Patrizia Caiffa
“Dio è pace e conduce sempre alla pace, mai alla guerra. Impegniamoci dunque, ancora di più, a promuovere e rafforzare la necessità che i conflitti si risolvano non con le inconcludenti ragioni della forza, con le armi e le minacce, ma con gli unici mezzi benedetti dal cielo e degni dell’uomo: l’incontro, il dialogo, le trattative pazienti, che si portano avanti pensando in particolare ai bambini e alle giovani generazioni. Esse incarnano la speranza che la pace non sia il fragile risultato di affannosi negoziati, ma il frutto di un impegno educativo costante, che promuova i loro sogni di sviluppo e di futuro. Investiamo, vi prego, in questo: non negli armamenti, ma nell’istruzione!” Questo l’appello di Papa Francesco durante il Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali nel corso del suo viaggio in Kazakhstan. Ne abbiamo parlato con Maurizio Simoncelli, vicepresidente di Archivio Disarmo, studioso impegnato da decenni a far conoscere tutti i pericoli delle armi, da quelle leggere al nucleare a tutti i nuovi tipi armamenti. Simoncelli lancia anche l’allarme sulle sperimentazioni in atto per l’uso dell’intelligenza artificiale per produrre dei robot killer, con imponenti finanziamenti in tutto il mondo. La presenza di “armi autonome” potrebbe favorire ulteriori guerre.
Il Papa è uno dei pochi che ancora chiede di investire nel dialogo, nei negoziati, nell’educazione anziché nelle armi. Cosa ne pensa?
Si purtroppo è l’unico che fa discorsi di pace. Al contrario in questi giorni stiamo sentendo canti di vittoria per offensive e controffensive. Purtroppo quando si scatena una guerra non c’è spazio per la razionalità e proposte di pace e dialogo. E’ un appello molto importante perché fatto in una sessione internazionale in cui sono presenti tutte le religioni, per chiedere l’intervento dei credenti su un tema così importante. Che non riguarda solo la guerra in Ucraina perché ci sono decine e decine di situazioni di conflitto e crisi ovunque ma sono dimenticate.
L’appello del Papa mi sembra particolarmente importante perché va oltre la contingenza della vicenda europea.
Anche se la sua voce rimane sostanzialmente inascoltata dai leader politici del mondo?
Ci sono tante situazioni nel mondo per cui di fronte ad un appello del genere ci si aspetterebbe una risposta coerente, non solo dai parte dei leader religiosi ma anche dei leader politici, che come vediamo stanno finanziando sempre di più il riarmo e le intenzioni sono sempre più preoccupanti. Si sta parlando ora di intelligenza artificiale applicata alle armi: i cosiddetti robot killer. Si tratta di decine e decine di miliardi stanziati in tutto il mondo. Già siamo a livello di sperimentazione avanzata. Siamo passati dai droni comandati a distanza ad applicazioni sempre più massicce di intelligenza artificiale. Vere e proprie armi totalmente autonome non ci sono ma si sta lavorando di gran leva per arrivarci. Putin ha detto chiaramente alcuni anni fa che chi controllerà l’intelligenza artificiale controllerà il mondo. Sono armi che possono essere usate non solo in ambito militare ma anche nella repressione interna e nel controllo della dissidenza. Sono elementi estremamente preoccupati. Questo può addirittura facilitare le guerre perché nel momento in cui si possono utilizzare largamente macchine da guerra non rischiando le vite dei propri soldati i governi saranno più motivati. Bene o male tutti i governi, democratici o meno democratici, devono rispondere all’opinione pubblica delle vite dei propri uomini. Anche in Russia ultimamente iniziano ad apparire delle critiche. Usare armi autonome potrebbe agevolare le guerre.
Le parole del Papa sono quindi una voce nel deserto: le lobby delle armi e i governi vanno avanti senza curarsi delle opinioni pubbliche nazionali, non sempre favorevoli alle guerre.
Nel 2019 in Italia è stato fatto un sondaggio rispetto ai robot killer e il 70% della popolazione risultava contraria. La sensibilità della popolazione e della società civile non viene assolutamente considerata e questo è grave. Appare una società italiana interventista mentre in realtà non lo è. Al contrario è molto disponibile alla cooperazione, agli aiuti. In Italia abbiamo una ricchezza di associazionismo e volontariato veramente preziosa ma questo non emerge. Lo vediamo in campagna elettorale: temi come quelli che solleva il Papa sono assolutamente assenti.
Al punto in cui siamo c’è ancora spazio per il negoziato e il dialogo come chiede Papa Francesco?
Papa Francesco si è molto sbilanciato su questo tema, ha parlato di immoralità nella produzione di armamenti, ha detto che la guerra è un’assurdità. Ma come al solito i governanti non ascoltano e si muovono su una linea completamente diversa, come abbiamo visto con la decisione di aumentare al 2% i bilanci della difesa, anziché incrementare quelli della scuola e della sanità.
Una sconfitta per l’universo pacifista?
Mi occupo di questi temi da circa 50 anni e sono abituato a vedere che c’è poca sensibilità su questi temi. Negli anni scorsi in Parlamento avevamo figure sensibili ma negli ultimi tempi abbiamo riscontrato un venir meno di attenzione. Stiamo vivendo, in particolare, un momento di forte regressione nelle relazioni internazionali. Abbiamo vissuto gli anni ’80 della fine della Guerra fredda, un periodo intenso di trattative, accordi, dismissione di arsenali nucleari – da 70.000 testate siamo scesi a un paio di decine di migliaia – e anche negli anni successivi ci sono stati accordi e trattati che via via sono andati decadendo.
Ma già dagli anni ’90 le spese militari sono iniziate ad aumentare di nuovo, poi nel 2022 è precipitato tutto. Se aumentano spese militari e produzione di armamenti prima o poi si arriva ad una situazione esplosiva.
Preoccupazione analoga è l’aumento delle spese militari in Asia e Oceania. Questo ci fa temere che possa succedere qualche accidente grave nel Mar Cinese, a Taiwan, nell’area del Mekong. Di recente Australia, Gran Bretagna e Stati Uniti hanno firmato un accordo per rifornire di sottomarini nucleari l’Australia e Taiwan è stata rifornita di nuove armi. Sono segnali preoccupanti.
C’è una spinta a cercare più le prove di forza che a tentare una mediazione e un dialogo.
Le Nazioni Unite in questi decenni sono state messe sempre di più all’angolo e immobilizzate, eppure rimangono l’unico strumento internazionale che potrebbe controllare questa situazione.
Dietro le guerre, si sa, ci sono spesso interessi economici e geostrategici…
C’è un approccio ad appropriarsi delle risorse petrolifere, alimentari e minerarie del mondo con la logica di possesso, controllo e sfruttamento. L’industria delle armi è uno degli effetti. Siamo di fronte ad una logica di tipo predatoria analoga a quella dei conquistadores. Alcune popolazioni rimangono povere e sfruttate ed altre diventano sempre più ricche. Il conflitto nasce dall’accaparramento delle risorse, dal non volerle condividere e non voler trovare modalità di accordi che possano soddisfare tutte le parti.
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