Fabio Zavattaro
“Non si tratta solo di un’operazione militare, ma di guerra, che semina morte, distruzione e miseria”. Non usa mezzi termini Papa Francesco per condannare l’intervento militare russo in Ucraina: in questa terra “scorrono fiumi di sangue e di lacrime”. Nuovo appello per la pace, perché “si assicurino davvero i corridoi umanitari”; perché sia possibile “l’accesso degli aiuti alle zone assediate, per offrire il vitale soccorso ai nostri fratelli e sorelle oppressi dalle bombe e dalla paura”. In questo decimo giorno di guerra “cessino gli attacchi armati e prevalga il negoziato, e prevalga pure il buon senso. E si torni a rispettare il diritto internazionale”
Prima domenica di Quaresima, tempo di conversione, di preghiera per la pace. Luca, nel Vangelo, ricorda le tre tentazioni, le tre strade che il mondo propone promettendo grandi successi, ma in realtà, ricordava Francesco, sono strade per confonderci: l’avidità di possesso, la gloria umana, ovvero l’inganno del potere, e la strumentalizzazione di Dio. Tentazioni cui si è sottoposto anche Gesù, in quei quaranta giorni nel deserto tentato dal diavolo. Quaranta giorni di digiuno; quaranta come i giorni del diluvio, come il tempo trascorso nel deserto da Mosè con il suo popolo, come il tempo impiegato dal profeta Elia per giungere al monte Oreb.
Cosa c’entra il digiuno, il cibo, con i problemi etici, politici, e religiosi del nostro tempo? Con le difficoltà di un dialogo che, a più livelli, sembra dimenticare l’altro, i suoi diritti, a volte la sua stessa dignità? Con la crisi terribile che si sta consumando alle porte dell’Europa? Una risposta viene dal brano di Luca: “Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto”. Non aveva bisogno di altro, confidava totalmente in Dio. Così questi quaranta giorni di preparazione alla Pasqua sono occasione per rileggere la nostra vita, per confidare nella forza della preghiera, anche invocazione urgente per la pace, soprattutto nella martoriata Ucraina, ma non solo. In questo tempo di Quaresima, il Papa chiede di prendere “spazi di silenzio e di preghiera, durante i quali fermarci e guardare ciò che si agita nel nostro cuore. Facciamo chiarezza interiore, mettendoci davanti alla Parola di Dio nella preghiera, perché abbia luogo in noi una benefica lotta contro il male che ci rende schiavi, una lotta per la libertà”.
E poi il deserto – altro segno di questo tempo assieme al digiuno e alla cenere, simbolo della precarietà della vita – luogo del silenzio, ma anche della “lotta contro le seduzioni del male” dice il vescovo di Roma. Il diavolo tenta Gesù con proposte seducenti, ma queste portano “alla schiavitù del cuore”, rendono “ossessionati dalla brama di avere”, e tutto si riduce “al possesso delle cose, del potere, della fama. È il nucleo delle tentazioni. È ’il veleno delle passioni’ in cui si radica il male”. Davanti alle tentazioni seguiamo l’esempio di Gesù che “si oppone in modo vincente alle attrattive del male” e lo fa “rispondendo con la Parola di Dio”. Per il Papa felicità e libertà “non stanno nel possedere, ma nel condividere: non nell’approfittare degli altri, ma nell’amarli; non nell’ossessione del potere, ma nella gioia del servizio”. Le tentazioni ci accompagnano nel cammino della vita, e il diavolo “sa persino travestirsi di motivazioni sacre, apparentemente religiose”; e “se cediamo alle sue lusinghe, finisce che giustifichiamo la nostra falsità, mascherandola di buone intenzioni”.
Gesù non dialoga con il diavolo, mai. Così noi, dice Francesco, non dobbiamo “mai entrare in dialogo con il diavolo: è più astuto di noi”.