Padre Mario Ghezzi, a destra, direttore del Centro Pime di Milano, con il giornalista Giorgio Bernardelli (Foto Pime Milano)

In occasione dei 150 anni di Mondo e Missione, Papa Francesco ha concesso un’udienza privata alla redazione della rivista, ai missionari del Pime e ai collaboratori del Centro Pime. L’appuntamento è per domani, giovedì 13 ottobre. “Sarà un importante momento per tutti noi, oltre che una straordinaria occasione per ascoltare Papa Francesco su un tema per noi decisivo: come raccontare oggi la missione in Italia valorizzandone il messaggio e le storie dei suoi protagonisti”, si legge nel sito del Pime, Pontificio istituto missioni estere, di Milano.
Una mostra al Centro Pime documenta un secolo e mezzo della rivista. “Incisioni, cartine, ma anche tante fotografie antiche e recenti e, soprattutto, moltissime copertine documentano l’evoluzione di quella che è ritenuta la più antica rivista missionaria italiana, uscita con continuità sin dalla sua fondazione”, spiega Anna Pozzi, redattrice di Mondo e Missione. “Una rivista che è cambiata e si è rinnovata nel tempo e che non smette di farlo ancora oggi – anche attraverso nuovi strumenti: il sito, i social, le mostre, gli eventi culturali… – per continuare ad aprire finestre sul mondo e lasciar entrare le storie degli altri nelle nostre vite”.
La mostra ripercorre i 150 anni della rivista “con un duplice sguardo. Uno rivolto al passato per non dimenticare la storia su cui si fonda, che è anche la storia del Pime, ma non solo: di tutto il mondo missionario e della Chiesa universale, e anche di tante regioni e popoli della Terra che hanno trovato spazio nelle sue pagine già in tempi in cui viaggi e corrispondenze erano assai più difficili. E uno sguardo rivolto al futuro per continuare a interrogarci sul senso dell’informazione da e sul mondo. E soprattutto sull’importanza della testimonianza. Che continua a fare la differenza”.
“Perché è stato questo, sin dall’inizio, il punto di forza della rivista: il valore testimoniale delle sue pubblicazioni, che – prosegue Anna Pozzi – originariamente erano innanzitutto le lettere e le corrispondenze dei missionari che raccontavano da luoghi remoti e in mezzo a popoli sconosciuti le situazioni più diverse, spesso tragiche e altre curiose, talvolta eroiche e altre di vita comune”.
Raccontare le “imprese” dei missionari “è stato certamente – e soprattutto agli inizi – lo scopo principale della rivista, ma non l’unico. Nelle lettere e nelle testimonianze – e poi via via in articoli, studi, approfondimenti, servizi speciali, dossier e molto altro – è sempre stata grande l’attenzione per i popoli a cui i missionari erano stati inviati. E, in tempi più recenti, è stato evidente lo sforzo di raccontare genuinamente il mondo a partire dagli ultimi, dai senza voce, ma anche da chi spesso opera silenziosamente e infaticabilmente dal basso, per costruire percorsi di resistenza, solidarietà e pacificazione in contesti segnati da crisi o violenza. Voci di periferie, geografiche ed esistenziali, che sempre di più sono anche quelle di Chiese giovani e dinamiche, magari originariamente fondate dal Pime e che oggi esprimono nuove interessanti dinamiche”.

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