(Foto ANSA/SIR)

“Tommaso ‘è’ bello, come tutti i bambini. Per il candore della sua fisionomia e per la limpidezza semplice dei tratti, che incantano e suscitano nelle persone brave ed oneste un immediato senso di custodia e di benevolenza. Mi sento autorizzato a dichiarare, a nome di tutti i presenti, che sei tu, piccolo Tommaso, il nostro ‘campione’ e noi siamo fieri di presentarti al trono dell’Altissimo: sicuri di fare una splendida figura!”. Lo ha affermato l’arcivescovo dell’Aquila, il card. Giuseppe Petrocchi, nell’omelia che ha pronunciato oggi pomeriggio, durante i funerali del piccolo Tommaso D’Agostino, il bambino morto nella tragedia dell’asilo dove un’auto è piombata nel cortile ferendo anche altri compagni.
Rivolgendosi al piccolo, l’arcivescovo lo ha esortato: “Prenditi cura delle tue amichette e dei tuoi compagnetti che hanno riportato ferite: chiedi la grazia che superino il ‘trauma’ psicologico che hanno subìto. Ti raccomando anche di fare una invocazione speciale per le loro famiglie, perché – affiancate dal concorso di tutti – superino questo passaggio sconvolgente della loro esistenza”. “Ti assegniamo il compito di prodigarti perché cessino le guerre che insanguinano tante parti del mondo”, ha proseguito il card. Petrocchi: “In particolare ti chiediamo di vigilare sui piccoli che soffrono in qualunque angolo della terra: in particolare, sui bimbi ucraini”. “Non c’è bisogno che ti raccomandi mamma Alessia e papà Patrizio”, ha aggiunto il presule, “certo che appena arrivato in Paradiso avrai preso Dio per mano e Gli hai chiesto di consolare i tuoi genitori: proprio loro, che ti hanno generato e si sono spesi fino in fondo per il tuo bene, oggi hanno bisogno di te!”.
Nell’omelia l’arcivescovo ha osservato che “il dolore ‘estremo’ – il più lacerante che possa colpire un essere umano – è la sofferenza dei genitori che vedono morire un figlio. È un dolore che non può essere ‘detto’, perché le parole non sono in grado di contenerlo ed esprimerlo. Forse le due espressioni che meglio riescono a segnalarlo sono ‘il grido’ o il ‘silenzio’”. Per Petrocchi, “la tragedia, di cui siamo testimoni sgomenti, ci chiede il coraggio di dare voce” ai tanti “perché” di quanto successo. “Il piccolo Tommaso – ha continuato – è entrato nella Città Santa, patria della beatitudine eterna, e ci guarda: da ‘lassù’, i suoi occhi splendenti di gloria fissano i nostri occhi velati di lacrime”. Il cardinale ha aggiunto poi che “l’ingresso in Paradiso del piccolo Tommaso non è avvenuto in tono minore, ma con stile solenne”: “Sono persuaso che il piccolo Tommaso, che porta i segni del ‘martirio’, è annoverato tra i ‘grandi’ nel Regno di Dio”.

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