M.Michela Nicolais
“Vi prego, vi scongiuro, fermatevi! In nome di Dio, no alla guerra!”. È il forte appello per la pace in Ucraina, lanciato dal card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, al termine dell’incontro tra i vescovi e i sindaci del Mediterraneo, svoltosi in questi giorni a Firenze alla presenza di 60 vescovi, provenienti da 20 Paesi, e 65 sindaci delle principali città del Mediterraneo.
“Le notizie drammatiche e le immagini ancor più inquietanti che provengono dall’Ucraina ci raccontano di una tragedia umanitaria a cui non avremmo mai voluto assistere”, le parole del presidente della Cei: “Il mio pensiero e la mia preghiera vanno verso tutte quelle persone che adesso si trovano nei rifugi sotterranei e a coloro che stanno fuggendo. A tutti coloro che stanno combattendo vorrei usare le parole semplici di un vecchio sacerdote: ‘Vi prego, vi scongiuro, fermatevi! In nome di Dio, no alla guerra!’”.
“Bisogna dirlo con forza e con coraggio: noi vogliamo costruire la pace!”, ha esclamato il cardinale: “La vogliamo per le nostre città, per le nostre comunità religiose, per le nostre famiglie, per i nostri figli. La pace è un valore che non si può barattare con nulla. Perché la vita umana non si compra e non si uccide! Questo è il nostro sogno: la pace tra tutti i popoli”. Poi la citazione di don Tonino Bello: “battersi per la pace vuol dire liberare l’uomo dall’intrico della miseria, dal viluppo della massificazione, dalle grinfie rapaci del potere, dalle seduzioni involutrici del falso benessere”.
“Oggi abbiamo bisogno di pace sociale nelle città e nel nostro mare”, la tesi del presidente della Cei: “Mentre una folle guerra scoppia in Ucraina portando morte e distruzione, l’orologio della storia non vuole fermare le sue lancette a Firenze, anzi vuole che risuoni continuamente l’ora della pace e del dialogo”. “Anche oggi – in questa domenica segnata purtroppo dalle terribili notizie provenienti dall’Ucraina, che ci invitano a pregare e a condividere in tutti i modi in cui ci sarà possibile la tragedia di una ingiusta e inutile guerra – la Parola di Dio illumina le nostre esistenze”, le parole di Bassetti nell’omelia nella basilica di Santa Croce.
“Il nostro pensiero va alla gente dell’Ucraina, la cui sofferenza vogliamo sia circondata dalla nostra preghiera, mentre facciamo appello a chi ha nelle mani il governo dei popoli di convertire i cuori e le decisioni al cuore e ai progetti di pace di Dio, che è padre di tutti”, gli ha fatto eco il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nel suo saluto al termine della messa: “L’umanità viene ferita da divisioni e guerre, e ne soffrono i poveri e i piccoli”, ha proseguito il cardinale: “A nome loro chiediamo per l’Ucraina gesti di pace”.
All’inizio della mattinata a Palazzo Vecchio, il presidente della Cei ha ricordato “con affetto” Papa Francesco, assicurandogli “la nostra vicinanza e il nostro sostegno” e augurandogli “una pronta guarigione”. “Quello che abbiamo vissuto – e che ancora stiamo vivendo – è stato un grande momento storico”, ha affermato il presidente della Cei:
“Questa è la nostra sfida per il futuro: costruire ponti di dialogo tra le genti del Mediterraneo.
Unire ciò che è stato diviso per secoli. Unire in nome della fratellanza umana, come ci ricorda il documento di Abu Dhabi”. “Dio ci ha chiamato qui a Firenze. Contro ogni avversità, contro ogni difficoltà, contro ogni guerra. ‘Spes contra spem’, come avrebbe detto Giorgio La Pira. Unire per la pace: siamo di fronte ad una sfida epocale”. Di qui l’importanza della Carta di Firenze, “che forse rimarrà anche quando noi non ci saremo più”, ha detto a braccio il cardinale, ringraziando i vescovi e i sindaci “del meraviglioso lavoro che abbiamo fatto tutti insieme”. “Portatela nelle vostre città, nelle scuole, nelle comunità religiose, nelle parrocchie”, l’invito a proposito del documento finale sottoscritto, per la prima volta insieme, dai partecipanti: “Divulgatela ma soprattutto incarnatela nella vostra vita. Quella carta infatti è la testimonianza, non solo simbolica, che esiste una coscienza mediterranea. Quella carta è un patto sociale, un patto di amicizia sociale. La Carta di Firenze è un raggio di luce nell’ora più buia”.
“Possa il Mediterraneo, che è lo spazio geografico in cui il Figlio di Dio ha deciso di nascere e dove il suo Vangelo ha compiuto i primi passi, diventare una immensa cassa di risonanza di questo messaggio di fraternità”, l’auspicio finale dell’omelia a Santa Croce:
“Possano i popoli del Mediterraneo essere testimoni per il mondo intero di una pace possibile, quella che parte dal cuore convertito al Vangelo e produce scelte concrete per il bene di tutti”.