SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Lunedì 18 aprile, alle ore 16.30, il Circolo dei Sambenedettesi ha voluto rinverdire un’antica tradizione pasquale che spingeva gli abitanti del borgo ad attraversare l’Albula (a passà l’acque) e a salire sul vicino colle dove dalla fine del Settecento sorge il tempietto dedicato alla Santa martire protettrice degli occhi e della vista.
Come allora, anche oggi molta gente ha risposto all’appello del Circolo che, dopo la chiusura forzata della chiesetta dovuta alla pandemia, ha invitato don Patrizio Spina, vicario diocesano, a celebrare una messa molto sentita e spiritualmente partecipata che si è svolta alla presenza del sindaco Antonio Spazzafumo, dell’assessore alla Cultura Lina Lazzari e di più di un centinaio di sambenedettesi che, con una punta di nostalgia ma anche con tanto entusiasmo, ne hanno varcato di nuovo il portale.
Il primo cittadino ha voluto sottolineare il significato di questa antica tradizione attraverso cui ha avuto origine e si è consolidato il sentimento comunitario che connota il mondo dei pescatori che qui rinsaldavano le relazioni e creavano nuovi legami sociali. Don Patrizio ha sottolineato invece il significato della Pasqua come tempo di rinnovamento, di rinascita, di aspirazione al bene al di là di ogni negatività e di ogni maldicenza, invocando la Santa della Vista affinché insegni agli uomini di oggi a guardare agli altri e a se stessi con sguardo cristallino senza offuscamenti né opacità preconcette, interpretando il coraggio della verità. Al termine della celebrazione, il dottor Giuseppe Merlini, archivista del Comune di San Benedetto del Tronto, ha ripercorso le vicende storiche che hanno portato all’edificazione di un’antica chiesetta rurale su un terreno malfermo e cedevole che ne consigliò l’abbandono e la ricostruzione, intorno agli ultimi decenni del XVIII secolo, sull’altura sulla quale attualmente sorge, per iniziativa della famiglia Voltattorni prima enfiteuta e successivamente proprietaria del fondo.
Merlini ha poi diffusamente evidenziato l’opera meritoria del Circolo dei Sambenedettesi e dell’allora presidente Giovanni Perotti che si impegnarono in una complessa e onerosa opera di recupero, nei primi anni Novanta, per restituire al culto e alla devozione popolare il tempietto ormai ridotto a un rudere. Infine, Giancarlo Brandimarti, attingendo al ricco repertorio letterario locale in lingua e in dialetto, ha letto un brano poetico di Benedetto Lagalla e un sonetto in vernacolo di Bice Piacentini, testi nei quali si fa esplicito riferimento all’escursione pasquale a Santa Lucia, mettendo in evidenza che essa rappresentava l’occasione per i giovani sambenedettesi di conoscersi, di parlarsi nella speranza di poter, nei dovuti modi e tempi, creare le basi per metter su famiglia e, in pieno spirito pasquale, ridare così nuova vita e nuovo vigore alla comunità. Il saluto finale del presidente Gino Troli e del sindaco Spazzafumo hanno concluso un piacevole pomeriggio da ricordare e riproporre in futuro.