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Ucraina: Greenberg (Unicef), “oltre 90mila bimbi in istituto, la metà con disabilità, non hanno ricevuto cure e protezione necessarie”

“La situazione in Ucraina è una crisi di protezione dell’infanzia di proporzioni enormi, forse mai viste prima. Due mesi di guerra in Ucraina hanno portato a 7,7 milioni di persone sfollate all’interno del Paese e hanno spinto più di 5,5 milioni di persone attraverso i confini internazionali, compresi quasi i due terzi di tutti i bambini in Ucraina. Centinaia di bambini sono stati uccisi e molti altri sono stati feriti. Sono stati segnalati quasi 200 attacchi contro strutture sanitarie, e le scuole continuano ad essere colpite da attacchi”. Lo ha detto Aaron Greenberg, consulente regionale dell’Unicef per la protezione dei bambini in Europa e Asia centrale, oggi in conferenza stampa al Palazzo delle Nazioni a Ginevra
“L’Ucraina – ha spiegato – aveva il più alto numero di bambini in affidamento a istituti in tutta Europa prima della guerra – oltre 90mila che vivevano in istituti, orfanotrofi, collegi e altre strutture di assistenza. Quasi la metà di loro sono bambini con disabilità. L’impatto della guerra su questi bambini è stato particolarmente devastante. Decine di migliaia di bambini che vivevano in istituti o in affido sono ritornati con le famiglie, molti di loro frettolosamente, quando la guerra è iniziata. Molti non hanno ricevuto le cure e la protezione di cui hanno bisogno, specialmente i bambini disabili”. Dal 24 febbraio, l’Unicef e i partner hanno raggiunto oltre 140mila bambini e le persone che se ne prendono cura con servizi per la salute mentale e psicosociali, la maggior parte dei quali sono incontri diretti con bambini e psicologi qualificati perché l’impatto della guerra è stato devastante: “sradicati dalle loro case, separati da chi se ne prendeva cura e direttamente esposti alla guerra, scossi dalle esplosioni delle bombe e dal suono delle sirene dei sistemi di allarme missilistici”, quasi tutti stanno affrontando l’assenza dei loro padri, dei loro fratelli maggiori o degli zii, poiché quasi tutti gli uomini tra i 18 e i 60 anni sono stati mobilitati per i combattimenti. E, soprattutto, ha concluso Greenberg, “molti bambini sono stati testimoni o hanno subito violenze fisiche e sessuali”.

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