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Il sinodo e le scuole materne

Un approfondimento della pedagogista Barbara Rossi sull’ultimo numero di “Prima i Bambini”. “Investire su dialogo con le famiglie”. “Riconoscere la fecondità dell’età dell’infanzia””

Non è un caso se nel logo del Sinodo, è proprio un bambino, primo nella fila che rappresenta il popolo di Dio, ad aprirne il cammino. Quasi a sottolineare che sono loro – i più piccoli – a stare davanti in questo tempo di grazia. Al Cammino Sinodale come occasione per riflettere sulla partecipazione dei bambini alla vita comunitaria, oltre che come protagonisti di processi educativi, fra insegnanti e famiglie, dedica un approfondimento il nuovo numero di “Prima i Bambini” (“PiB”), il bimestrale della Fism, la Federazione Italiana Scuole Materne, alla quale aderiscono circa 9000a realtà educative del mondo Zero-Sei anni frequentate da circa 500mila bimbi.

Lo scritto dal titolo “La sinodalità come via e cammino nella scuola dell’infanzia” è firmato da Barbara Rossi, docente di didattica e di pedagogia generale all’ ISSR – Facoltà Teologica di Milano- nonché consigliere nazionale Fism, e costituisce un documento condiviso di indirizzo dal quale prenderanno avvio azioni concrete a partire dalle scuole dell’infanzia, i nidi e ai servizi all’infanzia, in riferimento al cammino di sinodalità che si legge “chiama ad un ‘noi’ che potremmo definire inclusivo. Un termine che dice una compagnia, un camminare insieme nel viaggio verso la comunità e, di fatto, verso il Bene comune”.

Sottolineata l’importanza della disposizione all’ascolto, la riflessione della pedagogista, analizzando le modalità in cui si configurano in ambito educativo diverse forme di incontro e prima ancora i desideri di incontro, mette in questa sede al primo posto l’incontro con la sacralità dell’infanzia (nei passaggi successivi tocca all’incontro con “l’altro” e con alcune “parole” (disponibilità, pensiero, stile, ironia)

Scrive Barbara Rossi: “La mistagogia, come introduzione ai misteri religiosi e alla vita, ci ricorda che come educatori cristiani, abbiamo il compito di accompagnare i bambini a riconoscersi e ad aprirsi al mistero e a sostenere le famiglie in questo delicato cammino. In questo senso investire sul dialogo con le famiglie accompagnandole in un orizzonte di comunità educativa, che si preoccupa e si prende cura è la prima istanza”. E continua: “Il periodo pandemico, come ci ricorderanno le parole dell’Enciclica di Papa Francesco ‘Fratelli Tutti’, così come le recenti strazianti e inumane immagini del conflitto, hanno evidenziato la necessità di riconoscere l’età feconda dell’infanzia, che rappresenta la dinamicità della vita e la prosecuzione della storia. Un’età che insegna a guardare oltre, a fermarsi stupiti davanti al mistero, a porci le domande che portano alla verità di noi stessi, in un momento storico dove è oggettivamente difficile comunicare non escludendo l’altro”.