“Il Mozambico vide spuntare, in quel giorno, la primavera della pace. Questo ricordo è oggi un’ispirazione, una speranza in un mondo che si è rassegnato alla guerra e che parla un linguaggio di guerra. In Ucraina in modo sempre più grave, preoccupante. In Siria, in Etiopia e altrove. Questo mondo cura le malattie ma non cura la terribile pandemia della guerra”. E’ quanto afferma Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, in una nota diffusa oggi a ricordo della firma 30 anni fa dell’Accordo Generale di Pace che in Mozambico metteva fine a 16 anni di guerra civile, con 1 milione di morti e oltre 4 milioni di profughi. A sottoscriverlo a Roma, dopo un lungo processo negoziale, il 4 ottobre 1992, furono Joaquim Chissano, presidente mozambicano e segretario del FreLiMo, e Afonso Dhlakama, leader della ReNaMo. La firma avvenne nell’antico monastero di Trastevere alla presenza di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità, di Matteo Zuppi, oggi cardinale e presidente della Cei, di Jaime Gonçalves, arcivescovo di Beira, scomparso nel 2016, insieme a Mario Raffaelli, rappresentante del governo italiano. In una sua recente visita a Maputo, il card. Matteo Zuppi, nel ricordare questo evento, disse: “Da allora nacque in noi la convinzione che la pace è sempre possibile ed è nelle mani di ciascuno”. A trent’anni dagli accordi di Roma, oggi la minaccia per questo paese è di un genere molto diverso da quello di 30 anni fa, a causa degli attacchi terroristici di matrice jihadista, che nelle province del Nord hanno già provocato oltre 900mila sfollati. Sant’Egidio – che oggi conta nel Paese migliaia di persone di ogni età – con le sue Scuole della Pace, il programma “Dream” per la cura dei malati di Aids e “Bravo” per la registrazione anagrafica dei minori – si è già attivata da tempo per rispondere alla crescente domanda di aiuto degli sfollati interni nelle regioni di Cabo Delgado, Nampula, Niassa, Zambesia, Sofala, e invita tutti a non dimenticare il Mozambico.

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