GROTTAMMARE – Si è conclusa domenica 20 Marzo, la visita pastorale del Vescovo Carlo Bresciani nella Parrocchia Gran Madre di Dio di Grottammare, guidata dal Parroco don Roberto Antonio Melone.
Queste le parole di Lella Paoletti, Segretaria del Consiglio Pastorale Parrocchiale: “La visita pastorale del Vescovo Carlo Bresciani presso la nostra parrocchia si è ufficialmente aperta Martedì 8 Marzo alle ore 21:00 in Chiesa, quando ha incontrato tutti gli operatori pastorali che danno il loro contributo alle varie attività parrocchiali. All’inizio abbiamo proceduto a presentare brevemente i vari gruppi presenti nella nostra comunità: i catechisti, gli scout, i vari ministri laici, il rinnovamento, la Caritas e chi si occupa delle mansioni di cura dei fiori e delle pulizie. Poi siamo entrati nel vivo dell’incontro con la spiegazione significativa da parte del Vescovo della lettera di san Paolo ai Corinzi (12,12-28), durante la quale ci ha ricordato che noi, in quanto battezzati, siamo “Chiesa” e quindi siamo tutti chiamati a camminare insieme corresponsabilmente. Da soli non si può camminare, bisogna farlo insieme, tenendo ben presente che la guida ci viene data dalla Parola di Dio, che ci indica la modalità per giungere alla meta della comunione con Lui e tra di noi.” “Purtroppo – prosegue la Presidente Paoletti – dopo questa prima bellissima serata, la visita è stata interrotta dai lutti improvvisi che hanno colpito il Vescovo che ci ha dovuto lasciare per prendere parte al funerale dell’amato fratello Dante prima e della cara cognata poi. Ma il nostro caro Vescovo Carlo ci ha stupiti nel decidere di tornare ugualmente a completare il suo impegno presso di noi, nonostante il dolore legittimo, ma spinto da un incrollabile senso del dovere e di responsabilità che ce lo hanno reso ancora più caro. È quindi tornato da noi Sabato 19 per incontrare al mattino le famiglie di alcuni malati e nel pomeriggio tutti i giovani e i bambini del catechismo e del gruppo scout e i relativi genitori, intrattenendosi con loro fino alla celebrazione eucaristica vespertina. Anche ieri ha presenziato a tutte le celebrazioni, soffermandosi a salutare ed ascoltare, con autentico affetto di padre, i vari parrocchiani presenti. Lo ringraziamo di cuore per la sua presenza, discreta ma viva, e per le sue parole, stimolo per la nostra vita di fede comunitaria.”
Il saluto ai fedeli è avvenuto durante la tre Messe Domenicali, tutte presiedute dal Vescovo Carlo Bresciani, concelebrate dal Parroco don Roberto Antonio Melone e servite dai Diaconi Lorenzo Capocasa e Walter Gandolfi. La celebrazione delle ore 8:00 ha visto la partecipazione straordinaria del Vescovo Lucio Andrice Muandula, Presidente della Conferenza Episcopale del Monzambico dal 2018. Da giovane prete, Muandula si è formato nella capitale italiana ed ha prestato servizio nella Parrocchia Gran Madre di Dio che lo ha accolto e adottato per lungo tempo, sia nella persona di don Gianni Croci che nelle tante persone della comunità che lo hanno sostenuto. Per tale ragione, ogni volta che si trova in Italia per motivi istituzionali o personali, il Vescovo Muandula visita i suoi amici grottammaresi, come è capito in questa occasione speciale in cui la comunità ha avuto la grazia di vivere una Messa celebrata da ben due Vescovi.
La Messa solenne delle ore 11:00 è stata, per il Vescovo Carlo, l’occasione giusta per indicare ai fedeli presenti la strada da percorrere insieme. Prendendo spunto dai tre brani della Liturgia della Parola, Bresciani ha detto: “La Parola di oggi ci parla di un cammino di conversione, di purificazione della nostra vita, in modo da renderla una vita buona come vuole il Signore. La visita pastorale del resto è un momento di cammino che va fatto insieme nella fede. Ci lasciamo quindi guidare dalla parola di Dio perché, ogni volta che la ascoltiamo, ci interroga sulla nostra vita di fede, personale e comunitaria. Stamattina sono tanti gli spunti importanti che ci vengono forniti.”
