Nella Giornata del 9 agosto, Giornata internazionale dei popoli indigeni, la Rete ecclesiale panamazzonica (Repam) e l’Organizzazione degli Stati americani (Osa) hanno firmato una dichiarazione congiunta sulla protezione dell’Amazzonia e dei popoli indigeni.
Si tratta di un fatto storico, che segna l’unità d’intenti del maggior Organismo continentale sovrastatuale e della Chiesa cattolica. Il documento mette in evidenza l’importante presenza dei popoli amazzonici per la cura dell’Amazzonia e affronta l’urgenza umanitaria e ambientale che questo bioma sta vivendo per tutta l’umanità. La dichiarazione congiunta chiede, infatti, la protezione urgente dell’Amazzonia e dei suoi popoli indigeni, dei quilimboli (popolazioni afro) e dei popoli rivieraschi.
Presenti alla cerimonia della firma, a Washington, Luis Almagro, segretario generale dell’Osa, e mons. Juan Antonio Cruz Serrano, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Osa, a nome del card. Pedro Barreto, presidente uscente della Repam, oltre che presidente della Ceama (Conferenza ecclesiale amazzonica). È la prima volta che l’Osa fa una dichiarazione sulla situazione delle comunità e dei popoli in Amazzonia.
Il documento mette in evidenza la “Dichiarazione americana sui diritti dei popoli indigeni” dell’Osa. A partire da essa, sottolinea l’importanza delle popolazioni indigene per la protezione dell’Amazzonia, i loro diritti e i rischi che corrono di fronte alle minacce che hanno subito di attacchi, ferite, omicidi, malattie, carestie ed espulsioni dai loro territori.
Successivamente, si evidenzia la necessità di affrontare “l’urgenza umanitaria e ambientale che l’Amazzonia sta vivendo oggi”, che minaccia la sopravvivenza, l’equilibrio ecologico e la perdita di visione del mondo dei popoli amazzonici.