SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si è celebrata giovedì 16 giugno, alle ore 21:00, presso la Cattedrale Santa Maria della Marina di San Benedetto del Tronto, una Santa Messa in occasione della solennità del Corpus Domini. Al termine della celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo Carlo Bresciani e concelebrata dagli altri parroci della città, si è svolta la tradizionale processione per le vie limitrofe all’edificio sacro. Presenti tutte le autorità civili: il primo cittadino Antonio Spazzafumo, il vice questore e dirigente del Commissariato del P.S. di San Benedetto del Tronto Andrea Crucianelli, il tenente della Guardia di Finanza Tommaso Manfra, il luogotenente e comandante della Stazione dei Carabinieri Palmiero Pasqualini e il commissario della Polizia Municipale Mauro Capriotti.
Queste le parole del vescovo Bresciani durante l’omelia: “La festa del Corpus Domini intende celebrare la presenza sacramentale del Risorto che continua nella Chiesa, come Gesù stesso ha promesso al momento del suo ritorno al Padre. Una presenza custodita con amore nelle nostre chiese e fatta oggetto di lodevole adorazione sia in occasioni speciali come quella che stiamo celebrando ora, sia anche con continuità in molte comunità. La presenza eucaristica conferma le nostre chiese come luoghi sacri, di preghiera e di raccoglimento. Oggi porteremo processionalmente l’Eucaristia fuori dalla chiesa e percorreremo alcune vie della nostra città. Non si tratta di manifestazione nostalgica di un passato ormai finito. Sappiamo che da molti oggi non è compreso questo nostro portare l’Eucaristia in processione per le vie della città, così come non sono comprese altre manifestazioni pubbliche della nostra fede. Da costoro si vorrebbe la fede chiusa nelle chiese e nell’intimità individualistica, mai dovrebbe essere manifestata ad altri e non dovrebbe avere spazio nelle celebrazioni pubbliche. Altri la vorrebbero solo come una manifestazione di una identità sociale e culturale, una identità cristiana per tradizione più che per fede vissuta quotidianamente. La nostra vuole essere, invece, una manifestazione di fede, semplice, ma sincera, una fede che aspira ad innervare di sé anche la nostra vita sociale e civile, senza voler imporre nulla a nessuno, ma senza rinunciare affatto a ciò che ispira il nostro vivere e il nostro morire dentro questa società.”
Bresciani ha poi proseguito le sue riflessioni, sottolineando il legame tra Eucaristia e sinodalità: “L’Eucaristia è la sorgente e la forma della vita cristiana e della comunità. Le Chiese che sono in Italia stanno vivendo un cammino sinodale, il quale deve lasciarsi ispirare dalla celebrazione eucaristica. È significativo che il primo atto che siamo chiamati a fare nella celebrazione eucaristica, dopo il doveroso saluto iniziale, è quello di confessarci tutti peccatori: celebrante e fedeli. Peccatori che pongono la loro speranza, non la loro disperazione, in Cristo. Peccatori in cammino con Cristo e verso Cristo, peccatori che riconoscono nell’amore eucaristico di Cristo la fonte da cui attingere sempre di nuovo l’acqua viva e fresca della speranza. Non la presunzione di una qualche forma di superiorità muove i nostri passi alla processione, ma la speranza che ha la sua fonte originaria in Gesù, morto e risorto per noi.
Sant’Ignazio di Antiochia, un santo dell’età apostolica, scriveva ai cristiani di Efeso: «Voi siete tutti compagni di viaggio in virtù della dignità battesimale e dell’amicizia con Cristo» (IX, 2). Un altro antico autore, a sua volta, esortava: «Credi in Cristo Gesù. Egli ti sarà compagno lungo il sentiero pericoloso, ti sarà guida verso il regno suo e di suo Padre» (Acta Thomae, 103). In tutte e due le citazioni ricorre il camminare insieme. Il cammino sinodale della Chiesa è plasmato e alimentato dall’Eucaristia: con la processione eucaristica vogliamo dire questa realtà. Infatti, la sinodalità ha la sua fonte e il suo culmine nella celebrazione liturgica e in forma singolare nella partecipazione piena, consapevole e attiva all’assemblea eucaristica. È il mistero della Pasqua il grembo che genera la Chiesa, e l’Eucaristia ripresenta quel grembo sofferente e glorioso che non cessa di rigenerare il suo Corpo. Partecipando all’unica mensa, celebriamo nella forma più alta l’unità della Chiesa: “Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo; tutti, infatti, partecipiamo dell’unico pane” (1Cor 10, 17).
