SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si è svolto sabato 14 maggio, dalle ore 9:30 alle ore 12:30, il progetto “Quale bellezza salverà il mondo?” realizzato dalla Caritas Diocesana, diretta da don Gianni Croci.
Il direttore, insieme ai preziosi volontari, ha aperto le porte a chiunque abbia voluto visitare la struttura e conoscere i servizi offerti attraverso un percorso fatto di musica, arte e cucina che ha coinvolto tutti e cinque i sensi. L’appuntamento è stato rivolto sia ai membri delle varie Caritas parrocchiali sia alle singole persone che hanno accolto l’invito e toccato con mano l’importanza sociale e il valore umano della Caritas, me compresa.
Non tutti i giorni sono uguali. Alcuni iniziano proprio male! E quello di sabato è stato proprio così. La sveglia che si rompe e non suona all’orario giusto, il fastidiosissimo suono delle notifiche nelle chat infuocate delle mamme in cui si avvisa dell’ennesimo contagio Covid, tua figlia che ha mal di gola e quindi devi accompagnarla in farmacia a fare un tampone rapido prima di andare a scuola, la signora arrivata dopo di te che salta la fila e chiede di passare avanti per non far fare tardi a suo figlio mentre della tua chi se ne importa, l’automobilista che ha parcheggiato la sua auto dietro alla tua impedendoti di uscire e ripartire, il vigile che ti ricorda che all’orario di entrata a scuola il doppio senso di marcia è sospeso e devi quindi percorrere una strada più lunga, tua figlia che si arrabbia perché è arrivata tardi a scuola e alla prima ora ha il compito, tu che riparti dal parcheggio per andare al lavoro, sapendo di essere in ritardo e di avere una giornata tutta in salita. Quante volte sarà capitato anche ad altre mamme! A me è capitato sabato mattina. Ero proprio di pessimo umore e, mentre parcheggiavo per andare al lavoro, mi sono chiesta come potessi superare tutte quelle piccole frustrazioni di inizio giornata senza rovinarmela del tutto. Ma non ci sono riuscita. Mi sono detta: “Ormai è andata così. Giornata rovinata. Ma perché succedono tutte a me?! E pensare che avevo immaginato un bel week-end. Ma quale bello?! Un vero schifo!” Ho sbattuto lo sportello dell’auto e mi sono diretta a piedi verso i cancelli della Caritas Diocesana per assistere ad un evento sul quale avrei dovuto scrivere questo articolo. Ed ecco, all’improvviso, la svolta. Sono stata inondata da un tripudio di suoni, colori, odori, fiori, musica, sorrisi e tanta, tanta cordialità. E mi sono accorta solo allora che il sole splendeva alto nel cielo. Tanta bellezza, improvvisa ed inaspettata. Del resto il titolo dell’evento era “Quale bellezza salverà il mondo? – Cinque sensi per conoscere la Caritas”. È iniziata così la mia visita alla Caritas Diocesana. Mi sono messa in coda dietro ad una coppia di amiche, un’insegnante ed un’avvocatessa che – come me – erano appena arrivate. Ed è iniziato un viaggio che, seppur di pochi metri, mi ha portato in giro per il mondo ed è stato ricco di scoperte, coinvolgente ed illuminante.
All’inizio del percorso a ciascun visitatore è stata consegnata una mappa per orientarsi all’interno della struttura e poter così trovare agevolmente i punti di interesse. Gli stand presenti, ciascuno dedicato ad uno dei cinque sensi, hanno condotto i visitatori in un viaggio inedito e per certi versi sorprendente: dalla zona udito alla zona tatto, dalla zona olfatto alla zona vista per concludere con la zona gusto, ognuno è stato accolto con affabilità e gentilezza ed ha potuto ammirare e godere dei prodotti artistici e culinari realizzati dagli ospiti della Caritas Diocesana. Molteplici le attività previste per i partecipanti: oltre a poter visitare tutti i luoghi relativi ai servizi erogati dalla Caritas (centro di ascolto, sala vestiario, docce, mensa, poliambulatorio e sala polivalente), hanno potuto ascoltare della buona musica africana, assistere ad una piccola performance teatrale, ammirare l’esposizione delle tele realizzate durante i laboratori di pittura ed infine hanno potuto anche assaggiare, a seconda dell’orario della visita, caffè, aperitivo o alcune bevande a base di erbe aromatiche. Al termine del percorso c’è stata anche una piccola sorpresa per i visitatori: sul muro esterno della sala polivalente, infatti, è stato allestito un pannello bianco e sono stati messi a disposizione tempere, pennarelli e penne, così da dare la possibilità a chiunque lo volesse di liberare la fantasia e lasciare un “segno”.
