SANT’EGIDIO ALLA VIBARATA – Negli anni ’60- ’70 del ‘900 non c’era sposa picena che si rispettasse se non fosse andata a sant’Egidio alla Vibrata in preparazione del matrimonio con madre e zie a fare da super visori. Vi erano all’epoca, secondo le anziane, ben sette “confettifici” inoltre vi era tutta una industria legata oggi si direbbe al “Wedding Planner”. Sebbene oggi risultino famosi i confetti di Sulmona, a cui attingono addirittura i Reali d’Inghilterra in occasione dei loro matrimoni, come di recente hanno fatto Henry e Megan del Sassex, non da meno erano ( e sono) i confetti di Sant’Egidio. Oggi come oggi ne resta uno particolarmente famoso di confettificio, virato però più sugli abiti da sposa che sui confetti. Ma andiamo per gradi: se in campagna l’abito da sposa era artigianale e si chiamavano le sarte specializzate a confezionarlo “in loco”, in paese o in città già nel dopoguerra si cercavano le prime “confezioni” ossia gli abiti già pronti.
Un’altra opzione era recarsi a sant’Egidio dalle sarte specializzate e farsi prendere le misure, poi tornarvi periodicamente per controllare “come buttava” l’abito ( come cadeva ) e per perfezionare le misure. Abbiamo detto che vi era in Abruzzo tutta una tradizione collegata al Matrimonio, è vero: vi si vendevano stoffe di seta e veli giunti dall’America o dall’Inghilterra, in altri luoghi del nostro territorio impossibili da trovare se non nelle grandi città come Milano o Roma.
Soprattutto erano le donne collegate a questa industria: vi erano delle vecchiette specializzate addirittura nel taglio della mandorla con un attrezzino specifico che la tagliava perfettamente a metà. Questi a mezza mandorla erano i confetti più economici, dove si risparmiava sulla mandorla ma si abbondava con lo zucchero. Invece i confetti di lusso dovevano avere la mandorla intera “ di Avola” eccellenza italiana cresciuta sotto il sole della Sicilia, molto aromatizzata, con cui si fanno anche le famose “granite”, latte di mandorla e le paste per realizzare i deliziosi e coloratissimi fruttini siciliani. Questi ultimi confetti, costosi, avevano il vantaggio di avere una glassatura molto sottile e poco zucchero essendo profumatissimi di mandorla, proprio inebrianti. 1, 2, 5 o 7 dispari per simboleggiare l’indissolubilità della coppia e con il significato simbolico di : augurio di salute, fertilità, lunga vita, felicità e ricchezza, le origini dei confetti sono antiche: usati fin dal tempo dei romani per festeggiare lieti eventi, vittorie o successi, in origine erano costituiti da mandorle ricoperte di miele e farina non esistendo lo zucchero prima della scoperta delle Indie occidentali; Forse l’usanza proviene addirittura dall’antico Egitto. Il bianco è da sempre il colore tradizionale dei confetti, simbolo per eccellenza della purezza della sposa.
In Abruzzo in generale c’è una tradizione estesa collegata al matrimonio: gli orafi realizzavano la “presentosa”, il ciondolo regalato dai fidanzati alle future mogli rappresentante una stella con al centro uno o due cuori intrecciati, stesso dicasi per i particolari orecchini “ a navicella” con catenine sospese, di aspetto gitano, sempre regalati dalla suocera alla nuora da indossare il giorno del matrimonio, simbolo di “promessa” indissolubile. Il nostro Sant’Egidio alla Vibrata che fa parte della Diocesi di San benedetto del Tronto quasi come un delizioso capriccio, “serviva” le spose picene di tutto: dall’abito, ai confetti in un magico connubio tra Marche e Abruzzo. Anticamente non si regalavano bomboniere, ma solo i 5 o 7 confetti rigorosamente dispari, avvolti in deliziosi sacchettini di tulle bianco, che spesso profumavano di mandorla ed evocavano subito la festa nuziale a riportarli a casa. Facevano corredo i gioielli delle spose, che se nell’area fermana erano i “coralli”, nell’area abruzzese appunto costituiti dalla “presentosa” e dagli orecchini a navicella detti “Recchine” al femminile ma chiamati nel loro vero nome abruzzese: “ sciacquajje”, indossati contro il “malocchio” fugato per il loro tintinnio. Oggi a Sant’Egidio alla Vibrata come dicevamo all’inizio la tradizione del “Weddingg Planner” è stata un po’ offuscata da quella di Sulmona, ma nei ricordi delle sessantenni-settantenni di oggi restano i ricordi legati strettamente a questa cittadina dell’Abruzzo chiamata “Lu paese de le spose”.
In foto:
due sposi degli anni ’50 ( 1955) posano sul retro del Kursaal a Grottammare, L.R. e F.F.