Per quanto concerne la prima lettura, tratta dal libro dell’Esodo, il Vescovo Carlo ha sottolineato come l’apparizione di Dio a Mosè, in un roveto che brucia ma non si consuma, è una metafora della presenza di Dio nella nostra vita che sempre c’è e mai ci abbandona. Anche le parole che Dio pronuncia a Mosè sono un richiamo forte per noi alla Santità di Dio. “Sono queste allora le domande che dobbiamo porci – ha proseguito Bresciani – quando ci avviciniamo a Dio, che cosa ci muove? Come trattiamo le cose di Dio nella nostra vita personale e in quella comunitaria? E quali sono le realtà sante di Dio attraverso le quali la sua presenza si manifesta? Qual è, in altre parole, il nostro roveto ardente? Prima di tutto la Parola di Dio. Come la ascoltiamo? Con quale atteggiamento? Poi abbiamo i Sacramenti. Come ci accostiamo noi a questi segni? Si tratta di gesti fatti per tradizione o li consideriamo un luogo santo di Dio? Infine c’è la preghiera. Com’è la nostra preghiera personale? E com’è la preghiera comunitaria? La nostra comunità cristiana si riconosce nella Sua Parola? Interrogarsi su tali questioni significa rinnovare la nostra fede e rendere più vera ed autentica la nostra vita dopo l’incontro con Dio. Il Signore dà anche una missione a Mosè: gli dice di partire, di non stare solo nel deserto, perché il suo popolo ha bisogno di lui. Così è anche per noi. Io mi interesso solo dei fatti miei o aiuto la comunità che ha bisogno di me? Dobbiamo uscire da una prospettiva di fede isolata. Il cristiano non è colui che si chiude su se stesso, bensì colui che si apre all’altro. Un altro spunto interessante su questo argomento ci viene dato dalla seconda lettura che ci ricorda una cosa importante: non basta ricevere i sacramenti o andare sempre a Messa e pregare per essere un buon cristiano; quello certamente aiuta, ma che cristiano è colui che prega, ma è incapace di perdonare e di costruire la comunità cristiana?”
Anche il Vangelo di oggi – ha concluso il Vescovo Carlo – è motivo di grande riflessione per noi. Possiamo rintracciare tre spunti di riflessione. Prima di tutto la Parola di Dio ci ricorda di non preoccuparci di giudicare gli altri, bensì di guardare prima noi stessi. Noi facciamo comunità? Che comunità siamo? In secondo luogo il Vangelo ci ricorda che la conversione è strettamente legata ai frutti. Come la pianta di fico, anche io che credo potenzialmente posso dare frutti di giustizia, onestà, amore reciproco e carità. Ma dove sono i frutti di questo amore cristiano che professiamo? Ecco allora il terzo ed ultimo punto con cui si chiude il Vangelo: una luce di speranza. Dio si prende cura di noi, ci dà tempo, non taglia il fico, bensì gli dà il concime, perché il nostro non è un Dio vendicativo, bensì un Dio che ci indica la strada e ci esorta a precorrerla, dandoci il concime buono di cui abbiamo parlato prima: la Parola di Dio, i Sacramenti e la preghiera, per giungere ad una vita buona, gioiosa e felice. E questo avviene in eterno, in quella perennità che fa bella e buona la vita. Solo con questo impegno e con questa fiducia le cose belle si realizzeranno.”
Anche la celebrazione delle ore 18:00, con cui si è conclusa la visita pastorale, ha registrato un momento significativo: al Termine della Messa, infatti, il Parroco don Roberto ha voluto ringraziare il vescovo Carlo donandogli una pianta di arancini. “Si tratta – ha detto don Roberto – di un piccolo gesto, ma per noi molto significativo. L’arancio, infatti, rappresenta in modo distintivo la nostra città, tanto che è riportato anche sullo stemma cittadino, ma soprattutto è una pianta dall’alto valore simbolico: così come il seme che cresce diventa pianta e poi frutto, anche la vita comunitaria ed ecclesiale deve crescere attraverso la cura, la pazienza ed il tempo.” A queste parole tutti i fedeli si sono uniti con un applauso spontaneo, segno di rendimento di grazie a Dio e al vescovo Carlo per la sua presenza.