“È san Pietro che viene da noi. Viene come Pastore, per confermarci nella fede, e ci sentiamo molto benedetti dalla sua visita”: lo afferma mons. Timothée Bodika Mansiyai, vescovo di Kikwit, diocesi situata nella parte centro-occidentale della Repubblica Democratica del Congo, commentando alla Fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) la visita di Papa Francesco nel Paese dal 2 al 5 luglio prossimi. Un viaggio che cade a 37 anni da quello di san Giovanni Paolo II nel Paese africano. Mons. Mansiyai parla anche della preparazione spirituale dei fedeli alla visita, con la recita di una preghiera al termine di ogni messa, e soprattutto del messaggio principale di Papa Francesco che dovrebbe essere quello della riconciliazione. “Il Papa viene a dirci: ‘Congolesi, riconciliatevi!’. La Repubblica Democratica del Congo è un Paese enorme e molto ricco, ma c’è una sofferenza diffusa nella società. Il Papa viene da noi in un momento molto travagliato della vita del nostro Paese. Per esempio sarà a Goma, dove c’è molta tensione, ci sono gruppi armati che diffondono il terrore per motivi egoistici, anche se è la parte più ricca del Paese”, continua il vescovo. Nonostante tutti i problemi che affliggono la nazione, i congolesi hanno qualcosa da offrire anche alla Chiesa universale, afferma il vescovo Bodika: “Nella Repubblica Democratica del Congo, seguendo il Concilio Vaticano II, abbiamo lavorato molto per valorizzare i laici nella Chiesa. Direi al Papa: ‘Santo Padre, sono il presidente della Commissione episcopale per i laici. Vede, ci sono i laici. Vede, i giovani’”.
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