È giunta a Cassino, sabato 13 agosto, la staffetta dei pellegrini del Progetto Antonio 20-22, che era partita da Capo Milazzo a fine giugno e ha già attraversato a piedi la costa siciliana sullo Stretto, la Calabria, la Basilicata e gran parte della Campania, arrivando nel Lazio da Mignago Monte Lungo, ripercorrendo i passi che sant’Antonio 800 anni fa percorse per raggiungere Assisi, quindi Forlì e infine Padova.
Nei quasi 288 km totali che verranno percorsi nel Lazio, come di consueto, la reliquia di sant’Antonio “camminerà” insieme ai pellegrini all’interno di uno speciale zaino che la custodisce.
Durante il cammino laziale la staffetta toccherà Montecassino, Roccasecca, Arpino, Casamari, Collepardo, Trevi, Subiaco, Mandela, Orvinio (sarà questa località di arrivo che caratterizza una tappa molto intensa per dislivello, con 698 metri di discesa e 1.054 metri di salita, per 20 km di distanza totale), Castel di Tora, Rocca Sinibalda, Rieti e Greccio. Da questa famosa località francescana, dove san Francesco diede origine alla tradizione del Presepe, i camminatori percorreranno il 29 agosto l’ultimo tratto in terra laziale per giungere in Umbria, con arrivo di tappa a Terni dopo 23 km. Il tratto Greccio – Terni registra un altro dislivello decisamente importante, con 1.153 metri di discesa e 633 metri di salita.
“La scelta di questo percorso – spiega una nota – è essenzialmente evocativa: 800 anni fa il giovane frate francescano Antonio, partito da Capo Milazzo, non poteva che seguire questa strada per arrivare ad Assisi e poi a Padova, ma non solo. Il tragitto lungo, quello che oggi viene chiamato il ‘Cammino di San Benedetto’, era costellato di eremi benedettini e certosini e garantiva l’ospitalità dei monaci a pellegrini e viandanti. Tra i luoghi più significativi che la staffetta di Antonio 20-22 ha incontrato ed incontrerà durante il suo cammino sono dunque le abbazie benedettine di Montecassino (il secondo monastero più antico d’Italia fondato nel 529 da san Benedetto da Norcia) e di Subiaco (che da quasi mille anni custodisce uno dei luoghi più significativi della spiritualità benedettina: la grotta in cui all’inizio del VI secolo il giovanissimo san Benedetto visse da eremita, seguendo l’esempio dei padri anacoreti), nonché l’abbazia cistercense di Casamari, nel comune di Veroli (Frosinone)”.
Attenzione particolare merita senz’altro anche “Rieti, centro nevralgico della devozione antoniana laziale e del centro Italia. Il profondo legame che unisce i reatini a sant’Antonio risale a prima della sua canonizzazione, proclamata, è il caso di dirlo, in tempi record per i tanti prodigi compiuti dal ‘beato Antonio’. Quando gli emissari della città di Padova giunsero a Rieti per chiedere la canonizzazione a papa Gregorio IX, già vescovo di Rieti nel 1214, furono accolti da una fiaccolata dei cittadini che li sostenne con forza. La cerimonia si sarebbe dovuta compiere proprio nel Duomo di Rieti, ma, poiché il papa fu costretto a trasferirsi a Spoleto, i reatini reagirono ideando una processione in segno di protesta, che ben presto però si trasformò da contestazione a grande devozione che rimane intatta ancor oggi, a distanza di secoli. Segni tangibili ne sono ad esempio a giugno la Processione dei Ceri, in occasione della quale migliaia di persone attendono il passaggio della statua del Santo nelle vie del centro storico trasformate in un tappeto a colori con la celebre Infiorata di sant’Antonio”.
Il Cammino da Capo Milazzo a Padova è stato promosso dal Progetto Antonio 20-22, espressione dei Frati minori conventuali della Provincia Italiana di S. Antonio di Padova, ed è stato voluto e ideato – insieme ai collaboratori laici – da alcune delle principali realtà della famiglia antoniana: Pontificia Basilica di S. Antonio a Padova, Messaggero di sant’Antonio, Il Cammino di Sant’Antonio, Associazione Cammino di S. Antonio, Centro Francescano Giovani – Nord Italia, Peregrinatio Antoniana, Caritas Sant’Antonio.
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