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Vescovi Mediterraneo. Card. Hollerich (vescovi Ue): “Abbiamo tutti il sogno comune della pace”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

M. Chiara Biagioni

“Vale la pena mettersi attorno ad un tavolo, parlare ed entrare in dialogo. E’ vero che siamo molto diversi. Veniamo da paesi differenti. Ma abbiamo tutti un sogno comune per il Mediterraneo, un sogno di pace e di prosperità. Per questo bisogna lavorare tutti insieme”. Con queste parole, il card. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Commissione degli episcopali Ue (Comece), traccia al Sir un bilancio dell’incontro dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo a Firenze. “La cittadinanza – dice il cardinale – è un tema molto importante perché siamo tutti cittadini. Le nostre città hanno una grande complessità e una grande diversità ma da queste diversità e complessità può nascere qualcosa di nuovo e di positivo.

Cosa gridano i popoli del Mediterraneo?

Io penso che non bisogna dimenticare il grido dei poveri perché se sono in atto dei cambiamenti, niente è cambiato per loro. Questa gente si trova in situazioni dove si perde la speranza.Abbiamo veri e propri lager in Libia. Luoghi terribili di sofferenza e sfregio della dignità umana. Se non mettiamo i più deboli al centro delle nostre conversazioni, non riusciremo a costruire un Mediterraneo ed un’Europa di pace. C’è anche una povertà diffusa nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. C’è l’Africa che sta dietro, con tutti i suoi problemi, dal cambiamento climatico ai conflitti in atto. Ci sono grandi sfide e queste sfide domandano che noi ci mettiamo attorno ad un tavolo e discutiamo insieme. Se non lo facciamo, abbiamo un futuro simile a quello dell’Ucraina e della Russia.

Ma l’Unione europea, l’Europa ricca del Nord, è all’altezza di queste sfide?

Potrei immaginare che si faccia di più, perché l’Europa non ha soltanto perso la fede. Ha qualche volta perso anche questo senso di solidarietà.Ma vedo, ad esempio, i giovani. Loro hanno valori molto alti e vogliono essere solidali con il mondo che soffre. Penso che sia arrivato il tempo per tutta la gente di buona volontà, cattolici, cristiani, ortodossi, evangelici, ma anche musulmani, ebrei, di metterci insieme e collaborare per il bene comune.

L’Europa è tornata ad una guerra nel cuore del continente. Come è stato possibile arrivare a questo punto?

E’ possibile, sfortunatamente. Ma dobbiamo fare tutto, ma dico veramente tutto, compiere tutti gli sforzi possibili per tornare alle negoziazioni, per tornare ad una de-escalation della violenza. La guerra non dà mai soluzioni. Crea solo nuovi problemi. Nella guerra la gente muore e questo è terribile. Mi rende veramente molto triste tutto questo. Penso ai nostri cattolici, a tutto il popolo ucraino che soffre.Penso in particolare a tutti i giovani, ai soldati che debbono uccidere e a quelli che sono uccisi. Questa è una de-umanizzazione. 

Alla crisi della guerra, sta seguendo come tragica conseguenza l’emergenza profughi. Come prepararsi a questa realtà?

Dobbiamo fare tutti uno sforzo. Io ho pensato che ho ancora due camere nella mia casa che non sono occupate e le darò volentieri per i profughi. Dobbiamo aprire le porte delle nostre case e penso che noi vescovi dobbiamo dare per primi l’esempio. Essere solidali vuol dire essere pronti a farsi interpellare dalla sofferenza dei popoli.

Che tempo è arrivato oggi in Europa?

E’ il tempo di vedere la fragilità dell’essere umano. E di riconoscere che il peccato esiste. Questo è il peccato. Qualche volta noi nella chiesa cattolica, abbiamo parlato di peccato per cose molto piccole. Ma questo è il vero peccato dove la morte è l’esito finale. Mostra che noi tutti dobbiamo convertirci all’umanità che Cristo ha vissuto. Dobbiamo seguire Gesù, provare a vivere il Vangelo.

In questo tempo così difficile e buio, c’è speranza?

Sì, perchè se Cristo è risorto dai morti, allora c’è speranza. Ma la speranza passa attraverso il dolore e la morte. Non è qualcosa di facile.

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