(Foto Vatican Media/SIR)

“Tra voi, dovete servirvi; uno serve l’altro, senza interessi. Che bello sarebbe se questo fosse possibile farlo tutti i giorni e a tutta la gente: ma sempre c’è l’interesse, che è come una serpe che entra”. Lo ha detto il Papa, nell’omelia della Messa “In Coena Domini”, pronunciata a braccio nel carcere di Civitavecchia, dove ha lavato i piedi a 12 detenuti. E noi ci scandalizziamo quando diciamo: “Sono andato a quell’ufficio pubblico, mi hanno fatto pagare una mancia”. “Noi, tante volte, nella vita cerchiamo il nostro interesse, come se noi facessimo pagare una mancia tra noi”, il monito di Francesco: “È importante invece fare tutto senza interesse: uno serve l’altro, uno è fratello dell’altro, uno fa crescere l’altro, uno corregge l’altro, e così bisogna fare andare avanti le cose. Servire!”. “Questa è una bella preghiera per il giorno di oggi”, il suggerimento di Francesco: “Ma, Signore, perdonami. Io cercherò di servire gli altri, ma Tu servi me con il Tuo perdono. Lui ha pagato così con il perdono. Questo è il pensiero che vorrei lasciarvi. Servire, aiutarci l’un l’altro ed essere sicuri che il Signore perdona. E quanto perdona? Tutto! E fino a dove? Sempre! Non si stanca di perdonare: siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono. E adesso, io cercherò di fare lo stesso gesto che ha fatto Gesù: lavare i piedi. Lo faccio di cuore perché noi sacerdoti dovremmo essere i primi a servire gli altri, non sfruttare gli altri. Il clericalismo alle volte ci porta su questa strada. Ma dobbiamo servire. Questo è un segno, anche un segno di amore per questi fratelli e sorelle e per tutti voi, qui; un segno che vuol dire: ‘Io non giudico nessuno. Io cerco di servire tutti’. C’è Uno che giudica, ma è un Giudice un po’ strano, il Signore: giudica e perdona. Seguiamo questa cerimonia con la voglia di servire e perdonarci”.

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