“Siete chiamati a vivere tutta la precarietà del provvisorio e tutta la bellezza dell’assoluto nella vita ordinaria, per le strade dove camminano gli uomini, dove più forte è la fatica e il dolore, dove i diritti sono disattesi, dove la guerra divide i popoli, dove viene negata la dignità.
È lì, come Gesù ci ha mostrato, che Dio continua a farci dono della salvezza”. Lo ha detto Papa Francesco, questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, dove ha ricevuto in udienza i partecipanti all’incontro promosso dalla Conferenza mondiale degli Istituti secolari (Cmis). “La vostra è una vocazione di frontiera, a volte custodita nella discrezione del riserbo. In più occasioni avete rimarcato che non sempre siete conosciuti e riconosciuti dai pastori e questa mancanza di stima vi ha portato forse a ritirarvi, a sottrarvi dal dialogo. Eppure la vostra è una vocazione che apre strade, di frontiera, per non rimanere fermi”, ha aggiunto il pontefice.
Il suo riferimento è “ai contesti ecclesiali bloccati dal clericalismo – che è una perversione -, dove la vostra vocazione dice la bellezza di una secolarità benedetta aprendo la Chiesa alla vicinanza ad ogni uomo e donna”. Ma anche alle “società dove i diritti della donna vengono negati e dove voi, come è successo anche in Italia con la beata Armida Barelli, avete la forza per cambiare le cose promuovendone la dignità”. E, ancora, a “quei luoghi, che sono tanti, nella politica, nella società, nella cultura, in cui si rinuncia a pensare, ci si uniforma alla corrente dominante o al proprio comodo, mentre voi siete chiamati a ricordare che il destino di ogni uomo è legato a quello degli altri”.
Dal Papa ai partecipanti alla Cmis, poi, l’invito a non stancarsi di “mostrare il volto di una Chiesa che ha bisogno di riscoprirsi in cammino con tutti, di accogliere il mondo con tutte le sue fatiche e bellezze”. “La Chiesa non è un laboratorio per tranquillizzarsi e riposare. La Chiesa è una missione. Solo insieme possiamo camminare come popolo di Dio, come cercatori di senso con tutti gli uomini e le donne di questo tempo, custodi della gioia di una misericordia fatta carne nella nostra vita. Questo percorso richiede di scardinare consuetudini che non parlano più a nessuno, di rompere schemi che imbrigliano l’annuncio, suggerendo parole incarnate, capaci di raggiungere la vita delle persone perché nutrite della loro vita e non di idee astratte”.