Silvia Rossetti
A partire dal mese di maggio numerose scuole hanno riavviato con entusiasmo le visite didattiche e i progetti di intercultura, ormai fermi per quanto concerneva le azioni di mobilità da oltre due anni. Gli scambi, in effetti, sono andati avanti nei mesi trascorsi soltanto “a distanza” a causa dei protocolli sanitari, ma nelle aule gli spazi virtuali hanno comunque offerto preziose possibilità di incontro.
Ora, finalmente, diversi istituti tornano a ricevere la gradita visita di delegazioni di studenti e insegnanti provenienti da altri Paesi dell’Unione europea e molti dei nostri giovani sono in partenza, o già giunti a destinazione in città estere. Gli scambi all’interno della Comunità, la cooperazione, i gemellaggi e la mobilità tra i sistemi d’istruzione e formazione rappresentano le azioni privilegiate dei progetti Erasmus +, Comenius, e-Twinning, ecc. Si tratta di programmi riconducibili al cosiddetto Lifelong learning programme (Llp), un sistema nato negli anni Trenta originariamente per migliorare il rendimento e la specializzazione in ambito professionale degli operai. Poi, negli anni Settanta, a seguito della pubblicazione da parte dell’Unesco di un documento intitolato “Learning to Be”, dove veniva approfondito il concetto di educazione permanente, intesa come istruzione che accompagna l’individuo lungo tutto l’arco della vita, in diversi luoghi e con diverse modalità, l’idea di Llp si è evoluta fino a investire le aree della formazione scolastica e dell’apprendimento. Dal 2000 con la Conferenza di Lisbona, inoltre, la progettualità è stata finalizzata alla promozione dell’occupabilità e dell’inclusione sociale e inserita tra gli obiettivi dell’Agenda europea.
Sulle opportunità che il Llp promuove è importante fare delle riflessioni: lo scenario in cui i nostri giovani si muovono viene spesso definito learning society (società della conoscenza), un luogo in cui apprendere è la condizione fondamentale per vivere e stare al passo con i cambiamenti, ormai sempre più rapidi. Mentre prima le competenze e le abilità che ci fornivano i tradizionali percorsi di istruzione ci erano sufficienti per tutto il percorso (o quasi) della nostra vita professionale e sociale, oggi è necessario aggiornarsi continuamente. Fondamentale, quindi, che i nostri figli “imparino ad apprendere” e siano pronti ad affrontare ogni tipo di cambiamento.
Tra le finalità degli scambi, oltre agli aspetti culturali e formativi, ci sono poi obiettivi di cittadinanza e convivenza civile come educare alla comunicazione e alla comprensione tra esseri umani, formare al pensiero critico e al superamento delle visioni particolaristiche, creare percorsi per acquisire valori comuni all’interno di culture diverse, elaborare l’idea di un “sapere” collettivo, cooperativo e comunitario, favorire lo sviluppo delle diverse personalità all’interno di una cornice umanistica, solidale e rispettosa delle diverse identità.
Sarebbe straordinario riuscire a tessere, attraverso questi scambi ed esperienze, un’autentica cultura della pace e dell’accoglienza. Oggi più che mai urgente in un panorama funestato da una guerra che non accenna a placarsi e che, anzi, rischia di coinvolgere drammaticamente un numero sempre più elevato di persone.
L’occasione viene fornita non soltanto dai programmi di mobilità e scambio culturale, ma nelle ultime settimane anche e soprattutto dall’arrivo in molte scuole di tutto il territorio nazionale di bambini e adolescenti ucraini in fuga dal proprio Paese martoriato. Al di là dei protocolli di accoglienza e delle manifestazioni emotive dei primi giorni, la presenza di questi testimoni del conflitto all’interno delle nostre aule deve poter essere una opportunità di crescita e di maturazione per tutta la popolazione scolastica sotto molteplici punti di vista.
Come società civile ci siamo adoperati per fornire al popolo ucraino degli aiuti concreti, ci siamo spesi in raccolte solidali, nelle scuole sono fiorite bandierine gialloblu e festoni di benvenuto, ma al di là di tutto questo cerchiamo soprattutto di comprendere quale messaggio i nostri giovani ospiti ci portano e facciamo in modo che non vada perduto.