MARCHE – L’Enoteca regionale di Offida per ribadire le Marche come regione più biologica d’Europa. Soprattutto in campo enologico dove la produzione biologica copro oggi circa 6500 ettari e rappresenta oltre il 43% dei vigneti. Nei hanno parlato nei giorni scorsi i vertici di Coldiretti Marche nel corso della tavola rotonda “Agricoltura biologica e tutela della biodiversità”, organizzato da Coldiretti Ascoli Fermo che ha messo a confronto gli interventi di Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche, Francesco Battistoni, Sottosegretario alle Politiche Agricole, il capo dell’area Ambiente e Territorio di Coldiretti, Stefano Masini, Andrea Montresor, responsabile PSR Coldiretti Marche, Armando Marconi, presidente di Coldiretti Ascoli Fermo e Luigi Massa, sindaco di Offida. Negli ultimi 10 anni i numeri del biologico nelle Marche sono più che raddoppiato. La superficie totale biologica è passata dai 52mila ettari nel 2012 ai 116mila dell’ultimo rapporto Sinab. Ciò significa un 24,7% della sau, quota vicinissima a al 25%, obiettivo Ue per il 2030. Al lavoro ci sono 4000 operatori. La maggior parte di essi, circa il 60%, ha aderito al Distretto biologico unico delle Marche che conta oltre 2.200 adesioni di aziende, 82mila ettari di terreni più altri 16mila in conversione e un fatturato che supera i 100mila euro l’anno. Questo va sulla strada di creare un indotto e una tracciabilità che identifichi al meglio le Marche. “Il biologico sta già dimostrando di essere una risposta alle sfide attuali per una maggiore sostenibilità economica ambientale e sociale – ha dichiarato la presidente Gardoni che, a livello nazionale è anche presidente di Coldiretti Bio, l’associazione che riunisce le imprese biologiche e biodinamiche di Coldiretti –. È necessario però ricentrarlo nella sua dimensione agricola, legarlo saldamente al territorio di produzione ed affrontare un processo di evoluzione nel sistema di certificazione che possa essere sempre di più garante di un modello produttivo attento all’ambiente e alle persone di cui le aziende agricole italiane sono da tempo protagoniste”. Di qui la necessità di una riforma del sistema di certificazione a livello europeo come chiesto a gran voce da Coldiretti. “Le regole di produzione per il biologico, applicate nei diversi paesi da cui importiamo, non sempre rispondono pienamente alla conformità delle regole europee cui devono sottostare i nostri agricoltori” spiegano da Coldiretti che attende inoltre l’introduzione del logo del biologico made in Italy come previsto dalla legge 23 approvata dal parlamento quest’anno, per garantire e valorizzare ulteriormente il biologico delle nostre campagne.