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Il Giubileo della Regina Elisabetta. Pepinster: “Una monarca profondamente cristiana, con un suo personale rapporto con Dio”

(Foto ANSA/SIR)

Di Silvia Guzzetti

Una monarca profondamente cristiana, con un suo personale rapporto con Dio, ancora popolarissima tra i sudditi dopo settant’anni di regno. Elisabetta II festeggerà in grande stile, dal 2 al 5 giugno, il suo giubileo di platino con quattro giorni di festa nazionale. Abbiamo chiesto un bilancio della vita e della carriera di sua Maestà a Catherine Pepinster, ex direttrice del settimanale cattolico “Tablet”, autrice del volume “Defenders of the faith”, “Difensori della fede”, in uscita dalle edizioni “Hodder Faith” e dedicato al rapporto tra sovrani inglesi e religione. “La Regina Elisabetta ha una fede personale di cui ha parlato spesso, durante il suo regno, un rapporto forte con Dio che dà un significato particolare ai due ruoli ufficiali che toccano ad ogni sovrano inglese dal tempo della Riforma. Quello di Governatore Supremo, il leader della “Chiesa d’Inghilterra”, e quello di “Difensore della fede”, “Fidei defensor”, il titolo che Papa Clemente VII conferì al re Enrico VIII poco prima che quest’ultimo rompesse con Roma”.

È insolito che una figura pubblica così importante, in un Regno Unito profondamente secolarizzato testimoni apertamente la propria fede?
Sì. Tante volte la Regina ha detto che Gesù è il suo modello di vita. Prega ogni giorno e partecipa a una funzione domenicale dovunque si trovi. Quando visita in Paesi dove il cristianesimo non era la principale religione ha spesso voluto si trovasse a tutti i costi una chiesa cristiana. Venerdì 3 giugno Elisabetta II parteciperà anche a una funzione di ringraziamento a Dio, nella cattedrale di san Paolo, per i suoi settant’anni di regno. È il suo quarto giubileo, dopo quelli per i 25, i 50 e i 60 anni di regno, e ogni volta ha ringraziato quel Dio al quale è stata consacrata durante l’incoronazione del 2 giugno 1953. Da allora, priva di ogni gioiello, vestita soltanto di bianco, Elisabetta si è dedicata a Dio e alla nazione. Un impegno che ha preso molto seriamente.

Anche il principe Carlo è credente?
L’erede al trono ha sempre sottolineato la tragedia dei cristiani perseguitati. Li ha aiutati con donazioni e da tempo collabora con la charity “Aiuto alla Chiesa che soffre”. Un impegno che lascia intravedere la sua fede nel Vangelo. Tuttavia, la sua sensibilità è più interreligiosa rispetto a quella della Regina. Carlo ha anche rapporti molto stretti con la chiesa greco ortodossa e, in particolare, col monastero del monte Athos per ragioni famigliari. Ortodossi erano i suoi nonni paterni e anche il padre, il principe Filippo, fino al momento del matrimonio con la Regina. Il principe Carlo è anche molto interessato all’Islam. Non ha mancato di suscitare polemiche, anni fa, una sua dichiarazione nella quale affermava di voler diventare “difensore” di tutte le fedi anziché soltanto di quella cristiana. All’epoca i suoi rapporti con le gerarchie anglicane non erano buoni. La Chiesa d’Inghilterra, infatti, non approvava la sua relazione con Camilla. Oggi Carlo collabora senza problemi con la “Chiesa d’Inghilterra” di cui, come la madre, diventerà “Supremo Governatore”.

Che ruolo politico ha la Regina?
I sovrani inglesi non possono votare perché il loro ruolo è l’imparzialità ma la Regina ha quello che chiamiamo “soft power”, vale a dire una grande influenza. Incontra ogni settimana gli ex-premier. Alcuni di loro, come David Cameron e Tony Blair, hanno dichiarato di aver ricevuto da lei ottimi consigli e di aver sperimentato più volte la sua grande esperienza. Elisabetta II è sempre informatissima sulla vita del paese e dei suoi concittadini. Si racconta che, quando Margaret Thatcher diventò premier, alla fine degli anni settanta, e il numero di poveri e di disoccupati crebbe a dismisura, la Regina non mancò di esprimere alla Premier le sue preoccupazioni e sembra che i rapporti tra le due donne non fossero buoni.

Elisabetta II è a favore o contraria alla Brexit?
Non si è mai saputo. Elisabetta è convinta che la sua missione sia di unire il Regno Unito ed è preoccupata dal fatto che la Scozia dia da tempo segni di volere l’indipendenza. Secondo le dichiarazioni da David Cameron, sappiamo che, nel 2014, quando l’ex premier rivelò alla Regina che il referendum sull’indipendenza di questa regione era fallito disse che “la sovrana aveva le fusa al telefono”.

Possiamo parlare, in questo momento, di una monarchia in transizione?
Direi di sì. Anche se la Regina legge ancora tutti i documenti ufficiali e incontra i premier per l’udienza settimanale, quasi tutti gli impegni  sono ormai gestiti sia dal figlio Carlo che dal nipote William.

Che tipo di re sarà Carlo III?
Intanto un re anziano. A differenza della madre esprime liberamente le sue opinioni su vari argomenti. Una pratica che però, una volta re, dovrà abbandonare se intende non suscitare polemiche. Ci sono comunque segni che testimoniano già ora uno snellimento della monarchia. Il principe William, ad esempio, spesso non indossa la cravatta, impensabile fino a qualche anno. Inoltre, sappiamo che insieme alla moglie Kate, ha intenzione di diminuire i titoli e alleggerire i protocolli.

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