Gianni Borsa
(Strasburgo) “Principi di Strasburgo per il dialogo interreligioso”: è il titolo del documento di lavoro diffuso a Strasburgo al termine del convegno internazionale intitolato “Dialogo interreligioso su religione e pace, religione e diritti umani”, svoltosi il 2 maggio al Palais de l’Europe. Il confronto su un tema ritenuto di estrema attualità si è svolto per iniziativa della Presidenza italiana di turno del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa. Hanno aperto i lavori l’ambasciatore Michele Giacomelli, a nome della Presidenza italiana (che si conclude, dopo un semestre, in questo mese di maggio) e Bjorn Berge, segretario generale aggiunto CdE. Quindi una relazione di mons. Heiner Bielefeldt, docente all’Università di Erlangen, già autore del rapporto Onu sulla libertà di religione. Hanno preso parte all’incontro l’Osservatore permanente della Santa Sede presso il Cde, mons. Marco Ganci, e numerosi rappresentanti delle confessioni cristiane, dell’ebraismo, dell’islam. È intervenuta Azza Karam, segretario generale di “Religions for Peace” e le conclusioni sono state affidate a Fabio Petito, direttore dell’Iniziativa sulla libertà di religione del Consiglio d’Europa.
Ruolo essenziale nella vita delle persone. “Le religioni svolgono un ruolo importante nella vita delle persone, in Europa e altrove nel mondo, quale elemento integrante della loro identità di credenti e di cittadini”. È il primo dei “Principi di Strasburgo”, preparati dal Consiglio d’Europa. Una sorta di “decalogo laico” che prosegue così al secondo punto: “Approfondire la conoscenza e la comprensione della cultura e della religione dell’altro è un aspetto fondamentale della società europea contemporanea, accogliente e rispettosa delle diversità”. Terzo principio: “Una società democratica non può definirsi tale se manca il rispetto per la libertà di pensiero, di coscienza e di religione.
La libertà di religione o credo rappresenta un principio cardine dei diritti umani.
La presenza di norme idonee e la loro effettiva attuazione e osservanza sono premesse indispensabili per garantire una convivenza pacifica, scevra da discriminazioni contro chiunque, indipendentemente dalla religione o credo”.
Diritto per credenti e non credenti. Il quarto principio suona così: “La libertà di pensiero, di coscienza e di religione sancita dall’articolo 9 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo è un diritto fondamentale non solo per i credenti, ma anche per i non credenti o per gli indifferenti nei confronti della religione”. Quinto punto: “Il panorama religioso in Europa è in rapida trasformazione, ampliando anche gli spazi di diversità interreligiosa e intrareligiosa.
Il dialogo interreligioso e interculturale pertanto contribuiscono a rafforzare la comprensione,
il rispetto e la collaborazione reciproca all’interno delle società europee”. Il dialogo interreligioso, si legge al sesto punto, “anche tra leader religiosi e credenti, fondato sul rispetto della dignità umana, dei diritti umani e delle libertà fondamentali, dei principi democratici e dello stato di diritto, si rende necessario per contrastare discorsi di odio e discriminazione, e per promuovere il rispetto reciproco, la riconciliazione e la pace”.
Radicalismo ed estremismo. Il settimo punto tocca un altro aspetto di estrema rilevanza: “il radicalismo e l’estremismo religioso sono incompatibili con una corretta comprensione e pratica della religione. Questi ultimi strumentalizzano la religione per secondi fini, provocando atti di violenza e conflitti. Tuttavia, tale violenza colpisce tutti i membri della società. Pertanto, pur condannando e contrastando tutti gli atti di violenza, tra cui quelli perpetrati in nome della religione, è necessario evitare la stigmatizzazione di intere comunità religiose”. Un ulteriore principio afferma:
“La libertà di pensiero e di espressione comprende il diritto alla critica nei confronti di determinati aspetti delle religioni”,
“ma sempre nel rispetto dell’altro e dell’ordine pubblico. La Corte europea per i diritti dell’uomo riconosce la discrezionalità delle autorità nazionali nel trattare questioni sensibili a questo riguardo secondo modalità che tengano conto dei contesti e delle complessità culturali e storiche locali, necessarie in una società democratica”.
Il ruolo delle istituzioni politiche. Tutti i temi ripresi nei “Principi” sono stati ampiamente dibattuti nel corso del convegno. Il nono punto afferma: “Nell’esercizio del suo potere normativo nei rapporti con le varie religioni, confessioni religiose e credi,
lo Stato è tenuto a rimanere neutrale e imparziale,
astenendosi dallo schierarsi da una parte o dall’altra in dispute che presentino elementi di natura religiosa o confessionale”. Infine, decimo elemento: “In caso di conflitti di natura religiosa, il ruolo delle autorità politiche è quello di cercare soluzioni ai sensi di legge, invitando le comunità religiose a rispettare la legge e a rispettarsi vicendevolmente. In tali circostanze la soluzione non può risiedere nella discriminazione o nel negare il godimento di diritti umani e libertà fondamentali”.
Ganci: “promozione di una cultura di pace”. “Oggi al Consiglio d’Europa è stata rilanciata l’importanza del dialogo interreligioso con una iniziativa promossa dalla Presidenza italiana del Comitato dei ministri, anche con il sostegno del vice segretario generale del Consiglio d’Europa, alla quale hanno partecipato diversi leader religiosi delle grandi religioni tradizionali in Europa”: così mons. Marco Ganci, Osservatore permanente della Santa Sede a Strasburgo, ha commentato per il Sir l’esito del convegno. Nell’occasione “è stato messo in evidenza – secondo Ganci – che il dialogo interreligioso è necessario per promuovere una cultura di pace, per promuovere i valori essenziali del Consiglio d’Europa che sono molte volte in comune con l’azione e l’insegnamento della Chiesa cattolica, come la pace, l’educazione, la giustizia, la riconciliazione. Ed è stato inoltre un momento opportuno per rimarcare il valore della costruzione di
una società fondata sui principi comuni, come quelli che Papa Francesco ricorda nell’enciclica ‘Fratelli tutti’,
proprio per la costruzione di una società basata sulla fratellanza e su una umanità solidale”. Mons. Ganci ha aggiunto: “ci si augura dunque che queste attività possano continuare in futuro in una maniera costruttiva, efficace, così da produrre quei frutti di speranza e di pace necessari nella società di oggi”.