La dott.ssa Maria Chiara Verdecchia, pedagogista, psicologa clinica, counselor e mediatore familiare che si occupa di progettazione e formazione all’interno della Diocesi, ha dichiarato: “Nell’ambito delle iniziative rivolte alla formazione e all’accompagnamento dei senzatetto e degli ospiti delle varie strutture di carità diocesane, si è pensato ad un progetto su misura per questi ragazzi, affinché ad ognuno potesse essere riconosciuto il suo talento. Sono stati realizzati laboratori di manualità esperienziali grazie ai quali si è cercato di dare loro la possibilità di fare un percorso educativo attraverso un approccio sensoriale. Le attività non sono mai lasciate fini a se stesse, bensì sempre impregnate di riflessività e significatività. Altri progetti sono in attivo all’interno della Caritas Diocesana, come, ad esempio, la realizzazione e cura di un orto. Ogni progettualità tiene conto delle attitudini ed inclinazioni di ciascuno con lo scopo di fornire agli ospiti un tirocinio formativo che permetta loro di collocarsi più facilmente nel mondo del lavoro. L’obiettivo primario della Caritas è in ogni caso quello di favorire un processo educativo affinché ognuno, al di là dei tempi, degli spazi e della propria soggettività, riesca a scoprire e valorizzare i propri talenti e possa affrancarsi da una situazione di disagio. Solo così l’educazione resta una parola del tutto attuale, in attesa che qualcuno la riscopra e la faccia sentire sempre viva e costante ogni giorno, a partire da un buon utilizzo dei propri sensi. Noi operatori siamo solo gli strumenti di questo percorso di riabilitazione sociale ed umana. E, quando, ahimè, la rassegnazione, a volte, sembra essere risolutiva dinanzi a momenti di sconforto, la forza di un team che ci crede è la risorsa essenziale per ricominciare ogni volta e giungere così a questi momenti di bellezza come quello di oggi. Ringrazio tutti, in particolare Antonietta Marconi, Patrizio Moscardelli e Lorenzo Felici per la dedizione con cui hanno curato i laboratori e la pazienza con cui si sono messi a disposizione. ”
Antonietta Marconi, esperta di manualità che ha accompagnato me e altri visitatori nel percorso guidato, ha affermato: “Mi è stato chiesto di lavorare ad un laboratorio creativo rivolto agli ultimi. Allora abbiamo permesso loro di scoprire i talenti e di far emergere le loro abilità manuali coinvolgendoli in un progetto di riciclo che ci ha dato delle bellissime soddisfazioni: tanto per fare un esempio, con i barattoli dei pelati abbiamo realizzato dei vasi variopinti all’interno dei quali abbiamo piantato delle profumatissime petunie. Ecco dunque la mia risposta al quesito che dà il titolo alla nostra iniziativa, “Quale bellezza salverà il mondo?”: per me la salvezza passa attraverso la semplicità e l’amore gratuito. Quella semplicità che va rivolta a tutti, in particolare agli ultimi e ai giovani, per i quali il mondo in questo momento sembra offrire davvero poco. Il viaggio alla scoperta dei cinque sensi dunque è un percorso che fate oggi voi visitatori, ma che prima è stato fatto dai ragazzi ospiti della Caritas e che io auguro di fare a tutte le persone, di ogni età e cultura, per riscoprire la bellezza e la felicità nelle piccole cose della vita.”
