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I misteri della diocesi di Truentum, il legame con San Benedetto Martire e i delfini

Rubrica Cultura e Territorio

DIOCESI – Ritorniamo ancora sulla Diocesi scomparsa di Truentum , che ha suscitato tantissimo interesse da parte di molti studiosi del territorio, che tramite i social – avendo letto l’articolo –  ci hanno contattato mettendo a disposizione i loro studi.

La Diocesi di Truentum è sempre più misteriosa e a mano a mano che si scava nel passato, la voragine diventa sempre più profonda e sembra non finire mai. Uno di questi studiosi , di Cupra Marittima, da 40 anni studia il territorio come un segugio e da tecnico competente, nonché colonna portante del locale Archeoclub, ha ricostruito la centuriazione romana ossia la suddivisione territoriale organizzata o meglio – disegnata dagli agrimensori o gromatici romani, dove la Diocesi scomparsa di Truentum è perfettamente incastonata e allineata.

Ma sentiamo dalle sue stesse parole, si tratta di Giovanni Ciarrocchi, geometra scrupoloso , appassionato da sempre di archeologia e topografia antichistica –  pertanto fedele  e “tecnico” nelle sue ipotesi di ricostruzione del tessuto romano del nostro territorio. Ciarrocchi avendo visto il nostro precedente articolo sulla Diocesi di Truentum, è voluto intervenire arricchendo le informazioni e con una grandissima novità.

 “L’ Ager truentinum – ci spiega – confina a Nord sull’Albula con l’agro cuprense, confina a Sud con la Val Vibrata con l’agro di “Castrum Novum”, confina ad Ovest più o meno a Nereto. La chiesetta di Santa Scolastica è un elemento centuriale importante della centuriazione truentina”. Dalla cartina che ci ha fornito  Giovanni Ciarrocchi e che pubblichiamo per gentile concessione, si vede la centuriazione e dal pallino blu, si può osservare come Truentum, cioè la città di Martinsicuro, sia collocata esattamente all’incrocio “ ..della quadrettatura piccola celeste – ha sottolineato sempre Ciarrocchi –  che è l’inclinazione della centuriazione di Truentum”. Lo studioso ha poi detto che : “..il limite-confine tra l’ager tridentino e quello cuprense  è in corrispondenza dell’Albula; Infatti la Pieve di San Benedetto segna il secondo cardine quintario sinistro  coerente con la centuriazione cuprense, questo conferma la tradizione del martire Benedetto proveniente da Cupra Marittima”. Tanta carne al fuoco. Il martire Benedetto, come si sa, era un cittadino romano del IV secolo dC residente a Cupra Maritima, dove esisteva una “Plebs” ossia una “Pieve”, una sorta di parrocchia dipendente dalla Diocesi di Truentum che veniva amministrata però in modo quasi autonomo; Pieve è dove – come spiega lo storico don Vincenzo Catani – vengono battezzati gli adulti con un bagno ad immersione ed è il luogo da cui è partita la prima evangelizzazione di un territorio agricolo, ossia fuori dalla città. Orbene la vicenda umana di Benedetto ricalca l’agiografia di tanti martiri sotto Diocleziano durante l’ultima, feroce persecuzione cristiana. Un giovane di 28 anni, “Miles Christi” che sta per “militante cristiano” più che per “soldato” come interpretò il volgo, rifiutandosi di abiurare al cristianesimo subì il martirio per decapitazione sopra il ponte del Menocchia a Cupra.

Subito dopo ci fu l’oltraggio di gettare nel torrente impetuoso testa e corpo appena martirizzati. L’arrivo in Adriatico quasi immediato delle spoglie e secondo la leggenda , i “talaphì”, cioè i delfini, che più pietosi degli esseri umani, sospinsero i poveri resti più a sud fino ad una vicina spiaggia, quella del litorale quattro miglia più a sud di Cupra, che prenderà per l’appunto in seguito il nome di San Benedetto. Un contadino vide la scena e colpito – raccolse le spoglie del martire, inerpicandosi con un carro fino alla soprastante Pieve della Diocesi di Truentum che da quel momento si chiamerà “ San Benedetto in Albula”. Agglomerati e casette di pescatori sorsero intorno a questa Pieve che daranno vita al Paese Alto di San Benedetto del Tronto, che ricorda nel nome il Santo martire cuprense, ivi giunto via mare. Per quanto concerne le centuriazioni, forse non tutti sanno cosa fossero: erano delle quadrettature del territorio colonizzato, che venivano affidate ai soldati romani, cioè legionari in pensione, come liquidazione a fine carriera militare e ai coloni per ragioni di presidio e demografiche. Le centuriae erano quadrate e avevano il lato di 20 actus (circa 700 m ) con la superficie di 200 iugeri , se consideriamo che uno iugero è una unità di misura di superficie equivalente a 0,252 ha. Indicava il terreno arabile in una giornata da una coppia di buoi attaccati allo stesso giogo (iugum, da cui il nome iugero appunto).

Ricapitolando, la centuria  era costituita da 100 heredia ovvero 200 iugeri = 503.980 m² (circa 50 ettari); Di solito ogni centuria veniva assegnata a cento persone, da cui il nome “Centuria”, appunto. Una ultima curiosità : Le centuriae erano delimitate da cippi in pietra detti “ cippi gromatici” , ossia strumenti utilizzati dai  “geometri” dell’epoca come segno confinario nelle operazioni di suddivisione del territorio. Questa suddivisione non finiva solo nel “disegno” ma comprendeva sistemi di irrigazione, vicinanza a corsi d’acqua ossia era una sorta ci si passi il termine , di odierna e ante litteram “prima urbanizzazione” della campagna, per cui nel medioevo si tendeva ad appoggiarsi alle antiche centuriazioni ed ai loro incroci sia per una continuità territoriale, che per la comodità di riutilizzare preesistenti tubature, opere di canalizzazione ecc. e perché vi era continuità abitativa. In questa visione a volo d’uccello la Diocesi di Truentum ricalca perfettamente la centuriazione romana dove è appoggiata la città colonia romana di Truentum (Martinsicuro) e in effetti vi è una rete stradale, cultuale e di confini, di Pievi ed ex pagi, oggi paesi e borghi che confermano l’appellativo “Diocesi Truentina” per la nostra attuale Diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto, almeno in parte, almeno per quanto concerne il primitivo insediamento liburnico e poi piceno, paleocristiano costiero.

In foto: la Cartina realizzata in 40 anni di prezioso lavoro dallo storico cuprense Giovanni Ciarrocchi, in parte pubblicata negli atti del convegno di archeoastronomia di Albano Laziale della SIA. Grazie per la gentile concessione ed il prezioso arricchimento storico sulla Diocesi scomparsa di Truentum. Nella scaccheccatura in celeste piccola si può vedere come Truentum cada tra un importante incrocio di centuriae.

 

Susanna Faviani: Giornalista pubblicista dal '98 , ha scritto sul Corriere Adriatico per 10 anni, su l'Osservatore Romano , organo di stampa della Santa Sede per 5 anni e dal 2008 ad oggi scrive su L'Avvenire, quotidiano della CEI. E' Docente di Arte nella scuola secondaria di primo grado di Grottammare.