“Il desiderio di coltivare la memoria del parroco di Bozzolo e di continuare a imparare da lui l’amore e la fedeltà alla Chiesa sono lo scopo profondo della Fondazione a lui intitolata, che compie quarant’anni”. Lo scrive Paola Bignardi, presidente della Fondazione Don Primo Mazzolari, nell’editoriale del nuovo numero di “Impegno”, rivista storica della Fondazione stessa.
“Il 28 novembre 1981 davanti al notaio veniva firmato l’atto di costituzione della Fondazione con lo scopo di ‘raccogliere, custodire e diffondere il patrimonio documentale storico attribuibile allo stesso don Primo Mazzolari, studiare, promuovere e valorizzare la sua opera’”, come si legge nello Statuto. “Quarant’anni sono un tempo carico di vita, di eventi, di persone. L’attività della Fondazione è stata dedicata soprattutto a raccogliere e custodire i documenti relativi all’opera di don Primo. Un lavoro immenso, considerata la quantità di omelie, libri, articoli, appunti di don Mazzolari. E poi la corrispondenza, nel tentativo di individuare tutte le persone e le personalità con cui era stato in contatto, per raccogliere le lettere scambiate con loro: una mole incalcolabile di materiali, che oggi fanno ricco l’archivio della Fondazione”. Inaugurato nel 1996, l’Archivio conta oggi 35mila documenti, “a disposizione di studiosi e appassionati, fondamentali per conoscere in maniera non approssimativa il pensiero, lo stile e l’opera di don Mazzolari”.
“Nel tempo si è fatta sempre più robusta anche una devozione nei confronti di don Primo, via via che ci si rendeva conto che il suo messaggio interpretava proprio quello che la gente stava vivendo in quegli anni difficili. La sua tomba, i luoghi della sua vita, la canonica di Bozzolo divennero luogo in cui molte persone si recavano per una visita, una sosta, un momento di silenzio e di riflessione”. La crescente attenzione alla figura di don Primo ha portato a Bozzolo personalità ecclesiali e del mondo della cultura e della politica: nel 2016 il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l’anno successivo la visita di Papa Francesco. Si è trattato di “un evento di straordinario significato: il Papa ha voluto rendere omaggio al prete cremonese venendo a pregare sulla sua tomba a Bozzolo e riconoscendo con il suo gesto e con le parole che ha pronunciato quanto il suo pensiero e la sua testimonianza abbiano valore per la Chiesa di oggi”.
Infine: “Paolo VI ha definito don Primo un profeta. I profeti sembrano vedere il mondo che non c’è ancora; la loro visione alimenta i sogni di tutti. Per questo va tenuta viva la loro memoria. Questo è l’impegno della Fondazione di oggi. […] Abbiamo bisogno che le sue parole continuino ad alimentare i nostri sogni sulla Chiesa e su un mondo finalmente fraterno”.