Maria Chiara Biagioni e Daniele Rocchi
(Da Firenze) Vescovi di tutta Europa e del Mediterraneo si uniscono all’appello di Papa Francesco di fare del 2 marzo, mercoledì delle Ceneri, una giornata di preghiera e digiuno per la pace. Al termine dell’udienza del mercoledì il Pontefice ha lanciato un appello per la crisi in Ucraina: “Prego tutte parti coinvolte perché sia astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza tra le popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale”. Riuniti a Firenze per l’incontro “Mediterraneo frontiera di pace”, i vescovi dichiarano al Sir l’adesione ferma e convinta alla giornata di preghiera e digiuno.
Guerra, “peggior demonio”. “Senza preghiera e senza digiuno questi demoni non si schiacciano e quello della guerra è il peggiore demonio con cui abbiamo a che fare in questo momento. Sia benedetta questa iniziativa del Santo Padre per invocare la pace”. é il commento del card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Cei. Richiamando l’insegnamento di Giorgio La Pira, il cardinale ricorda che
“la preghiera è più potente della bomba atomica
perché la bomba atomica è capace di distruggere il mondo mentre la preghiera arriva al cuore di Dio”.
Medio Oriente. “In Medio Oriente conosciamo bene la guerra, l’occupazione e le tensioni. Sarà un’occasione in più per pregare per la pace”, afferma il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa che ribadisce l’impegno della “Chiesa Madre di Gerusalemme a pregare per la pace e per la fine delle tensioni”. Dello stesso avviso il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, che ricorda un’altra giornata di digiuno e preghiera, quella del 7 settembre del 2013 per la Siria: “fu un digiuno efficace. Si tratta di una proposta profondamente cristiana, un atto penitenziale da compiere quando si è sull’orlo del baratro. È importante aderire in maniera profonda e sincera sia a livello personale che a livello delle Chiese e delle Istituzioni che rappresentiamo. Il digiuno è una forma di preghiera capace di evitare il disastro”.
In Europa. La pace è minacciata in più punti del continente europeo. Sua Beatitudine Raphaël Bedros XXI Minassian, nuovo patriarca di Cilicia degli armeni, dà voce come sempre al popolo armeno, paese che da anni vive un conflitto tra le forze azere e quelle armene per il possesso della regione caucasica del Nagorno Karabakh.
“La preghiera – dice – è l’unica arma invincibile. È tutto ciò che dobbiamo fare per arrivare alla meta, che è la pace nel mondo. La tensione è dappertutto, è una situazione di crisi. La guerra è un segno di debolezza umana, chi è debole, chi non sa parlare usa i mezzi della guerra. L’uomo forte è colui che si mette in ascolto e in dialogo con l’altro”.
Il popolo greco guarda con grande preoccupazione ai venti di guerra che arrivano da Est. “Noi stiamo pregando da tempo per la pace”, assicura mons. Sevastianos Rossolatos, arcivescovo emerito di Atene. “Come paese dipendiamo molto da questa situazione di crisi che si è aperta. Se scoppia una guerra, prima di tutto soffrono le persone e viene distrutta una nazione. Ma prima di tutto le persone. Purtroppo la Russia ha un progetto preciso e farà di tutto per arrivare al suo scopo. Importante che è si arrivi presto ad un’intesa”. Anche il neo arcivescovo di Sarajevo, mons. Tomo Vukšić, raccoglie subito l’appello del Papa: “È un’esortazione che riguarda l’Ucraina ma che si estende in tutto il mondo. In Bosnia stiamo assistendo a risorgenti tensioni. Siamo usciti da una guerra fratricida scoppiata 30 anni fa e che non ha avuto ancora una soluzione stabile e condivisa. Siamo abituati ad una situazione politica provvisoria dalla quale nascono problemi. Fino a quando non saranno il diritto e la giustizia a governare non ci sarà mai pace. L’appello del Papa non può essere disatteso dai credenti nel Dio della Pace e anche dai non credenti”.
Dall’Ucraina. A Firenze è risuonata forte la voce del popolo ucraino. In un messaggio inviato ai partecipanti, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, spiega la sua mancata presenza all’incontro.
“La situazione attuale richiede la mia presenza nel paese e mi sento in dovere di stare con il mio popolo, in veglia e in preghiera per la pace”.
“La Pira – aggiunge l’arcivescovo maggiore – invita tutti noi a non stancarci mai di pregare, sperare, operare per la pace e per la prosperità di tutte le nazioni. In questo momento così drammatico per il mio popolo, sono sicuro che comprenderanno le mie motivazioni. Desidero esprimere un ringraziamento alla Chiesa italiana, per la costante vicinanza con il popolo ucraino, per il suo forte appello per la pace. Vi chiedo di continuare a pregare”.
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