SANT’EGIDIO ALLA VIBRATA – Concludiamo il nostro viaggio alla scoperta delle Scuole Superiori della nostra Diocesi, viste con gli occhi degli studenti, con l’Istituto Omnicomprensivo “Primo Levi” di Sant’Egidio alla Vibrata che ci viene presentato e raccontato da Kevin Acciaroli e Leonardo Capriotti, eletti rappresentanti della Consulta Giovanile lo scorso Ottobre. Sebbene la pandemia abbia rallentato e complicato il loro percorso, tuttavia questi giovani studenti proseguono per il loro cammino verso il mondo degli adulti che li vedrà presto impegnati come studenti universitari o come lavoratori.

Kevin e Leonardo, che frequentano il quinto anno, spiegano: “Nella nostra scuola sono presenti due indirizzi: meccanica e moda. Collegati a questi indirizzi ci sono diverse sale dedicate. Per l’indirizzo moda abbiamo tre laboratori: quello di modellistica, che sfrutta l’ideazione e la progettazione per un prodotto finito; quello di confezioni, che si occupa di ricerca dei materiali; quello di chimica, che serve per studiare la composizione del tessuto che si va a lavorare. Per l’indirizzo di meccanica, possiamo contare su due grandi laboratori: quello di meccanica e meccatronica, che, ricco di macchine utensili, sfrutta l’automazione pneumatica e ci consente di usare la stampante 3D; quello di informatica che usiamo per la realizzazione di pezzi meccanici su CAD. Infine abbiamo anche il laboratorio di inglese, usato per lo più per una didattica interattiva per capire al meglio l’argomento trattato in lingua. Essendo la nostra una scuola tecnico-professionale, numerosi sono gli sbocchi lavorativi dopo aver conseguito il diploma. Per quanto riguarda il settore moda, lo studente che lascia la nostra scuola può diventare project manager, insegnante in istituti tecnico-pratici, impiegato in aziende del settore tessile nel reparto progettazione o in quello di ricerca, collaudi e controlli abbigliamento, impiegato per l’assistenza tecnica e la commercializzazione di prodotti del settore tessile. Anche per quanto concerne il settore meccanica, molteplici sono gli sbocchi: disegnatore tecnico, progettista, insegnante in istituti tecnico-pratici, assistente tecnico nella commercializzazione di prodotti del settore meccanico, vari profili professionali nel campo della termotecnica.”

In merito alla loro candidatura affermano: “Per molti anni in questa scuola ci siamo sentiti poco rappresentati. Ci è sembrato che chi era stato eletto amasse più il titolo in sè che il ruolo che ne conseguiva. Pertanto abbiamo pensato di candidarci e quindi di stare al centro dell’attenzione – quello è inevitabile – ma per il motivo giusto, ovvero essere responsabile, seppur in piccola parte, di un istituto e di chi ne fa parte. Noi vogliamo dare un senso al titolo di rappresentante d’istituto e vogliamo dare valore al nostro ruolo. Vogliamo cambiare alcune cose: prima di tutto vogliamo essere presenti e disponibili, quando un nostro coetaneo si trova davanti un problema; poi vogliamo ascoltare e trasmettere fiducia e sicurezza. A volte bastano piccole cose per fare la differenza. Inoltre vogliamo una scuola sempre propositiva e ricca di progetti, soprattutto in questo periodo di pandemia in cui le occasioni per stare insieme e condividere esperienze si sono ridotte.”

A proposito di iniziative e progetti, Kevin e Leonardo raccontano: “Durante il primo quadrimestre abbiamo vissuto due esperienze bellissime e formative. Ad Ottobre abbiamo ospitato alcuni volontari della Croce Rossa Italiana i quali ci hanno spiegato i rischi della strada e soprattutto della guida in stato di ebrezza. Il fatto interessante, che ci ha colpito parecchio, è stato il modo coinvolgente con cui ci sono state spiegate le cose: i volontari sono riusciti a rendere molto partecipi sia i professori che noi studenti. In particolare ci hanno fatto fare anche una simulazione con degli occhiali speciali che riproducevano l’alterazione della vista in caso di ebrezza: abbiamo così affrontato un percorso come se fossimo ubriachi, cercando di non far cadere i coni messi lungo il cammino. Il gioco, che è stato anche molto divertente, ci ha fatto riflettere parecchio sulla superficialità con cui a volte viene affrontata la strada e sinceramente ne siamo usciti tutti più responsabili e consapevoli. Un altro progetto, svolto a Dicembre durante il periodo natalizio, è stata una raccolta fondi, da parte sia di alunni che di docenti, per acquistare dei buoni pasto da donare alla Caritas, che, a sua volta, li ha forniti a persone indigenti e bisognose. È stato sorprendente constatare la partecipazione e la bontà degli studenti che hanno creduto nell’iniziativa e si sono resi disponibili ad aiutare. Noi due ne siamo rimasti stupiti. Ci teniamo a ringraziare il nostro professore di religione, il diacono Giovanni Scarciglia, che ha avuto questa idea tempo fa e che ormai è divenuta un rito nella nostra scuola.”