Se l’Eucaristia è la sorgente perenne della Chiesa, ne è altresì la forma. In altri termini, la Chiesa deve non tanto piegarsi su se stessa problematizzandosi in continue lamentazioni, ma deve sempre di nuovo rivolgere lo sguardo al suo Signore, per rinnovare il suo amore di sposa per lo sposo. In questa prospettiva, sono inadeguati i criteri del mondo che guardano ai numeri, alle risorse, all’organizzazione, al personale a disposizione, al grado di consenso: tutte cose che hanno certamente un loro significato, ma che per nulla affatto possono essere decisive nel giudizio sulla Chiesa. Camminiamo insieme, perché siamo resi un solo corpo dal Battesimo e ci nutriamo dall’unico pane eucaristico. Diventiamo un unico corpo celebrando l’Eucaristia. Questo è il fine della celebrazione eucaristica: farci un solo corpo in Cristo.
Il criterio di discernimento ecclesiale che guida in cammino sinodale è la fedeltà a Cristo, alla sua vita, alla Tradizione ecclesiale che non è un insieme di abitudini mutevoli, ma una specie di fiume carsico che, nei millenni, ha creato realtà meravigliose sempre attuali, perché corrispondono alle esigenze profonde dell’essere umano. Come sono illuminanti e danno conforto di fronte alle difficoltà le parole del Concilio Vaticano II: “La Chiesa è soggetta al suo Capo”(LG 7)! È una soggezione che, lontano dall’umiliare, eleva; anziché schiacciare, rassicura; invece che frenare, dà slancio e fiducia. Nello stesso tempo libera la Chiesa dalla presunzione di guardare a se stessa con affanno; libera dalla presunzione di camminare nella storia senza essere contestata dal mondo, perché, non dimentichiamolo mai, la logica della Chiesa è diversa.
La soggezione della Chiesa a Cristo-Capo è la soggezione a Cristo-Sposo che ama la sua sposa -la Chiesa- fino a dare la vita per lei: per questo a Lui la Sposa guarda con amore e fiducia. Il cammino sinodale è, dunque, un appello a tenere vigile il cuore e fisso lo sguardo a Lui, per poter guardare l’umanità con i suoi occhi, parlare al mondo con le sue parole, servirlo con il suo amore. Il suo sguardo apre alla bellezza; la sua parola è verità; il suo cuore dona e genera amore. Nella celebrazione eucaristica incontriamo Gesù che ci salva dal peccato – male dei mali – facendosi offerta sull’altare della croce, segno supremo della sua consegna al Padre per aprire a noi la strada verso il Cielo. Per questo possiamo dire che Gesù, Verbo incarnato, è morto per amore.”
“Se l’Eucaristia è la forma della Chiesa – ha concluso Bresciani – allora essa è chiamata non solo a condividere difficoltà e miserie degli uomini e delle donne del nostro tempo, ma a chiamarli a far parte del corpo di Cristo, della Chiesa appunto. Questa è la nuova condizione di figli nel Figlio: membra dell’unico corpo di Cristo la cui anima è l’amore. In altre parole, sia la comunione in ogni sua espressione, sia le opere di carità, devono avere il sigillo di Cristo che è quello dell’amore che porta le pene del mondo e lo eleva fino a Dio.
L’agire della Chiesa non è, quindi, di natura psicologica o solo morale, ma cristiana, in quanto fa sì che Cristo continui ad operare nella storia fino alla fine del mondo. In questa prospettiva, il volto dell’unità, scopo del cammino sinodale, al di là dei nostri volti deve lasciar trasparire il volto del Risorto, che è volto glorioso. Questo dev’essere il desiderio sincero che anima il nostro camminare insieme: il cammino di ciascuno, di singoli, di gruppi e di istituzioni. Questo chiediamo a Gesù eucaristico questa sera.”
Al termine della Messa i numerosi fedeli presenti si sono riversati sulla piazza adiacente alla Cattedrale per svolgere la consueta processione lungo le strade della città. Accolto da drappi e lumi sui balconi e da petali di rosa sull’asfalto, il vescovo Bresciani ha portato in processione l’ostensorio, preceduto dai bambini che hanno da poco ricevuto la Prima Comunione e dal coro che ha animato a preghiera. A seguire si sono incamminati anche il sindaco della città, insieme a tutte le altre autorità, poi le Confraternite ed infine il numeroso Popolo di Dio. Dopo aver attraversato via Pizzi e via Gramsci, passando per via Bassi e raggiungendo via Crispi, la processione si è conclusa presso la Chiesa dei Padri Sacramentini. In questa sede Bresciani ha ringraziato tutti i presenti e ha dato loro la benedizione.
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