DIOCESI – Si è svolto Mercoledì 16 Febbraio alle ore 21:00, in modalità a distanza, un incontro formativo sul tema “Umanesimo cristiano in un contesto interculturale”, tenuto da Luciano Eusebi, professore ordinario di Diritto Penale e membro del Comitato Scientifico del Centro di Bioetica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nonché autore di molti testi. L’appuntamento, rivolto ai presbiteri, ai diaconi e ai collaboratori pastorali di tutte le parrocchie della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, è andato in onda anche sul canale You Tube della Caritas diocesana. L’incontro, che ha visto la partecipazione anche del vescovo Carlo Bresciani, è stato seguito da oltre 100 fedeli della nostra diocesi, oltre ai numerosi utenti collegati in diretta streaming.
Dopo il saluto del vescovo Bresciani, l’illustre ospite ha preso la parola e ha introdotto l’argomento di discussione: “Spesso non sappiamo come affrontare certi temi che riguardano la vita. A volte pensiamo che la religione sia una sovrastruttura e non ci rendiamo conto che, invece, è una cosa che riguarda la vita, quella vera, quotidiana, vissuta. Dobbiamo, perciò, imparare ad usare un linguaggio che parli a tutti, che sia comprensibile, perché Cristo non è qualcosa di astratto, bensì Qualcuno che deve saper incidere sulla storia di oggi. Ci siamo chiesti perché, nonostante nel Vangelo, da secoli, si parli di amore, perdono e fratellanza, nei paesi cristiani ancora si fa la guerra?! Perché spesso le credenze vengono associate a qualcosa di astratto che è altro rispetto alla vita, mentre, in realtà, è il contrario. Quante volte ci rendiamo conto che un atto viene compiuto per obbedienza religiosa e non per convinzione?! Se ricorro alla religione per spiegare un concetto, è come se avessi bisogno di tirare in ballo Dio perché non ho altre spiegazioni da dare, perché faccio fatica ad argomentare alcune questioni sul piano umano. Al contrario, dobbiamo impegnarci affinché questo non accada: ciò che ci sembra grande e buono alla luce della fede, dobbiamo saperlo dire con un linguaggio umano.”
Eusebi ha poi proseguito: “A volte qualcuno afferma che sia importante curare la parte spirituale delle fede prima e meglio della parte più strettamente attiva ed operativa. Ma la spiritualità non è una visione intimistica e sentimentalistica della fede, bensì la continuità tra la fede e la vita. Qualcuno non comprende perché papa Francesco, anziché parlare della vita celeste, si occupi della vita vera, quella terrena, dei poveri, dell’ambiente. Ecco spiegato il motivo. Il papa cura le cose terrene perché sono quelle che lo avvicinano all’uomo, alla sua quotidianità; ovviamente lo fa secondo i principi evangelici che ha fatto propri nel suo cuore. Questo non significa che non dobbiamo annunciare il Vangelo, cercheremo certamente di farlo, ma, nel momento in cui dobbiamo costruire la società, il mondo, le relazioni, la politica, dobbiamo usare un linguaggio comprensibile a tutte le persone, che tocchi il cuore. Sono capace di dire perché l’aborto sia un male senza tirare in ballo la religione? Questo, come dice il papa, è un periodo favorevole per impegnarci in tal senso. E in quest’ottica si apre, per noi, un compito che è anche entusiasmante. Il mondo non è una cosa irrilevante dal punto di vista di Dio. Dobbiamo saper essere presenti e significativi nel mondo, anche rispetto a quelle persone che oggi non fanno una specifica scelta cristiana. Quello che non trova ragione nella fede, io devo saper argomentare in ambito umano.”
Il prof. Eusebi ha poi spiegato come tutto questo abbia a che fare anche con la politica: “Dobbiamo sentirci corresponsabili nella costruzione delle realtà terrene e in quest’ottica c’è tanto da fare a livello politico. Questa è una missione che ci viene dal Vangelo. Come diceva San Paolo VI, non c’è altro luogo per evangelizzare se non il mondo. Cosa fare allora, ad esempio, quando una legge nasce non adeguata alla nostra sensibilità? Prima di tutto dobbiamo riconoscere che c’è un doppio livello di accettazione delle norme e che spesso ci sia un discostamento tra la legge, che rappresenta il punto di incontro sul piano sociale, e la coscienza. Poi dobbiamo agire in modo da ottenere il massimo bene possibile: se non posso cambiare totalmente la legge, anche un’idea di proposta migliorativa rappresenta un piccolo passo in avanti. Per questo motivo bisogna essere presenti anche in contesti in cui non ci si trova d’accordo, ma la presenza aiuta a discutere, a far ragionare e a ridimensionare le parti che non vanno. Lo stesso magistero di papa Francesco ci fa capire che tante volte siamo stati noi i primi, come credenti, a non sottolineare quei valori che comprendiamo dalla fede, ma che sono anche umani, li abbiamo tenuti su un piano privato. Quello che comprendiamo dalla religione lo dobbiamo saper dire su un piano umano.”
“Il nostro compito sembrerebbe non facile – ha concluso il prof. Eusebi – perché dobbiamo accettare che, dal punto di vista umano, siamo minoranza. Ma sul Vangelo non c’è scritto di essere maggioranza, bensì di essere significativi. La vita cristiana non può essere costruita privatamente, bensì va costruita nel mondo. Il fatto che non condividiamo alcune modalità relazionali, come potrebbe essere la convivenza, non significa che non ci sia un’esigenza morale di prevedere alcune regole per regolamentare i rapporti di convivenza. Insomma il Vangelo ci chiama non a dire “Va tutto bene”, bensì ad accogliere. Noi dobbiamo abituarci a vivere nelle periferie, negli angoli di imperfezione, non dicendo quello che non va bene, bensì valorizzando quello che di positivo c’è. Questo significa portare il Vangelo nella laicità. Prima di elencare le difficoltà o gli errori dell’altro, dobbiamo accoglierlo. Ci sono persone che continuano a dirsi credenti, ma poi sul piano delle argomentazioni sono molto deboli. Oggi è il tempo della piena realizzazione umana, della sua presenza nel sociale, in ambito educativo, in politica. Dobbiamo preparare una nuova generazione di giovani, di giornalisti, di politici. È tanto importante che ci siano nelle diverse aggregazioni politiche persone appassionate, che non siano attaccate al potere, bensì che abbiano valori cristiani di riferimento.”
Questi dunque i segreti che il prof. Eusebi ha indicato per essere significativi nel mondo: fare scelte personali coerenti al Vangelo; essere capaci di rendere ragione con un linguaggio umano; vivere una fede personale che si dà ragioni e dà ragioni. “La fede, infatti, – come ha detto Eusebi – è personale, ma non intimistica; la fede costruisce comunità. Questo umanesimo cristiano che ci ispira è il bene nostro e di tutti. Come cristiani, stiamo già dando molto alla società, ma abbiamo ancora molto da dire e da dare.”