SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Laureato in Marketing presso l’Università di Bologna, dopo aver conseguito un master all’Alma Graduate School e uno alla Luiss, ha svolto la sua attività professionale per grandi aziende come Conad Italia e Nike Se. Nel 2016 ha iniziato a gestire l’hotel di famiglia, il Relax, attuando una grande trasformazione per renderlo il primo family hotel di San Benedetto del Tronto. Sposato con Maria e padre di Daniel, Bianca e Margherita, dal 2019 è anche presidente dell’Associazione Albergatori della città rivierasca. Si tratta di Nicola Mozzoni che abbiamo incontrato in questi giorni per fare un bilancio sulla prima metà del suo mandato e per commentare le vicende degli albergatori sambenedettesi in questa calda e tumultuosa estate.

Non posso non partire dall’argomento del momento: le concessioni demaniali. I controlli eseguiti dalla Capitaneria di Porto ad inizio agosto hanno procurato non pochi disagi agli albergatori. Qual è la situazione attuale?
La situazione attuale è quanto meno limitante: seppur gli spazi tra gli ombrelloni sono vivibili, non riusciamo più a garantire il servizio precedente. Purtroppo il danno di immagine è di proporzioni mai viste. La cosa più grave – a mio parere – è che tutto questo si sarebbe potuto evitare se il problema fosse stato preso per tempo. Dispiace soprattutto perché si denota una gravissima mancanza di visione turistica della città. Credo che si sia scelto di puntare su altri settori e personalmente – ma io sono di parte – non credo sia la mossa giusta. Ad ogni modo non posso fare altro che accettare questa scelta, seppur consapevole che, a breve, molti altri hotel chiuderanno e il danno occupazionale ed economico sarà irreversibilmente elevato.

Ogni estate la movida scatena l’ormai usuale polemica sui rumori molesti. Come è andata quest’anno?
Ci sono rumori che effettivamente possono dare fastidio ai residenti, come, ad esempio, quelli procurati durante il karaoke: mi riferisco allo strepitio dei microfoni o alle stonature ad alto volume. Al contrario, ce ne sono altri, come ad esempio la musica, che non dovrebbero arrecare alcuna difficoltà. Ovviamente non ci si può regolare in base alla sensibilità dell’orecchio di ogni singola persona, bensì è necessario un regolamento che dia chiare indicazioni in merito. Per questa estate, a differenza degli anni precedenti, l’Amministrazione ha stilato un regolamento comunale che concede una deroga rispetto a quello nazionale, elevando i decibel consentiti da 50 a 70. Quindi, in realtà, un equilibrio tra gli opposti interessi dei residenti e quelli dei titolari di attività è già stato trovato grazie a questo nuovo regolamento. Pertanto non c’è altro da dire se non che va rispettato. Questo è il minimo richiesto a noi albergatori. Oltre a questo, c’è, però, anche un altro problema: purtroppo spesso ci sono anche schiamazzi da parte di avventori che frequentano i locali sulla costa e poi magari proseguono le loro serate in strada. Per questo genere di problema è necessario un controllo continuativo sia da parte della Polizia Municipale sia da parte dei gestori di attività. È bene che in ogni locale ci sia un servizio d’ordine adeguato al numero dei clienti che vengono ospitati.

Per aumentare la sicurezza quali strategie si possono mettere in campo?
Per quanto riguarda il servizio d’ordine, ho già detto. Aggiungo che noi conosciamo i nostri clienti e spesso sappiamo, prima ancora che accada, dove possa esserci un problema. Perciò avere un servizio d’ordine interno permette di tenere sott’occhio i clienti abituali che eccedono o trasgrediscono e funge anche da deterrente per eventuali schiamazzi o risse.
Inoltre i locali non devono servire alcolici ai minorenni. Questa potrebbe sembrare una cosa ovvia, dal momento che è prevista dalla legge, ma quasi mai vengono effettuati dei controlli. Al contrario, ritengo che, nel caso in cui l’età del cliente appaia dubbia, sia bene chiedere il documento di identità per verificarne la maggiore o minore età. È chiaro che più si è giovani, più si è portati ad avere atteggiamenti superficiali, rivoluzionari, rissosi o comunque poco nobili, soprattutto se sono state assunte grandi quantità di alcol. Lo dico da albergatore, ma anche da padre.