Anche il maestro Patrizio Moscardelli, che ha curato per la Caritas Diocesana alcuni laboratori di pittura da due anni a questa parte, ha mostrato soddisfazione per l’esperienza vissuta: “Gli ospiti della Caritas hanno realizzato in questi mesi le numerose opere che oggi sono esposte qui e che nell’occasione è anche possibile acquistare. Ognuno di loro ha avuto modo di avvicinarsi all’arte in maniera diversa: qualcuno l’ha scoperta per la prima volta, qualcuno ha affinato le proprie abilità e tutti vengono rispettati nei propri tempi e nelle modalità di esecuzione delle opere. C’è una giovane donna, ad esempio, che dipinge solo nella tranquillità della sua stanza: dice di sentirsi più ispirata e libera. Anche se cerchiamo sempre di migliorare la socialità, noi ovviamente rispettiamo questa scelta e viviamo con lei altri momenti di condivisione e convivialità.”
Franco Veccia, responsabile dell’Ufficio Diocesano per la Pastorale del Lavoro e della Cura del Creato, ha dichiarato: “Questa esperienza dei laboratori di pittura nasce grazie all’amicizia con Patrizio Moscardelli, un artista che, con la sua grande sensibilità, opera con bambini, ragazzi disabili, anziani che vivono nelle case di riposo e ora anche con gli ospiti della Caritas. Tema del progetto l’enciclica ‘Laudato si’ che stimola a prendersi cura della natura in ogni sua forma. Patrizio, però, ha saputo andare oltre, curando la relazione con questi ragazzi e coinvolgendoli nel realizzare opere stupende, in un percorso di riabilitazione in cui si sono presi cura di loro stessi e del creato. Un’esperienza più che positiva.”
Uno dei visitatori, il prof. Coclite Di Marcello di Civitella del Tronto, ha manifestato grande entusiasmo per l’iniziativa: “Ho conosciuto la Caritas Diocesana attraverso un amico che, privo di mezzi di trasporto, mi chiese di accompagnarlo con l’automobile qui in sede e così ho avuto modo di entrare in contatto con questa realtà e di apprezzarne il clima piacevole e familiare di solidarietà ed accoglienza. Da lì, la spinta a rendermi disponibile nelle varie attività di aiuto, come, ad esempio, le ripetizioni scolastiche. In questo specifico progetto il mio supporto si è palesato nell’affiancare il maestro Moscardelli nei vari laboratori di pittura che sono stati uno strumento utile per i vari partecipanti sia per valorizzare la loro creatività sul piano artistico sia per favorire momenti di socializzazione tra loro. Questa mattinata ha portato ai vari ospiti della Caritas Diocesana la meritata gratificazione per l’impegno profuso e ha permesso ai volontari di realizzare il loro desiderio di far conoscere a tutti i visitatori l’attività svolta. È stata una festa bellissima. Come farà a riportare con le parole l’emozione e la gioia che abbiamo vissuto qui oggi?!”
È impossibile, in effetti, dipingere una cartolina totalmente corrispondente alla mattinata di sabato. La parola è uno strumento utile, ma ha dei limiti. Può evocare profumi, sapori, suoni, colori. Forse. Ma non può ricreare l’atmosfera e lo stato d’animo di chi ha partecipato all’incontro. Come descrivere la gioia negli occhi sorridenti di un bimbo? O il legame di affetto dovuto alla condivisione dello stesso destino nell’abbraccio tra una signora ucraina e un ragazzo del Gambia? Come narrare lo sguardo smarrito, ma allo stesso tempo fiero, di una delle ospiti affacciata alla finestra, mentre arrivavano i visitatori? Come raccontare la commozione negli occhi colmi di lacrime di una ragazza ucraina mentre il fratellino mi diceva “No war is useful” (“Nessuna guerra è utile”)? Come riportare a parole la gentilezza nei gesti e la soddisfazione nei sorrisi dei vari operatori di carità che hanno visto un sogno trasformarsi in realtà? Posso solo dire che la bellezza è stata protagonista. Quella bellezza a cui il titolo dell’iniziativa richiama e che, come dice il principe Myškin ne L’Idiota di Dostoevskij, salverà il mondo. Quella bellezza che è custodita nel cuore di ciascuno e che cambia il modo di guardare: l’Amore. Quella bellezza che cambia le giornate. Anche le mie. Quella bellezza che cambia anche il cuore di ogni uomo.
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