Di Vincenzo Catani

CASTIGNANO – Forse non è un problema sentito da molti e certamente non apparirà mai nelle prime pagine dei rotocalchi e nei talk show televisivi. A me invece è interessato moltissimo sapere che un marchio americano della moda ha scelto alcuni mesi fa una modella disabile: una giovane portoricana di venticinque anni, Sofia Jirau, affetta dalla sindrome di Down. E questo caso segue l’altro di Ellie Goldstein, una diciottenne inglese, affetta anch’essa della stessa sindrome e anch’essa modella di una grande griffe italiana nel 2020.

Non è difficile vedere che in questo modo si infrange un tabù, si esce dagli schemi, si ribadisce la dignità di ogni persona, si valorizzano le cosiddette diversità, si correggono i canoni estetici della bellezza, si esaltano le emotività nascoste in ognuno, si superano i superficiali ed inutili atteggiamenti di compassione, si invita a valorizzare al massimo la giusta relazione verso gli altri nel rispetto della specificità di ognuno.
Sono anni che vivo nel mondo della disabilità, grazie alla mia pluridecennale esperienza nell’Unitalsi e posso dire che quel poco di sensibilità che mi sento dentro e quell’atteggiamento di sincera attenzione che cerco di mettere nel mio rapporto con gli altri mi viene proprio dalla frequentazione di persone che io ho sempre classificato come “speciali e preziose”. In particolare non posso dimenticare gli incontri e le amicizie con persone come Ellie e Sofia, ricche di una tenerezza rara e di una bellezza interiore non comune e che mi hanno fatto vergognare molte volte del mio intimo mondo e del mio ingombrante modo di pormi in relazione.

Ho imparato sulla mia pelle che la persona che mi stava di fronte era comunque unica e grande nella sua vicenda esistenziale e che la sua bellezza interiore meritava una menzione d’onore su tutti i rotocalchi e di entrare in tutti i talk show televisivi, una bellezza che salva le nostre difficili relazioni.
È per questo che sono saltato di gioia sulla sedia quando ho letto queste notizie.

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