L’agroalimentare marchigiano torna con il segno positivo alla voce export dopo il Covid ma il comparto si prepara ad affrontare la difficile situazione economica globale dovuta ai rincari energetici e ai riflessi della guerra in Ucraina. I prodotti agricoli e manifatturieri del Made in Marche hanno fatto segnare un record storico con 452,8 milioni di euro di scambi con l’estero, un + 6,5% rispetto allo scorso anno secondo un’elaborazione di Coldiretti Marche su dati Istat. Oltre la metà delle esportazioni rientrano nel mercato europeo. La Germania si conferma il primo mercato delle Marche con 60 milioni di euro (+24% rispetto al 2020). Bene anche Francia (33 milioni, +13%), Inghilterra (19,7 milioni, +25%) e Stati Uniti (32,5 milioni, stabile). In generale i Paesi vini, salumi e pasta Made in Marche superano i valori di prima del Covid. Bene il vino che raggiunge 57,6 milioni di valori di scambi, in crescita rispetto al 2020 ma ancora distante dal 2019 pre pandemia (-5%), ortofrutta lavorato e conservato (33 milioni, + 32%) mentre scendono decisamente pasta (-25,8%) e olio extravergine di oliva (-13%). Tra le province la più esportatrice è quella di Ancona con 150,5 milioni, seguita da Pesaro Urbino (112 milioni), Macerata (quasi 94 milioni), Ascoli (84,5 milioni) e Fermo (12). Nota dolente, neanche a dirlo, la Russia anche alla luce delle nuove sanzioni a seguito dell’invasione dell’Ucraina. L’export verso Mosca si è dimezzato rispetto al periodo pre crisi 2014 quando l’Ue ha deciso le prime sanzioni a seguito dell’invasione dell’Ucraina. Il 2021 è sembrato un anno di rilancio con 2,1 milioni di euro di agroalimentare esportato. Un +30% rispetto a un anno problematico come quello del Covid ora messo ovviamente a serio rischio dagli effetti del conflitto ucraino. “Le condizioni attuali compromettono ogni cenno di ripresa dell’export verso la Russia – spiega Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – un mercato che apprezzava molto il Made in Marche e che si stava riprendendo dopo la crisi pandemica. Non si tratta, tuttavia, del principale mercato e questo dà la possibilità alle nostre aziende di cambiare strategia e orientarsi verso altre piazze. Ogni comparto produttivo (dal vino alla pasta, dall’olio evo ai formaggi) ha i propri sbocchi commerciali e quindi le tendenze sono molto diversificate. Oggi sono i mercati di Giappone e Cina a mostrare più interesse verso la qualità dell’agroalimentare italiano”. Proprio verso Giappone e Cina nel 2021 dalle Marche sono partiti rispettivamente 8,7 e 4,6 milioni di euro di prodotti agroalimentari. Valori in crescita ma non ancora tornati ai livelli pre Covid.
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