M. Chiara Biagioni
“Diciamo grazie a tutti coloro che stanno lavorando per noi. Perché è solo grazie a questa mobilitazione che possiamo essere sicuri di poter aiutare le persone in fuga dalla guerra. Per noi come organizzazioni caritative questo è il nostro campo di battaglia, essere a fianco delle persone, dei più poveri ma adesso tutta l’Ucraina è povera, sfollata, ed ha bisogno del nostro aiuto”. A parlare da Kiev è don Vyacheslav Grynevych, direttore della Caritas-Spes Ucraina. In queste ore in cui l’Ucraina è sotto attacco, l’emergenza sono i profughi. “La gente in questo momento si sta riversando sulle frontiere. La maggior parte è concentrata a Leopoli, al confine con la Polonia. Ma anche lungo i valichi in Slovacchia e Ungheria. E’ troppo difficile dire quante persone siano esattamente”. Caritas-Spes insieme a Caritas Ucraina, le due organizzazioni che fanno riferimento alla Chiesa greco-cattolica e alla chiesa cattolica latina, sono impegnate in prima linea, con i loro operatori e coordinatori ad accogliere le persone che hanno lasciato le proprie abitazioni. Tetiana Stawnychy, direttrice di Caritas ucraina, sta coordinando i diversi centri impegnati ad accogliere nei loro centri in queste ore è soprattutto lungo la linea di confine ad ovest del paese, i profughi in maggioranza donne e bambini, dice, in fuga dalla guerra. Si stanno distribuendo generi alimentari, prodotti per l’igiene, acqua potabile, e prodotti per il riscaldamento. Si sta fornendo assistenza sanitaria, supporto psicologico, assistenza alle persone anziane rimaste sole ed accoglienza. Operatori e volontari sono mobilitati per trasportare le persone più vulnerabili in zone più sicure. Particolare attenzione – dice don Vyacheslav Grynevych – è rivolta ai minori, tanto che la Caritas ha messo a disposizione nella parte più occidentale del paese 5 strutture di accoglienza dove assistere questi bambini. “La gente è arrivata nelle nostre chiese, nei nostri centri perché lì trovano un posto sicuro”, racconta il sacerdote.
“Stiamo lavorando bene. Per ora tutti i nostri operatori stanno bene. Noi siamo a Kiev, alcuni momenti siamo obbligati a scendere nei rifugi ma quando passa l’emergenza torniamo in ufficio e continuiamo a lavorare e a rimanere in contatto con i nostri colleghi”.
Le Caritas Polonia, Moldova e Romania, sono in prima fila nell’organizzazione dell’accoglienza e chiedono un aiuto per far fronte a tale emergenza.Ieri sera, i vescovi polacchi hanno fatto appello ai fedeli e alle comunità cattoliche ad “aprire le nostre case, ostelli, centri di ritiro e tutti i luoghi in cui può essere fornito aiuto”.Riuniti in forma straordinario in Consiglio Permanente, i vescovi si dicono “colpiti dal brutale attacco della Russia all’Ucraina e pregano affinché coloro che sono al potere in tutto il mondo facciano sforzi determinati per risolvere il conflitto”. Era presente alla riunione anche padre Marcin Iżycki, direttore della Caritas Polonia che ha fatto il punto su come la chiesa polacca si sta organizzando per rispondere alle esigenze del momento. “Ci stiamo preparando per un aiuto a breve e lungo termine”, ha annunciato. Le Caritas diocesane offrono posti nei loro centri e sono pronte anche a distribuire tonnellate di cibo e pasti caldi ai valichi di frontiera. In Moldavia, la Caritas ha aperto tre centri (Chisinau, Palanca e Ocnita) per 500 posti letto.
Caritas Italiana fa sapere oggi di aver messo a disposizione 100 mila euro per i bisogni immediati e, in un comunicato, aggiunge:“Si stima che nei prossimi giorni tra uno e cinque milioni di ucraini potrebbero cercare rifugio in Europa, passando soprattutto attraverso la Polonia”.Sono già centinaia di migliaia sfollati e rifugiati nei Paesi limitrofi. Pronta alla solidarietà anche la la Chiesa cattolica in Ungheria. Il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Ungherese (Ceu) ha incaricato la Caritas Hungarica (Caritas Ungheria) di “aiutare e di assistere con particolare attenzione e cura i profughi arrivati in Ungheria dall’Ucraina, collaborando con gli enti statali ungheresi e le altre organizzazioni caritative”. Mons. Tamás Tóth, Segretario generale della Ceu, rispondendo alla domanda dell’Agenzia d’informazione cattolica Magyar Kurir ha ribadito che la Conferenza Episcopale ha già depositato i primi 10 milioni di fiorini al conto corrente della Caritas Hungarica. La Caritas Hungarica, inoltre, ha annunciato una colletta per sostenere il lavoro che fanno in collaborazione con la Caritas Ucraina.