“Anche per il secondo quadrimestre – proseguono i due giovani – abbiamo in serbo alcune iniziative. Prima di tutto abbiamo già iniziato il progetto ‘Libriamoci’, che consiste nella lettura di un libro da commentare insieme durante le lezioni. Il progetto, oltre che incrementare l’interesse degli studenti verso la lettura, è piacevole per il fatto che possiamo scegliere noi, in accordo con la docente d’Italiano, quale libro leggere ed approfondire. In questi mesi stiamo analizzando ‘L’alchimista’, un romanzo adatto a tutti, ma con una profondità stupenda che ci sta insegnando come affrontare le criticità della vita. In secondo luogo vorremo riprendere la sfilata, già fatta negli anni precedenti, di capi confezionati dagli studenti dell’indirizzo moda, adoperando come modelli alcuni ragazzi che si renderanno disponibili. È un evento molto bello perché suscita l’interesse sia di semplici curiosi sia di persone del settore che lavorano nel campo della moda e magari chiedono di conoscere gli ideatori dei capi realizzati.”

Della pandemia Kevin e Leonardo dicono: “È strano pensare che tutti noi, in questo momento, stiamo vivendo un periodo storico che verrà ricordato nei libri di scuola. Chi di noi avrebbe mai potuto immaginare una situazione del genere? Fino a tre anni fa un evento tale ci sarebbe sembrato un racconto o un film di fantascienza e, invece, da una settimana all’altra, ci siamo ritrovati così, costretti a rimanere a casa, a non andare a scuola o al lavoro, a non vedere i nostri amici e colleghi, costretti a fare sport da casa, a studiare attraverso un computer, a chiamare i nonni anziché andare a pranzo da loro. Fortunatamente abbiamo Internet: possiamo messaggiare, inviare foto, chiamare o videochiamare i nostri amici, parenti e colleghi; possiamo anche continuare a studiare e in certi casi lavorare da casa. Certamente la prosecuzione dell’apprendimento, necessario in questa situazione per non rilassarsi troppo e per farsi trovare pronti al momento del rientro, sono un bene. Ma ci sono anche tanti problemi: molti di noi sono sprovvisti di una connessione continuativa, quella di altri non funziona bene, alcuni non hanno un computer o non ne hanno abbastanza per tutti i fratelli e lo sfortunato di turno deve utilizzare il cellulare per collegarsi alla lezione ed è costretto a seguirla da uno schermo troppo piccolo per comprendere bene quello che viene detto. Se pensiamo a come eravamo abituati, ad ascoltare le spiegazioni in presenza e ad avere un dialogo con i professori, ci sentiamo tristi e sconfortati. A volte poi siamo anche annoiati e stanchi di stare sempre a guardare la tv o a giocare con i videogiochi per ore e ore. Non avere contatti sociali è triste e deprimente: ci mancano le uscite con gli amici, il fatto di fare nuove conoscenze e soprattutto gli abbracci. Onestamente nessuno di noi era preparato ad una pandemia mondiale e all’inizio non ne abbiamo capito neanche la gravità. Ce ne siamo accorti man mano. Col tempo abbiamo compreso quanto sia importante rimanere a casa, limitare i contatti con persone estranee e, soprattutto, rispettare le misure di sicurezza stabilite dal sistema sanitario nazionale. A questa cresciuta consapevolezza, però, se ne è aggiunta un’altra: quella di non essere totalmente padroni del nostro destino. È una sensazione strana quella di non avere certezze, di non sapere cosa succederà tra un mese o l’anno prossimo, non sapere se torneremo a scuola a Settembre e se lo faremo stando tutti distanti, con mascherine e disinfettanti o se potremo tornare a quella che per noi era la normalità. Per questo motivo il futuro ci fa un po’ paura, un po’ più di prima.”

A proposito del loro futuro, grande è dunque l’incertezza dei nostri due studenti. Kevin ammette: “Sono molto indeciso su quello che vorrei fare in futuro. Sono una persona molto riflessiva: prendo decisioni ponderate, confronto tutte le possibilità che ho davanti a me e ne analizzo le conseguenze, impiego anni per compiere una scelta! Pertanto non so dire con certezza cosa farò una volta terminata la scuola: ho un’idea, ma non è così forte da abbattere tutte le mie insicurezze. Per tale ragione, dopo il diploma, credo che farò un’esperienza professionale in fabbrica, lavoro che eviterei per tutta la vita, ma che penso possa aiutarmi a chiarire le idee e a farmi decidere cosa voglio fare veramente nella mia vita. Mi piacerebbe inoltre seguire ulteriori corsi di studio sulla progettazione CAD, così da guadagnarmi un giorno, forse, un posto in ufficio. Non nascondo il fatto che ho anche pensato di cambiare aria e trasferirmi in un posto lontano da tutti, ma sono talmente tante le variabili che mi frullano in testa che, al momento, la scelta migliore è attendere.” Anche Leonardo rivela le sue incertezze: “Per quanto riguarda il futuro, io vorrei proseguire gli studi, ma sono ancora molto indeciso sulla facoltà da scegliere. Per questo motivo anch’io ho deciso di aspettare. Con molta probabilità dopo il diploma mi prenderò un anno di riposo, vista anche la particolare situazione che stiamo vivendo. Terminato l’anno, spero di aver capito meglio quello che il futuro ha deciso di riservarmi.” Entrambi sono comunque concordi su una cosa: “Nonostante la pandemia abbia reso ancora più incerte le prospettive professionali dopo la maturità e nonostante il nostro futuro ci faccia un po’ paura, noi crediamo che gli sbocchi lavorativi al termine della scuola siano molteplici. Pertanto non pensiamo di rimanere senza lavoro o di non riuscire a realizzare i nostri sogni. Basta credere in quel che si vuole fare e mettercela tutta per realizzare i propri sogni e le proprie prospettive di vita. Sarà dura, ma siamo anche consapevoli che – come diceva il giornalista, scrittore e fumettista americano James Grover Thurber, non bisogna guardare al passato con rabbia o al futuro con ansia, ma bisogna guardarsi intorno con attenzione’.

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *