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Il primo discorso di Carlo III: “Prometto di difendere i principi costituzionali che sono nel cuore della nostra nazione”

(Foto AFP/SIR)

Silvia Guzzetti

È il discorso con il quale re Carlo III si è inserito nel cuore della nazione raccogliendo l’eredità della mamma Elisabetta. E anche il discorso con il quale il nuovo sovrano ha promesso solennemente, come già aveva anticipato nelle scorse settimane, che lascerà i suoi interessi e le sue charities e smetterà di esprimere opinioni personali per mettersi al servizio della nazione.
Il monarca ha parlato alle 18 ora inglese, proprio quando i sudditi si riuniscono attorno alla tavola per la cena, vestito di nero, il viso segnato dal lutto. Con una foto della mamma sorridente in azzurro accanto a lui sulla scrivania.

“Mia mamma è sempre stata un esempio per me e la mia famiglia e le dobbiamo un debito che sentiamo profondamente”, cosi ha cominciato il suo discorso il re, “Ci ha garantito affetto. Ci ha guidato. Ci ha compreso e ci ha dato un buon esempio. La Regina Elisabetta era una vita vissuta bene. Una promessa col destino mantenuta e viene pianta da molti oggi che è scomparsa”.

Re Carlo III ha poi parlato del dolore del lutto che prova, insieme a tanti altri, della gratitudine per i doni della mamma e del senso di servizio che il suo nuovo ruolo comporterà.
“Insieme al dolore personale, che ciascun membro della mia famiglia prova, in questo momento, condividiamo con ciascun suddito dei Paesi nei quali la Regina è stata capo di stato un profondo senso di gratitudine per gli oltre settant’anni nei quali mia mamma, come Regina, ha servito la gente di cosi tante nazioni”, ha detto.
In una nazione, come il Regno Unito, dove la monarchia è la fibra stessa della vita nazionale questa sera re Carlo III ha preso il posto della mamma Elisabetta. Un figlio sofferente per il lutto, un erede al trono, dopo tanti anni di attesa installato nel suo ruolo, il nuovo monarca ha promesso di continuare quel “servizio durato una vita” vissuto dalla madre. “Nel 1947, quando ha compiuto 21 anni, mia mamma si è impegnata, in un discorso al Commonwealth alla radio a Cape Town, per dedicare la sua vita, fosse corta o lunga, al servizio dei suoi sudditi. Quella era più di una promessa. Era un impegno personale profondo che definì la sua intera vita. Ha fatto sacrifici per il dovere. La sua dedizione non si è mai indebolita, attraverso momenti di felicità e di tristezza. Rinnovo oggi, davanti a voi, quell’impegno che mia mamma prese”.

“Anche io, questa sera, vi prometto solennemente, per gli anni che Dio ancora mi concede di vivere, di difendere i principi costituzionali che sono nel cuore della nostra nazione. Dovunque vi troviate, nel Commonwealth o nel Regno Unito e qualunque sia il vostro background mi impegno a servirvi con lealtà, rispetto e amore come ho fatto durante la mia vita”.

Re Carlo III ha riempito il vuoto lasciato dalla mamma sovrana rifacendo le stesse promesse anche per quanto riguarda la dimensione religiosa e spirituale. Allontanandosi dalla polemica che aveva scatenato nel 1994, quando aveva detto di voler essere difensore di tutte le fedi e non soltanto di quella anglicana, il sovrano ha rinnovato l’impegno della mamma per la promozione della “Chiesa d’Inghilterra”.
“Il ruolo e i doveri della monarchia rimangono, attraverso i cambiamenti dei tempi”, ha detto re Carlo III, “cosi come l’impegno e le particolari responsabilità del sovrano nei confronti della Chiesa d’Inghilterra, una Chiesa nella quale la mia stessa fede è cosi profondamente radicata. In quella fede e nei valori che ispira sono stato cresciuto a dare valore a un senso di dovere nei confronti degli altri e a considerare con un rispetto particolare le tradizioni preziose, libertà e responsabilità della nostra unica storia e del nostro sistema parlamentare”.
Infine un omaggio alla famiglia. Alla moglie Camilla sulla quale, ha detto, “ho imparato a contare moltissimo”. Al figlio William, che prende il suo posto diventando principe di Galles, e alla moglie Catherine che lo sostiene nel suo ruolo. A Harry e Meghan che costruiscono la loro vita all’estero. A “mama” e “papa” ai quali deve un grazie speciale.

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