Una volta preso il largo, giunti all’altezza della Chiesa di San Francesco di Paola a Grottammare è stata lanciata una corona d’alloro in ricordo di quanti per lavoro o per compiere il loro civico dovere sono morti in mare. Il lancio è stato accompagnato dal suono delle altre imbarcazioni e dall’applauso dei fedeli che si è levato dalla banchina.
Terminata la processione in mare, l’immagine della Madonna della Marina è stata trasportata dai militari della Capitaneria di Porto presso la banchina “Malfizia” dove ha avuto luogo la celebrazione eucaristica che ha visto una grande partecipazione di popolo. Riportiamo per intero l’omelia pronunciata dal vescovo Carlo:”La festa della Madonna della Marina ci rimanda a una delle più belle tradizioni ispirate dalla fede della nostra città di san Benedetto del Tronto. Città di origine marinara che viveva della pesca e la cui vita dipendeva dal mare che generosamente offriva il pesce fonte di vita e di benessere, ma anche di pericoli e di tanto e duro lavoro. Il mare fonte di vita, ma anche pericolo per la vita: infatti nella suggestiva e sempre molto bella uscita in mare che abbiamo fatto poco fa, abbiamo voluto ricordare tutti coloro che in mare hanno perso la vita. Doveroso ricordo di pietà cristiana con il quale abbiamo voluto affidare alle mani materne di Maria coloro che non sono più tornati a casa e hanno trovato nel mare l’ultima loro dimora in attesa della resurrezione. Affidando l’apostolo Giovanni a Maria, Gesù ha affidato tutti noi a lei. A lei, quindi, sono affidati anche i nostri cari defunti in mare. Noi chiediamo a lei di tenere sotto la sua materna protezione tutta la gente del mare e di proteggerla contro i pericoli che potrebbero incontrare. Ma la necessità di un porto sicuro richiede anche che, finalmente, chi di dovere si faccia carico di un pronto, adeguato e doveroso dragaggio del nostro porto così da garantire la sicurezza dei pescherecci e degli equipaggi.
Ora qui sulla riva del mare insieme alle autorità civili e militari -che saluto cordialmente- celebriamo la santa messa e come Maria e con Maria, come gli Apostoli hanno fatto nel cenacolo (l’abbiamo sentito nella seconda lettura tratta dagli Atti degli Apostoli), ci mettiamo oranti in ascolto della Parola di Dio, disponendoci ad accogliere nel sacramento anche il dono di suo Figlio Gesù, come ha fatto Maria, accogliendolo nel suo corpo verginale.
Nell’annunciazione Dio ha proposto a Maria di prendere il largo, cioè di affidarsi alla sua parola e accettare una proposta di vita che l’avrebbe proiettata in un orizzonte infinitamente più ampio di quanto non avesse mai pensato: diventare addirittura la Madre del figlio suo Gesù Cristo. Dio le ha chiesto di uscire dal piccolo e sconosciuto villaggio di Nazareth e mettersi in cammino, di prendere il largo sulle strade di Palestina seguendo Gesù.
Dio è così, ci propone sempre grandi orizzonti; ci propone di lasciare progetti di vita troppo ristretti, progetti al ribasso, per quanto non necessariamente negativi. Dio non ci propone mai un vita gretta, chiusi su noi stessi. Un po’ come è la vita del pescatore: se vuol pescare deve prendere il largo, andare nel mare aperto, deve affidarsi alla promessa, altrimenti le reti restano vuote. Così hanno fatto e fanno tutt’ora i nostri pescatori: prendono coraggiosamente il largo e hanno il coraggio del mare aperto. Facendo così hanno reso grande san Benedetto e hanno dato benessere alle loro famiglie e continuano a darlo.
La vita ha bisogno di grandi ideali, sono essi che fanno grande la vita. Ovviamente i grandi ideali non si realizzano da soli, automaticamente, hanno bisogno della collaborazione, della dedizione e della fatica umana, oltre che della benedizione di Dio, la quale non manca mai quando gli ideali sono veramente umani e carichi di prospettive di bene. Solo i grandi ideali profumano di futuro, se trovano persone disposte a spendersi per essi, come ha fatto Maria. Essi ci portano al largo, nel mare aperto della vita, dove non mancano robuste onde contrarie, ma dove non manca neppure una abbondante pesca di bene per noi e per tutti. Come non c’è mare senza onde contrarie, così non c’è vita senza onde contrarie; ma come le onde contrarie non impediscono a una solida nave di navigare e al marinaio esperto di governare la nave in mezzo alle onde, così con l’aiuto di Dio anche noi possiamo imparare a governare la nave della nostra vita, ma dobbiamo darle un solido scafo, in modo che possa resistere alle onde contrarie che ne minacciano il cammino.
Purtroppo il progresso tecnico-scientifico ci ha insegnato a governare le macchine moltiplicando le loro prestazioni e le loro capacità, ma ci ha reso sempre più deboli nel preparare e governare la barca della nostra vita e delle nostre fragilità umane, moltiplicando i naufraghi che galleggiano sul bagnasciuga della vita. Il progresso economico ci ha resi dei voraci e individualisti consumatori di ogni novità, sempre più insoddisfatti a causa della povertà di ideali che reggono la nostra vita, povera di ideali e povera di solide e durature relazioni umane. Sappiamo come gestire le macchine, perfino le navicelle spaziali che arrivano su Marte e molto più in là nello spazio infinito, ma non sappiamo gestire le relazioni, sempre più frantumate anche nelle nostre famiglie.
Sappiamo che una nave non può navigare sicura se nell’equipaggio ognuno va per conto suo, se ognuno pensa solo a se stesso e ai propri comodi. La navigazione è sicura solo se si lavora di squadra, allora si può prendere il largo con sicurezza e ci si può dedicare alla pesca con speranza di un buon risultato. Con la barca della nostra vita invece pensiamo di poter fare da soli, ma i naufragi sono troppi. Gli Atti degli Apostoli, nel passo che abbiamo proclamato, ci presentano la primissima Chiesa: tutti uniti assidui e concordi nella preghiera, gli apostoli con Maria, alcune donne e altri.
Dio, come ha fatto con Maria, propone sempre grandi ideali e, come a Maria, promette di essere con noi per sostenerci nella loro realizzazione. Occorre il coraggio del nostro sì, occorre il coraggio nostro di prendere il largo e di affidarsi alla parola di Dio, come ha fatto Maria.
Prendiamo anche noi il largo sulla parola di Dio, ma prendiamolo insieme: Maria lo fa, ma accanto a sé ha Giuseppe che la sostiene, la protegge e insieme si prendono cura del bambino loro affidato. Siamo la barca della Chiesa e siamo chiamati uniti a prendere il largo nel mondo di oggi. Come su ogni barca, c’è bisogno di tutti e tutti devono fidarsi della parola del comandante. Noi ci fidiamo della Parola di Dio: è lui il comandante della barca della Chiesa e il sicuro comandante della nostra vita. Di lui ci possiamo fidare, come si è fidata Maria: ne è venuta una vera benedizione per lei, per noi e per il mondo intero. Con lui, con la Chiesa e con Maria ci possiamo imbarcare per il mare aperto della vita: con lui, con Maria e con gli apostoli la rotta è sicura e la barca può resistere anche alle tempeste più violente e alle onde più insidiose.
Gesù sulla croce ci ha affidato a Maria e siamo certi che lei ha accettato di prenderci sotto la sua protezione”.