Passiamo alla questione Covid. Clienti affetti da Covid che nascondono la loro condizione agli albergatori e hotel che non chiudono anche se una buona percentuale di personale risulta positiva. Dunque cosa mettiamo al primo posto: la salute e la sicurezza o la necessità di lavorare dopo due anni di restrizioni e mancato guadagno?
La normativa non prevede la chiusura della struttura né nel primo caso né nel secondo, quindi si lascia alla libera discrezionalità dei turisti e degli albergatori, ma mi sento di dire che gli albergatori sambenedettesi abbiano da sempre messo la salute e la sicurezza al primo posto. Nei casi in cui uno o più esponenti del personale siano risultati positivi al Covid, sono stati immediatamente isolati. Ci sono inoltre molte altre accortezze che vengono messe in atto pur non essendo obbligatorie. Nel mio albergo, ad esempio, continuiamo a mantenere le distanze, seppur non sia previsto per legge; ogni fine settimana facciamo anche un controllo di tutto il personale di sala che è quello che sta maggiormente a contatto con i clienti e con lo sporco e quindi rischia maggiormente.

Qual è il bilancio di questi primi due anni di presidenza?
In questi anni qualcuno tra noi albergatori era rimasto un po’ indietro, quindi abbiamo cercato di creare una rete e svolgere delle attività per incrementare la cultura turistica del nostro comparto. In questa direzione sono andate diverse iniziative. In primis abbiamo iniziato a digitalizzare tutto, togliendo la parte di marketing delle fiere ed investendo su un marketing più chirurgico. Abbiamo stretto accordi commerciali con fornitori in grado di darci prodotti e consulenze: abbiamo, ad esempio, frequentato corsi di formazione su come passare da un turismo più statico, basato su colazione, mare, pranzo e cena, ad un turismo esperienziale, fatto di conoscenza del territorio non solo locale, ma di tutto il Piceno. Nel breve periodo vorremmo portare il Piceno nella nostra città, organizzando una fiera di eccellenze non solo enogastronomiche, ma anche artigianali, come, ad esempio, il tombolo. Ci piacerebbe che il lungomare si riempisse di artigiani piceni che espongono le loro unicità e le fanno scoprire ai turisti. Con l’aiuto dell’infopoint, che da quest’anno abbiamo in gestione, credo che potremmo riuscire nel nostro intento. Guardando, invece, in una prospettiva di lungo periodo, spero in questi ulteriori due anni di presidenza di riuscire a creare il brand Piceno su cui basare anche il marketing fuori stagione. Perché un turista dovrebbe venire a San Benedetto del Tronto anche in inverno? Io so cosa c’è di bello nei dintorni, ma il turista spesso non lo sa. Allora è nostro compito fargli scoprire tutte le eccellenze e le opportunità del territorio.
Infine un progetto al quale tengo moltissimo è quello di creare un evento unico nel suo genere per la nostra città: essendo il nostro un turismo di tipo familiare, ci piacerebbe creare, tra la fine di luglio e i primi di agosto, una sorta di uniformare, formare e destagionalizzare, un grande contest in cui ogni giorno, in luoghi diversi della città, i bambini possano ritrovare i loro supereroi o i protagonisti dei loro cartoni preferiti per giocare e divertirsi insieme.

Mi pare di capire che tre siano le parole con cui possiamo riassumere gli obiettivi del suo mandato: uniformare, formare e destagionalizzare. È corretto?
Si, correttissimo! E, se ci fa caso, sono tre verbi, tre azioni che tutti noi operatori turistici siamo chiamati a compiere per migliorare la qualità dell’offerta turistica sambenedettese e picena. Un progetto che richiede impegno, dedizione e tempo. Onestamente credo che saremo in grado di raggiungere pienamente questi obiettivi nell’arco di una decina d’anni, ma questo non deve spaventare, anzi deve rassicurare, perché finalmente, dopo molti anni, siamo tornati ad avere una visione futura di lungo periodo.

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