COMUNANZA – Alle volte siamo portati a credere che nulla di particolare o prezioso possa mai nascere dalla provincia: spesso la giudichiamo sonnolenta, arretrata, non al passo con i tempi. Eppure spesso proprio in provincia sono nati personaggi di altissima levatura, come fu il restauratore Adriano Luzi, scomparso il 9 giugno del 2003 alla prematura età di 46 anni. In rete troviamo molte notizie su di lui, non solo su giornali online o cartacei locali o nazionali, ma anche in vari blog di  Egittologia..è stato più volte riconosciuto e ricordato dalle varie amministrazioni comunali che si sono succedute a Comunanza. Ma forse la biografia che lo tratteggia con maggior “gentilezza” è quella scritta dal prof. Settimio Virgili, noto studioso del territorio, nel volume IV di  : “ Personaggi piceni” redatto a braccetto con il Dr. Mario Antonelli.

A pag. 77 l’autore Virgili inizia descrivendo la sontuosa tomba della regina Nefertari : In quella tomba con 520 metri quadrati di soffitti e pareti affrescate l’artista comunanzese è stato nell’arco di 6 anni, 500 giorni a tu per tu con la regina Nefertari, moglie di Ramesse II ( 1290-1223 a.C.). Dentro quel sepolcro – dirà poi Adriano stesso – ho lasciato parte della mia vita, parte di me. Mi sono lasciato affascinare da Nefertari”. Come sappiamo, fu l’archeologo italiano Ernesto Schiapparelli nel 1904 a scoprire la tomba di Nefertari, la regina egizia il cui nome significa “La più bella”. La tomba si trova a Tebe ovest, l’odierna Luxor famosissima per le meravigliose pitture che ritraggono scene di vita quotidiana della Regina e le “prove” della sua anima prima di poter raggiungere l’Aldilà. E’ stata una equipe italiana a restaurare con finanziamento americano del Getty Conservation Institute (Los Angeles) , ben 2 milioni di dollari –  la famosissima tomba, grazie all’equipe di Laura e Paolo Mora dell’Istituto Centrale per Il Restauro, presso i quali collaborava il “nostro” comunanzese Adriano Luzi. Nato a Comunanza nel cuore dei Monti Sibillini nel 1957, Adriano da piccolo – come ci illustra Virgili nel suo libro – sembrava non amare la scuola e lo studio se non per il disegno, in cui eccelleva particolarmente.

Dopo la scuola dell’obbligo aveva frequentato l’istituto di illustrazione e decorazione del libro di Urbino , diplomandosi brillantemente nel 1977 , poi a 20 anni si trasferì a Roma, frequentando vari corsi di perfezionamento e specializzandosi nel restauro delle opere d’arte”Dal 1981 lo troviamo svolgere la professione privatamente o con varie cooperative fino all’arrivo della grande commissione nella terra dei faraoni, in Egitto. Egli stesso scriverà di aver cambiato il suo ritmo di vita in Egitto e di essere diventato calmo e sereno come le acque del Nilo. Sono vari i conferimenti, tra cui l’attestato di “Cavaliere dell’ordine delle Arti e delle Lettere” da parte del Ministero della cultura francese e tanti attestati di stima da parte di professori e storici dell’arte nonché restauratori. Eppure Adriano era umile e semplice e quando poteva , amava fare escursioni nei suoi monti Sibillini, nonostante la sua carriera lo aveva già fatto occupare di nomi come : Gianlorenzo Bernini, Daniele Da Volterra ed altri artisti geniali della Storia dell’Arte prima di giungere in Egitto nel 1986. Queste le sue stesse parole, tratte dal blog di Egittologia www.djedmedu.wordpress.com/ e tratti dall’articolo Pubblicato ad ottobre  del 2014 da Mattia  Mancini : “Nella tomba di Nefertari ho trascorso cinquecento giorni a tu per tu con la più bella, la più potente, colei per la quale il sole sorge. Nell’arco di sei anni abbiamo lavorato su ogni centimetro di 520 metri quadrati di pareti e soffitti dipinti, pulendo e consolidando, riattaccando frammenti di colore e sostituendo il micidiale cemento, collocato da precedenti restauratori, con impasti di fango e paglia degli antichi Egizi. Dentro quella tomba ho lasciato parte della mia vita, parte di me. Mi sono lasciato affascinare da Nefertari come mi sono lasciato conquistare dall’Egitto”. Sempre nel blog Mancini scrive : L’ equipe dei Restauratori, tra cui c’era Luzi, riportò i dipinti ai vecchi fasti utilizzando solo prodotti naturali come calcare, limo, sabbia, fibre vegetali. Nonostante ciò, per la fragilità della tomba, si è deciso di impedire l’accesso ai turisti, salvo costosi permessi speciali… Prima del restauro, le pitture erano in pessime condizioni, soprattutto a causa degli scellerati interventi degli anni ’50 con iniezioni di gesso e vinavil… Ma il modo giusto per rendere viva la memoria di un professionista è mostrare il frutto del suo lavoro..”. Vengono pubblicate sul blog  le pitture murali della tomba di Nefertari prima e dopo il restauro e qui si vede la bravura e l’altissimo livello raggiunto da Adriano Luzi e dai suoi colleghi in modo sorprendente e inconfutabile. Un lustro per il nostro territorio, una stella nel firmamento dei vari personaggi piceni , un astro per Comunanza mai da dimenticare. Adriano Luzi Restauratore di Nefertari.

La foto di Adriano Luzi è tratta dal blog di Egittologia DJED MEDU e dall’articolo di Mattia Mancini

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