M.Michela Nicolais
Una Curia Romana sempre più missionaria, a servizio delle Chiese particolari in un’ottica di sinodalità e di “sana decentralizzazione”. È il ritratto che emerge dalla Costituzione apostolica “Praedicate Evangelium” sulla Curia romana e il suo servizio alla Chiesa nel mondo, promulgata dal Papa il 19 marzo, solennità di San Giuseppe, e in vigore dal 5 giugno, solennità di Pentecoste. Con l’entrata in vigore della Costituzione apostolica, viene integralmente abrogata e sostituita la Costituzione apostolica “Pastor bonus” emanata da Giovanni Paolo II nel 1988 e si porta a compimento la riforma della Curia romana voluta da Francesco fin dall’inizio del pontificato – su richiesta degli stessi cardinali nelle riunioni pre-conclave – e portata avanti nel segno della collegialità e della sinodalità, tramite l’apporto del Consiglio di cardinali, che si è riunito periodicamente dall’ottobre 2013 al febbraio scorso.
Riforma non fine a se stessa. “La riforma della Curia romana sarà reale e possibile se germoglierà da una riforma interiore, con la quale facciamo nostro il paradigma della spiritualità del Concilio, espressa dall’antica storia del Buon Samaritano, di quell’uomo, che devia dal suo cammino per farsi prossimo ad un uomo mezzo morto che non appartiene al suo popolo e che neppure conosce”. È il presupposto attorno a cui si articola la nuova Costituzione, composta da 250 articoli. Il principio ispiratore è “una spiritualità che ha la propria fonte nell’amore di Dio che ci ha amato per primo, quando noi eravamo ancora poveri e peccatori, e che ci ricorda che il nostro dovere è servire come Cristo i fratelli, soprattutto i più bisognosi, e che il volto di Cristo si riconosce nel volto di ogni essere umano, specialmente dell’uomo e della donna che soffrono”.
La riforma, quindi, nella visione del Papa “non è fine a se stessa,
ma un mezzo per dare una forte testimonianza cristiana; per favorire una più efficace evangelizzazione; per promuovere un più fecondo spirito ecumenico; per incoraggiare un dialogo più costruttivo con tutti”.
Meno dicasteri, apertura ai laici. “Si è reso necessario ridurre il numero dei Dicasteri, unendo tra loro quelli la cui finalità era molto simile o complementare, e razionalizzare le loro funzioni con l’obiettivo di evitare sovrapposizioni di competenze e rendere il lavoro più efficace”, la “ratio” della riforma, che apre ai laici e alle laiche.
“Qualunque fedele può presiedere un Dicastero o un Organismo, attesa la peculiare competenza, potestà di governo e funzione di quest’ultimi”,
si legge infatti nel testo, in cui si parla anche della necessità di una “sana decentralizzazione”, nel rapporto tra la Curia e le Chiese particolari.
Prima l’evangelizzazione. L’istituzione di un Dicastero per l’evangelizzazione presieduto dal Papa – il primo della lista dei Dicasteri, che accorpa la Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli e il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione – e di un Dicastero per il Servizio della carità: sono le novità più rilevanti della nuova costituzione, insieme all’introduzione di una sezione disciplinare nel Dicastero per la Dottrina della fede e alla nascita del Dicastero per la cultura e l’educazione. La Curia Romana sarà così composta in totale da 16 Dicasteri, cui si aggiungono gli Organismi di giustizia, gli organismi economici, tre uffici (Prefettura della Casa Pontificia, Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, Camerlengo di Santa Romana Chiesa), gli Avvocati e le istituzioni collegate con la Santa Sede. Oltre alla Sezione per gli Affari generali e alla Sezione per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, la Segreteria di Stato – che ora diventa “Segreteria papale” – può contare su una Sezione per il personale di ruolo diplomatico della Santa Sede. Molto articolata la struttura del Dicastero per l’evangelizzazione, presieduto “direttamente dal Romano Pontefice” e retto da un due pro-prefetti, uno per ciascuna sezione del Dicastero: la prima “per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo”, competente anche per la catechesi; la seconda “per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari”, a cui sono affidate tra l’altro le Pontificie opere missionarie. La sezione disciplinare del Dicastero per la dottrina della fede, attraverso l’Ufficio disciplinare, “si occupa dei delitti riservati al Dicastero”, con le relative sanzioni, e incorpora al suo interno la Commissione per la tutela dei minori.
Il servizio della carità. Il Dicastero per il Servizio della carità – o Elemosineria apostolica – è guidato dall’Elemosiniere di Sua Santità ed “esercita in qualsiasi parte del mondo l’opera di assistenza e di aiuto verso di loro” a nome del Papa, che “nei casi di particolare indigenza o di altra necessità, dispone personalmente gli aiuti da destinare”. Suo anche il compito di “ricevere, cercare e sollecitare libere donazioni destinate alle opere di carità che il Romano Pontefice esercita verso i più bisognosi”. Il Dicastero per la cultura e l’educazione – risultato dell’accorpamento del Pontificio Consiglio della Cultura e Congregazione per l’Educazione Cattolica – ha due rispettive sezioni: la Sezione per la cultura, che “promuove e incoraggia il dialogo tra le molteplici culture presenti all’interno della Chiesa”, e la Sezione per l’educazione, che si occupa tra l’altro delle scuole cattoliche di ogni ordine e grado e promuove l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole.
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