“Quando la coscienza dell’uomo non assume la responsabilità della potenza, ne prendono possesso i demoni”: questa affermazione, tratta da “La fine dell’epoca moderna” di Romano Guardini è stata il filo conduttore della Scuola di politica organizzata dalla rivista Il Regno e dalla Comunità monastica di Camaldoli che si è conclusa ieri.
Tra i temi trattati, si legge in un comunicato, Pierpaolo Portinaro e Alberto Orioli hanno parlato della questione geopolitica. “La guerra che la Russia ha mosso all’Ucraina ha sancito la fine di una stabilità geopolitica. Il mondo occidentale ora è contraddistinto da un’enorme demoralizzazione sociale, che si traduce in un processo d’invecchiamento demografico, in un processo di reazione politica, in un processo di morte del prossimo a livello sociale”. Per quanto riguarda la libertà del cristiano, “c’è un sì detto in origine alla vita – ha detto Sergio Givone commentando La leggenda del grande inquisitore di Dostoevskij –. Solo così ogni punto di morte e di sofferenza trova il suo perdono, la sua accettazione. È pensabile questo? Evidentemente no. E tuttavia sì, a patto di pensare Dio non come colui che alla fine mette tutto a posto, ma come quello che dice sì all’essere”.
Kurt Appel ha affrontato il tema del rischio dell’annullamento della coscienza: “Anche un poco di bene, di fronte al male è infinitamente di più e degno di essere accolto. È la via dell’imitazione di Cristo, che non è giustificare il male, ma prenderlo su di sé. Il bene si fa attraverso la libertà, non c’è alternativa”. Per il teologo Aristide Fumagalli, “dalla responsabilità e libertà personale può scaturire una nuova fonte della libertà e della responsabilità sociale”.

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