’Arte” al Liceo Scienze Applicate. Causa Covid, come tutti gli insegnanti, ho dovuto anche io reinventare una metodologia di insegnamento applicabile ed efficace per adattarla alla didattica a distanza; sussisteva anche la necessità di rendere la materia di disegno tecnico interessante soprattutto agli studenti dell’indirizzo informatico che l’anno successivo avrebbero abbandonato la materia per lasciare spazio a quelle professionalizzanti.
L’idea dunque, fu quella di proporre loro la progettazione di un cajòn (strumento a percussione peruviano) utilizzando tutte le tradizionali tecniche del disegno a partire dalla bozza iniziale a mano libera, fino a renderlo esecutivo anche attraverso l’impiego di software di progettazione digitale, per poi realizzarlo una volta terminato il periodo di lockdown. Lo strumento è stato costruito durante il periodo estivo assieme ad alcuni di loro che in forma del tutto volontaria hanno voluto vivere l’ambiente laboratoriale realizzandone quattro esemplari. Ci tengo anche a sottolineare che questa esperienza non era inserita all’interno del cosiddetto “piano scuola d’estate 2021” che fu promosso dal Ministro dell’Istruzione quindi, a maggior ragione, sono molto soddisfatto proprio perché se alcuni ragazzi hanno deciso di rinunciare a qualche ora di mare per svolgere tale attività, significa che l’obbiettivo prefissatomi è stato pienamente raggiunto. Per la cronaca, a questi cajòn è stato dato il nome “DESA” che era il cognome di San Giuseppe da Copertino noto per essere il protettore degli studenti oltre che degli aviatori. E allora è bello vedere questi giovani volare con la fantasia e la creatività. Abbiamo in programma di mettere all’asta uno di questi strumenti per devolvere il ricavato alle famiglie bisognose.
Vado fiero del risultato perché grazie a tale opportunità, ho avuto modo di aiutare questi ragazzi a sentirsi coesi, utili e non abbandonati a sé stessi nella restrizione forzata.
Altra esperienza molto importante è stata quella della costruzione della chitarra per la promozione della pace del mondo. Si tratta di una chitarra elettrica che costruii nel 2014 per promuovere la pace nel mondo; fu benedetta ad Assisi e sta “viaggiando” tra i più grandi chitarristi e musicisti di fama mondiale i quali appongono il loro autografo su di essa e di fatto sottoscrivono un impegno personale e morale nel loro ambito professionale volto alla diffusione della pace universale. Hanno finora contribuito artisti del calibro di Pat Metheny, Joe Satriani, Phil Palmer dei Dire Straits, Simone Cristicchi e a breve si aggiungerà anche Nek, sperando di riuscire, a Pasqua di quest’anno, di far firmare anche Papa Francesco.
Progetti futuri?
Moltissimi. Anzitutto c’è da proseguire con il percorso della chitarra per la pace nel mondo che, come potrete immaginare, è piuttosto lungo se non altro perché per arrivare ai grandi artisti, c’è tutto un lavoro di contatti da attivare e spesso non è facile, non tanto per gli artisti stessi quanto per i loro entourage che qualche volta esercitano un’azione di filtro un pò troppo eccessiva.
Inoltre, ci sono due nuove realizzazioni di chitarre che partiranno a breve. Si tratta di una chitarra elettrica per la quale si è in fase di definizione progettuale e di una chitarra acustica formato “Dreadnought”, notoriamente tra le più performanti a livello acustico, studiata appositamente per essere suonata in ambienti voluminosi come grandi sale concerto, chiese, teatri, ecc.
Per il resto desidero continuare su questo percorso educativo/pastorale e nel frattempo mi piacerebbe porre a conoscenza di questa realtà anche Papa Francesco e il “neo” Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Si tratta di fatto, almeno in Italia, di una realtà unica nel suo genere a livello pastorale ed anche sociale, per cui a tutti chiedo tante preghiere affinché ci sia sempre la possibilità di continuare, e di farlo per offrire un’alternativa di valore ai giovani di oggi.