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Droga: San Patrignano, un convegno sui “Percorsi di cura nelle dipendenze da sostanze in Usa e in Italia”

Ben 107mila vittime per overdose negli Stati Uniti nel solo 2021. Questo il dato da cui ha preso il via, nei giorni scorsi, il convegno “Percorsi di cura nelle dipendenze da sostanze in Usa e in Italia” organizzato da San Patrignano all’interno della comunità in collaborazione con il New York Presbiterian – Weill Cornell Medical Center e con il sostegno dell’Alexander Bodini Foundation e di Friends of San Patrignano.
“Spesso la dimensione sociale del problema della tossicodipendenza viene tenuta separata da quella sanitaria – ha esordito in videocollegamento il ministro della Salute, Roberto Speranza – ma dal punto di vista della persona sono problemi connessi. È il tempo giusto per un salto di qualità, valorizzare le esperienze importanti del nostro Paese per rendere più forte il nostro Sistema sanitario nazionale e la tutela del diritto alla salute”. Fra le esperienze importanti, quindi, quella delle comunità di recupero, come ha sottolineato anche il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri: “Dobbiamo passare dal concetto di cura a quello di prenderci cura, idea che San Patrignano ha iniziato a sviluppare tanti anni fa. Alla persona dipendente dobbiamo permettere di recuperare tutte le abilità cognitive, emotive e relazionali; non può e non deve essere solo un aspetto sanitario. E dobbiamo valorizzare la formazione degli educatori che c’è dietro un percorso del genere”. Gabriele Moratti, membro della Fondazione San Patrignano, ha sottolineato: “La tossicodipendenza è una prigione, un buco nero che risucchia tutto ciò che di bello c’è intorno. Nella vita dei tossicodipendenti non esistono amicizia e affetto, ambizione, sport, orgoglio per quello che si fa e spesso non esistono parole di conforto. Sapere che ci sono persone che si interessano a loro ha grande significato, perché non sentirsi soli per chi è fragile ha grande importanza”.
Rispetto al lavoro delle comunità è intervenuto anche Luciano Squillaci, presidente della Federazione italiana delle comunità terapeutiche (Fict): “Ci hanno spiegato che è corretto parlare di bisogni. Invece, noi dobbiamo parlare e lavorare sulle prospettive di vita di una persona. Chi subisce lo stigma della dipendenza non coniuga più i verbi al futuro”. Un sistema che in Italia è avviato da tempo con 202 servizi a bassa soglia, 1.001 servizi ambulatoriali e 928 servizi residenziali, semiresidenziali, ospedalieri e specialistici, come ha raccontato Sabrina Molinaro, responsabile della sezione Epidemiologia e ricerca sui servizi sanitari Ifc-Cnr, che ha comunque sottolineato la diversa situazione del nostro Paese: “In Italia fortunatamente non abbiamo lo stesso problema a livello di overdosi, ferme alle 293 del 2021 – ha spiegato –. Ma abbiamo visto come i quantitativi di cocaina sequestrati siano risultati maggiori rispetto al passato, mentre la cannabis è la sostanza più utilizzata fra i giovani, con il 22% che ha un consumo a rischio”.

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